3. You will be the death of me

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“Tu sarai la mia morte”
-Owari no seraph

Volevo correre ma non ci riuscivo, era tutto buio intorno a me, non riuscivo a vedere niente. Sapevo che dovevo scappare perché altrimenti sarebbe successo qualcosa di brutto ma non ci riuscivo in nessun modo, era come se fossi incollata con le suole al pavimento. A un certo punto dalle ombre sbucarono degli uomini vestiti tutti di nero, iniziai ad agitarmi sempre di più e a chiedere aiuto con tutto il fiato che avevo. Supplicavo che non mi venisse fatto nulla ma quelle persone continuavano ad avvicinarsi sempre di più. Ero terrorizzata, chiamavo Jace e Sky come una matta ma non rispondeva nessuno, nessuno veniva in mio soccorso. Ero completamente da sola e dovevo scappare in qualche modo per forza con le sole mie forze che avevo a disposizione prima che sarebbe stato troppo tardi.
-NOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOO!!!

Mi svegliai in un mare di sudore, tremante e senza voce

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Mi svegliai in un mare di sudore, tremante e senza voce. Vicino a me c'era Jace tutto impaurito che cercava di tranquillizzarmi dicendomi che era stato solo un brutto sogno e che ora c'era lui con me e che non sarebbe andato da nessuna parte. Ero terrorizzata, avevo ancora il cuore a mille e le immagini erano così vive e nitide nella mia testa da far paura. Non poteva ricominciare di nuovo quel calvario, pensavo fosse finito tutto ormai. Dopo un bel po', abbracciata forte a Jace, mi addormentai sperando di non sognare più.
Il mattino dopo, quando mi vegliai, trovai Jace sveglio che mi teneva ancora abbracciata.
Jace: - Buongiorno. – Mi diede un bacio sulla fronte.
-Buongiorno, da quando sei sveglio?
-Da un po', ma come ti avevo promesso non ti ho lasciata e sono stato qui tutto il tempo.
Sorridendo e abbracciandolo più forte: -Grazie fratè, ti voglio un mondo di bene.
-Anch’io sorè.
Nel bel mezzo del silenzio più assoluto si sentì Joshua (il mio stomaco) brontolare, ci mettemmo a ridere tutti e due e Jace tirandomi uno schiaffo sul sedere mi disse di scendere per fare colazione.
-Aia scemo!- gli tirai uno schiaffo di rimando. -Ora arrivo subito.
Quando scesi di sotto sul tavolo Jace mi aveva fatto trovare già pronto il caffè e stranamente anche le fette biscottate con il burro e la marmellata.
Jace: - Non ti abituare a tutto ciò sappilo, perché sei tu quella che mi deve far trovare la colazione pronta la mattina.- mi fece la linguaccia.
-Cretino.
Facemmo colazione insieme e più volte Jace provò a farmi parlare ma preferivo non pensarci. Dopo un po' finalmente si decise a rispettare la mia decisione e mi disse che se avessi cambiato idea sapevo dove trovarlo.
Quel giorno non andai a mare ma andai in campagna da nonno. Stare insieme a lui mi faceva rilassare e ritornare spensierata come quando ero piccola. Mio nonno è il mio universo e non potrei mai pensare a una vita senza di lui anche perché non potrebbe mai esistere una vita senza lui. Quando arrivai in campagna nonno non c'era, provai a chiamarlo ma niente, così decisi di aspettarlo sotto l’albero dei fichi neri che aveva piantato apposta per me. Al fresco, con la quiete della natura mi addormentai. Quando mi svegliai il sole era già tramontato da un bel po' e dato che di nonno non c’era neanche l’ombra, affamata e in pensiero tornai a casa.
Nonostante avessi dormito tutto il giorno mi sentivo terribilmente stanca e non vedevo l'ora di ritornare a casa. Non so se fosse una mia paranoia, ma avevo un'ansia assurda perché mi sentivo osservata e nonostante mi guardassi spesso attorno non vedevo nessuno. Volevo camminare più veloce ma mi sentivo molto debole e ogni volta che provavo ad aumentare il passo mi sembrava di andare sempre più lenta. Ad un certo punto iniziai a sentire delle voci, qualcuno mi chiamava, ma non riuscivo a capire chi fosse perché avevo la vista annebbiata e riuscivo a vedere solo delle ombre. Ogni passo che facevo mi costava sempre più fatica e a mano a mano che avanzavo le ombre aumentavano, così come il volume delle voci. Non capivo cosa mi stesse succedendo, tantomeno non riuscivo a capire quanto mi mancasse per arrivare a casa.
-Aryaaaaaaa…
-Jace sei tu?
-Aryaaaaa…
Il cuore mi andava sempre più forte e la paura cresceva sempre di più. – Chi sei? Chi siete?
-Arya torna ti prego!
Mi sentivo malissimo, a momenti sarei svenuta, me lo sentivo.
-Dove mi trovo?
-Arya ti prego!
-Sky sei tu?
- Ti supplico.
- Chi siete? Dove siete? Aiu…
Di colpo tutto si fece buio e l'ultima cosa che sentii fu una voce maschile che gridò il mio nome.

Non sapevo da quando tempo fossi accasciata per terra, ma a mano a mano che riprendevo i sensi capivo che non ero completamente a terra, ma c'era qualcuno lì con me che mi teneva la testa. Quando mi ripresi e vidi chi avevo davanti non riuscii a credere ai miei occhi.
-Stai bene? Ti sei fatta male da qualche parte?
-Nono, sto bene, credo. Ma cosa ci fai tu qui?
-Stavo tornando a casa da mare e ti ho trovata svenuta a terra. Sicura di stare bene? Vuoi che ti porti in ospedale?
Provai ad alzarmi ma ero ancora senza forze.
-È meglio che stai un altro po' ferma, non vorrei che riperdessi i sensi.
- Non so come ringraziarti davvero. Comunque sto bene sul serio, sarò svenuta perché non ho mangiato e bevuto tutto il giorno.
- Non ti ho vista a mare oggi.
- Mi dispiace di aver sabotato il tuo ennesimo piano di omicidio. – Gli feci la linguaccia.
Damiano scoppiò a ridere e dopo aver chiacchierato un altro po' mi accompagnò a casa. Quando arrivammo davanti la porta rimase stupito così non capendo il suo stupore gli chiesi il motivo e lui rispose che era buffo di come non ci fossimo mai incontrati dato che lui abitava infondo alla strada.
Quando rientrai a casa dopo aver salutato Damiano trovai Jace sveglio che mi aspettava in cucina.
-Dove sei stata tutto il giorno?
- In campagna.
-Potevi avvisare che saresti rientrata così tardi!
- Mi sono addormentata, scusa.
- Chi era il ragazzo che ti ha accompagnata?
-È un mio amico, l'ho conosciuto a mare.
- Sei stata con lui tutto il giorno?
- Ma sei fuori? Ero andata dal nonno! Da sola!
-Dal nonno?
- Si!
-E perché sei rientrata con lui?
- Mamma mia Jace! Basta! L'ho incontrato per strada e dato che abita qui vicino mi ha accompagnata!
-Bene! Ora anche dagli sconosciuti ti fai accompagnare?
- Non è uno sconosciuto! Non rompere!- Infuriata per il terzo grado fatto da mio fratello presi da mangiare e andai nella mia stanza.
Fu la notte più lunga del secolo, avevo così tanti pensieri per la testa che riuscii ad addormentarmi solo quando fuori c'erano già le prime luci dell'alba.

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