Continuazione capitolo 14

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Ancora aveva molto lavoro da fare per far ritornare tutto come una volta, però ora il loro angolo di paradiso era già migliorato un bel po', finalmente si capiva che quel terreno non era abbandonato ma che c'era qualcuno che se ne prendeva cura come era giusto che fosse. Nonostante fossero passate due settimane da quando aveva iniziato a mettere tutto in ordine, il nonno non si era ancora fatto vivo, ma nonostante ciò Arya non si era affatto buttata giù ma anzi andava tutti i giorni in campagna a lavorare e sistemare la baracca e restava lì tutto il giorno, rientrava a casa solo per andare a dormire e a mano a mano che tutto ritornava come prima quella voragine immensa che aveva nel petto si andava attenuando. Quel pomeriggio, quando finì di fare tutto, andò a prendersi una birra e si mise sotto il suo albero di fichi ad ammirare orgogliosa tutto il lavoro che aveva fatto con il tramonto che faceva da sfondo. Ora solo il tempo e il ritorno del nonno poteva far ritornare splendente e raggiante come una volta il loro angolo personale.

I giorni che seguirono non furono proprio eccezionali. Continuava a ripetere a tutti che evidentemente aveva preso l'influenza stando tutti quei giorni in campagna anche sotto la pioggia fino a tardi e che non c'era da preoccuparsi, ma dentro di sé sapeva che non aveva una semplice influenza, ma non voleva far preoccupare nessuno finché non fosse stato necessario. Era da un pò che si sentiva sempre stanca, aveva costantemente le nausee, aveva delle emicranie da far paura, qualche volta le saliva la febbre, non riusciva a mangiare e bere a causa delle nausee, era dimagrita un bel pò, le dava fastidio la luce, sveniva spesso senza motivo da un momento all'altro e l'udito con la vista avevano ricominciato a farle brutti scherzi come quando si era risvegliata dal coma. Spesso si sentiva chiamare o vedeva delle ombre, ma ovviamente non lo aveva detto a nessuno. Dormiva sempre, a qualsiasi orario e in qualsiasi posto della casa, perché solo quando dormiva riusciva a stare meglio ma vallo a spiegare a tutti. Nonostante con Jace le cose non si fossero aggiustate per niente, da quando aveva iniziato a sentirsi male le era sempre accanto ed era stra preoccupato. Per quanto fosse incazzato non poteva lasciarla a se stessa perché comunque le voleva bene e si sarebbe sempre preso cura di lei.

-Arya devi farti vedere da qualche dottore.

-Sto bene Jace, tranquillo.

-Se stessi bene non staresti chiusa qui al buio, e soprattutto non staresti senza un minimo di musica.- dopo pochi secondi di silenzio - E' passato tanto tempo dall'ultimo controllo che hai fatto in ospedale e non penso che durante la tua lunga vacanza tu sia andata da qualche specialista a farti controllare!

-Jace lascia stare, avrò preso l'influenza!

-Ma perchè devi fare sempre così?!

-Non alzare la voce ti prego, mi esplode la testa.

-Stammi bene a sentire, alla prima volta che ti vedo che svieni o che ti senti leggermente più male di adesso, perchè non credere che non ci siamo accorti che stai più male di quanto dici, ti porto dritta in ospedale senza remissione di peccato!

-Non ce ne sarà bisogno, vedrai.

-Lo spero per te, perchè lo sai che quando dico qualcosa la faccio e sappi che non riuscirà a fermarmi nessuno!

Ne era consapevole che se tutti si preoccupavano così tanto per lei era perché ci tenevano, ma non poteva andare in ospedale. Per quanto le piacessero gli ospedali, non ci andava molto d'accordo magari proprio perchè sapeva come funzionavano, e quindi proprio come faceva per le medicine, ci andava solo se si sentiva morire e non ne poteva fare a meno, e quel momento non era arrivato. Inoltre non poteva andare in ospedale perchè se l'avessero ricoverata più del dovuto chi si sarebbe preso cura della campagna dato che il nonno non era ancora ritornato? Sarebbe guarita nel giro di pochi giorni, ne era convinta. Doveva essere per forza così, non aveva altra scelta, non poteva ammalarsi gravemente proprio ora e soprattutto non sempre quando si stavano per avvicinare le belle giornate.

Con il passare dei giorni purtroppo la salute di Arya non andava migliorando anzi, ora si era aggiunta anche la tosse, la febbre era molto più frequente e alla minima botta che prendeva le uscivano fuori dei lividi da far paura. Una mattina mentre stava andando in bagno le girò forte la testa, stava per aggrapparsi al lavandino aspettando che passasse il capogiro dato che non era la prima volta ma non fece in tempo, di colpo fu inghiottita dall'oscurità e perse conoscenza. Quando si svegliò, come promesso da Jace, si ritrovò in un letto d'ospedale attaccata a mille fili. L'ultima volta che era stata ricoverata in ospedale era stato quando aveva avuto l'incidente, ricordare quei momenti la mandò in panico e iniziò a dimenarsi come una forsennata. Nel giro di due secondi vide arrivare vicino al letto i suoi genitori e i fratelli.

-Tranquilla, va tutto bene, tranquilla.- Era il padre che parlava - Siamo in ospedale, sei rimasta svenuta per 10 minuti e come promesso da tuo fratello dopo che abbiamo sentito la botta in bagno ti abbiamo portata subito qui.

-Te l'avevo detto.

-Se ti fa male un pò la testa è normale, hai preso una bella botta al lavandino e ti è uscito anche un bel bernoccolo. - Era la madre a parlare ora.

Fino a quel momento non si era resa conto del dolore alla testa, sarà per le forti emicranie che aveva continuamente. Quando si toccò dove aveva il bernoccolo fece una smorfia di dolore.

Jace: -Se mi avessi ascoltata subito e fossimo venuti in ospedale quando te l'avevo detto io ora non staresti così e soprattutto non avresti quell'orribile bernoccolo con quel livido accanto!

-Jace, non iniziare per favore.

-Io inizio quando mi pare e piace e lo sai benissimo.

-Siamo in ospedale ora, quindi taci! Ora quando arriveranno i medici vedrai che ti diranno quello che ti ho sempre detto io!

-Vedremo!

Fu dimessa il giorno dopo e nonostante non lo desse a vedere Arya era molto titubante sulla diagnosi dei dottori, non le avevano trovato nulla quindi le dissero che era solo molto stressata e che aveva i sintomi dell'influenza e che doveva stare a riposo finchè non si sarebbe sentita meglio. Jace per tutto il viaggio non fiatò però come lei, dentro quella macchina nessuno era convinto di quella diagnosi, ma senza far trasparire nulla ritornarono tutti a casa.

Prima che si riprendesse quasi del tutto passarono altre due settimane, era al settimo cielo, finalmente sarebbe potuta ritornare in campagna e soprattutto voleva sapere se il nonno si fosse fatto vivo almeno lì dato che in tutta la sua convalescenza non si era fatto vedere mai. Dopo una lunga discussione con i suoi e soprattutto con suo fratello riuscì a uscire promettendo loro di tenere sempre a portata di mano il cellulare e che avrebbe chiamato o mandato un messaggio ogni 30 minuti per far sapere che stava bene. Quando arrivò fu assalita da una delusione tremenda, tutto era rimasto come l'aveva lasciato lei, senza ombra di dubbio non c'era stato nessuno lì, perchè il nonno la stava punendo così? Perchè non si faceva vivo? Per quanto tempo ancora l'avrebbe lasciata da sola a soffrire senza avere sue notizie? Dopo un pò che non si fece vedere nessuno, ritornò a casa più stanca di quanto fosse partita e dopo aver mangiucchiato qualcosa andò dritta a dormire sperando che il giorno dopo sarebbe stato un giorno migliore e che finalmente il nonno avrebbe posto fine a quel supplizio.

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