2. Se non Te

20 4 2
                                    

“Il tempo non ha tempo.
Te lo prendi oppure se ne va.”


Da quando ero tornata a casa non avevo avuto un secondo di pace, la casa brulicava di persone dalla mattina alla sera e non ne potevo già più di essere trattata come una bambina, di essere sorvegliata sempre, di sentirmi dire ogni due per tre come stavo, se sentivo dolore da qualche parte, se ricordavo qualcosa. Non ne potevo più di sentire gente che piangeva e mi compiaceva, non ne potevo più di baci e abbracci e soprattutto non ne potevo più di sentire discussioni e porte che sbattevano. Dopo un mese per fortuna tutto ritornò alla normalità, o quasi. I miei genitori, tanto per cambiare, erano dovuti ripartire e le visite a casa si erano drasticamente ridotte. La riabilitazione procedeva bene e dopo tanto anche la voce era ritornata, anche se dovevo stare molto attenta perché bastava che alzassi leggermente di più il tono (come succedeva spesso a causa dei miei fratelli e di alcune chiamate che ricevevo soprattutto dai parenti) e riandava di nuovo via la maledetta! Anche gli incubi che facevo quando ero in ospedale non erano più così frequenti e anche la vista non mi faceva più così spesso quei brutti scherzi come prima, anche se, devo essere sincera, nonostante tutto mi incutevano sempre una certa ansia e timore. Ogni volta che tornavo in ospedale a fare i controlli l'attesa dei risultati era un travaglio lento e atroce ma per mia fortuna i dottori erano sempre contenti e positivi per i risultati ottenuti e così pian piano dalla sedia a rotelle passai alle stampelle. All'inizio ero strafelice, tuttavia provai subito una leggera nostalgia della sedia a rotelle perché era molto comoda, ma poi, pensandoci, andò subito via. Dopo sei lunghi mesi finalmente mi ero ripresa del tutto, avrei dovuto portare per un altro mese le stampelle come supporto se dovevo fare lunghe passeggiate, altrimenti potevo farne a meno.
Finalmente sarei ritornata alla mia normalità e non avrei più avuto bisogno dei miei fratelli e soprattutto non li avrei avuti con il fiato sul collo, o almeno così speravo.
L

'estate anche se senza di me ormai era iniziata, e anche da un bel po'. Dopo tanto potevo iniziare a godermi la mia stagione preferita anche se per poco, ma come dico sempre: “ meglio poco che niente.”
Una mattina quando Jace e Sky ancora dormivano beati nei loro letti e il mio caro e dolce Morfeo mi aveva abbandonata già da un po', decisi di mettermi il costume, vestirmi e andarmi a fare una bella passeggiata da sola. Quando uscii fuori mi sentii come rinascere, sentire il calore del sole sulla mia pelle era un qualcosa di favoloso. Dio mio se mi era mancato tutto ciò mentre ero rinchiusa nella mia stanza a causa della mia lunga convalescenza a osservare dalla finestra come i giorni passassero per tutti in allegria tranne che per me. Mi misi le mie adorate cuffie nelle orecchie e con l'aiuto delle stampelle, la musica a palla e il cuore che mi esplodeva dalla felicità mi incamminai verso il mare. Dopo varie soste, perché mi stancavo molto più velocemente di quanto mi aspettassi, arrivata a mare davanti a quella spettacolare vista per poco non mi misi a piangere. Vallo a spiegare il mare a chi non c’è nato… Vallo a spiegare che per noi gente di mare il solo guardarlo è già tutto e il solo pensiero che avevo rischiato di non poterlo rivedere mai più mi distruggeva. Mi misi in costume e sdraiatami a pancia in giù con la musica ad alto volume mi addormentai guardando il mare.
“AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAH!”
Mi svegliai di colpo con il cuore in gola dalla paura quando sentii urlare qualcuno vicino a me, ma quando aprii gli occhi mi accorsi che non c'era nessuno intorno a me. Con il cuore che mi andava ancora a mille presi il cellulare per vedere che ora si fosse fatta.
“Cavolo ho dormito due ore di fila! Grazie mille Morfeo tu si che sai quando venire a trovarmi!”
Avevo lo schermo del telefono pieno zeppo di notifiche di Sky e Jace, so che mi avrebbero uccisa nell’attimo esatto in cui avrei messo piede in casa ma le uniche cose che in quel momento pensavo erano che uno avevo un culo della miseria ad avere la carnagione olivastra, perché se fossi stata chiara a quest'ora ero in pronto soccorso per ustioni di decimo grado e due quel giorno era troppo breve per terminare di già e dato che non volevo che finisse così presto e volevo passare del tempo in serenità sola con la mia amica di fiducia cioè la musica decisi di spegnere il telefono. Restai tutto il giorno a mare a crogiolarmi sotto il sole e anche se volevo andarmi a bagnare un po' non lo feci perché avevo troppa paura della mia instabilità per farlo. Quando meno me l'aspettavo arrivò il mio momento della giornata preferito, il tramonto. Mi misi seduta ad ammirarlo aspettando che il sole si perdesse nelle profondità del mare creando un gioco di luci spettacolare mentre pian piano incendiava il mare per lasciar spazio alla sua dolce metà, la sera. Ma proprio mentre stavo aspettando che succedesse ciò sentii una botta forte alla testa tanto potente da stordirmi. Incazzata nera come una iena mi girai per vedere da dove fosse arrivata questa botta e cosa trovai davanti a me? Un dio greco che correva verso di me. Non riesco a capire se tutto ciò sia dovuto alla botta che avevo ricevuto in testa ma a mano mano che si avvicinava mi rendevo sempre più conto di quanto fosse favoloso questo ragazzo. Era alto, muscoloso, abbronzato, capelli scuri e ciliegina sulla torta aveva due occhi chiari spettacolari che sembravano due fari. Ero rimasta letteralmente incantata da questo favoloso manzo. Sembrava una scena di Baywatch , Dio mio quanto era favoloso. Non so se sia ben chiaro il concetto di favoloso, ma era divino. Ho già detto abbastanza volte che era favoloso? Ok la smetto prometto. Ritornando a noi, appena mi fu vicino si scusò subito.
-Stai bene? Dove ti sei fatta male? – Mamma che voce che ha e con più lucidità possibile risposi: - Sto bene grazie, mi hai colpito alla testa ma ti conviene fare più attenzione la prossima volta se non vuoi che ti tiri dietro una delle mie stampelle.
Scoppiò a ridere e nonostante tutto anche la risata era favolosa.
-Ti chiedo ancora scusa non ero per nulla intenzionato a farti del male. Comunque piacere Damiano.
-Buon per te.- e in modo ironico continuo – Ti perdono dalla disperazione solo se smetti di continuare a scusarti, non mi hai mica stirata con la macchina che ti scusi tutte queste volte. Comunque piacere Arya.
-Hahahaha va bene la smetto, mi potresti passare per favore la palla?
A ecco cosa mi aveva colpito, ero rimasta così sconvolta dal suo essere che non avevo neanche badato alla causa del mio “malessere", gliela passai e molto gentilmente si congedò e ritornò correndo dai suoi amici con il pallone sotto il braccio. Dal momento che lo spettacolo migliore era già finito e per colpa di Damiano l'avevo perso raccolsi le mie cose e senza fretta ritornai a casa sapendo già quello che mi aspettava.
La settimana passò andando tutti i giorni a mare e dato che non volevo più far spaventare i miei fratelli avevo preso l’abitudine di lasciare un biglietto sul ripiano della cucina con scritto dove andavo. Quella domenica mattina la giornata era perfetta proprio come piace a me, c'era il sole accompagnato da quel bellissimo venticello che non ti fa morire di caldo. Mi sdraio sull’asciugamano e mettendo le cuffiette inizio a cantarla nella mia mente: “Será tan fácil, para ti/ será tan fácil llegar a mi corazón/ llenarme de ilusión/ Porque tú me miras y yo, siento lo mismo que tú/ cuando te miro siento que me estoy enamorando/ Porque tú me miras y yo, siento lo mismo que tú/ cuando te miro siento que me estoy enamo…”   SPLAAAAAAAAASH
-Ma stiamo scherzando?!- degli spruzzi d'acqua mi fecero saltare in su e chi trovai in acqua che stava riemergendo? Damiano!
- Ma allora sei una maledizione! La scorsa volta la palla, oggi l'acqua addosso, la prossima volta cosa mi devo aspettare?!
Portandosi il ciuffo dietro con tranquillità rispose: - Ma non è possibile! Di nuovo tu? Arya hai detto di chiamarti giusto?
-Si!
- Devi perdonarmi non pensavo di alzare tutta quell’ acqua.
- Devi pensare un po' di più allora la prossima volta.
- Mamma mia come sei acida!
- Grazie, non sei il primo che me lo dice, ma sai com’è, quando trovi determinata gente per forza devi esserlo! E ora se non ti dispiace vorrei tornare ad ascoltare la musica!
- In realtà mi dispiace.
- Che faccia tosta! Comunque problemi tuoi. – Detto ciò faccio per mettermi le cuffiette ma mi sento prendere in braccio e di corsa Damiano mi porta in acqua. Inizio a gridare e tirargli pugni sulla schiena come una forsennata.
-METTIMI SUBITO GIÙÙÙ!!! ORAAA! MA SEI SORDO, NON MI SENTI PER CASO?!
Lui sorridendo: - Guarda che l'ho notato che più volte hai provato ad avvicinarti a l'acqua e che di colpo ritorni subito sul bagnasciuga .
Con un tono molto irritato risposi: - Non è molto semplice entrare in acqua con le stampelle! E dato che non voglio fare brutte figure ci ripenso all'ultimo secondo. Ma poi scusa, perché sto qui a spiegartelo?! Che te ne importa a te?!
-Perché non entri senza?
- Non mi fido ancora molto delle mie gambe. ORA MI LASCI ANDARE DANNAZIONE?!
Lui lo fece, peccato che finii in acqua. Come riemersi mi attaccai subito a lui e ricominciai a tirargli i pugni però sul torace questa volta.
-MA SEI SCEMO?!
Lui divertito dopo un po' mi fermò dai polsi: - Per questo pomeriggio sarò le tue stampelle subacquee.
-Ma neanche per sogno! Io non so cosa ti passi per la testa ma la mia dice di andarmene immediatamente sulla spiaggia.
-Hahahahahah perché?
- Ma come perché? Sei uno sconosciuto per di più molto impertinente e non voglio stare in acqua con te, che ne so che non vuoi affogarmi in acqua?
- Ti prometto che non ho cattive intenzioni. Hahahahaha
Dopo un bel po' di battibecchi Damiano riuscì a convincermi a restare in acqua con lui e nel frattempo ci iniziammo anche a conoscere. Quando mi stancai, Damiano mi riprese in braccio e mi portò sul bagnasciuga e con delicatezza mi poggiò, poi si mise vicino a me sui sassi. Lo guardai con un sopracciglio alzato e lui con nonchalance si sdraiò e chiuse gli occhi.
- Tu non stai bene per davvero.
-Perché?
- Fai anche il finto tondo?
- Ti turba così tanto che sia così vicino a te? La spiaggia è di tutti, quindi chiunque può decidere dove mettersi e io ho scelto di stare qui ora.
- Bah, basta che non ti metti su di me che ti tiro una stampella in testa.- Detto ciò, mi misi le cuffie e mi sdraiai chiudendo gli occhi.
Quando li riaprii Damiano non c'era più, però mi aveva lasciato un messaggio scritto con i sassi 《Attenta》. Sorridendo mi alzai, raccolsi le cose e tornai a casa.
Quando entrai un delizioso profumo di sugo mi invase, andai subito in cucina a prendere un pezzo di pane e mentre davo un bacio a Jace pucciai il pane nel sugo e gustandolo lo mangiai. Quando salii a fare la doccia sotto il getto dell’acqua tiepida riflettei molto sulla giornata che avevo trascorso. Non ho la più pallida idea di cosa passi per la testa a Damiano però nonostante tutto e nonostante l'abbia trattato male gli ero molto riconoscente perché non mi divertivo così tanto da un bel po' e molto probabilmente proprio grazie a lui avevo fatto l'unico bagno di quest'estate.
Come uscii dalla doccia legai i capelli ancora bagnati con la bacchetta e dopo essermi asciugata mi misi in tenuta da notte e scesi in cucina perché ero morta di fame. Quando Jace mi vide sbruffò come al suo solito, non gli andava mai bene come mi vestivo.
-Cosa hai da sbruffare?
- Ma per caso sei allergica ai pigiami normali?
-Fa caldo Jace, non rompere come sempre.
-Invece rompo perché non voglio che qualcuno ti veda mezza nuda!
-Non sono mezza nuda! Ho una vestaglia da notte che usano molte donne per andare a dormire sia d'estate che d'inverno. Io almeno uso anche i pantaloncini sotto.
-Ci mancherebbe che non li usassi!
Prendo un piatto dove mi verso il sugo e sedendomi con le gambe incrociate iniziai a mangiarlo con il pane. Ridendo: - Dai fratè non essere così geloso.
-Non sono geloso!
-Invece si.- Gli feci la linguaccia, poi mi alzai e andando vicino a lui lo abbracciai da dietro mentre cucinava: - Lo sai che non c’è motivo di essere così geloso, tanto faccio scappare subito tutti.
Ridemmo tutti e due e lui in modo affettuoso mi diede uno schiaffo dietro il collo. Tornai al mio posto a mangiare il sugo con il pane e quando fu finalmente pronta la cena ci mettemmo tutti a tavola e mangiammo tra le risate e gli sfottò.
Finita la cena baciai Sky e Jace e andai a dormire perché mi sentivo particolarmente stanca e se mi fossi messa sul divano a vedere la televisione con gli altri sarei crollata sicuramente dopo due nano secondi.

I miss youDove le storie prendono vita. Scoprilo ora