L'Osservatorio...

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Le mie gambe vanno avanti spedite. Metre il mio cervello vaga alla ricerca di un posto dove andare. Adesso ci troviamo in un vicolo, siamo molto lontani da dove ci trovavamo prima. Lo capisco perchè c'è meno gente e anche perchè il panorama in torno a noi è cambiato. Mentre cammino il mio sguardo si posa sulla strada deserta che ci avvolge. Ci sono edifici dappertutto, ma non siamo in centro. Credo che siamo arrivati in periferia. Mi fermo un'attimo per prendere fiato. Le gambe iniziano a farmi male! Ho camminato per più di 5 chilometri e inizio a sentire la fatica. Credo che qui siamo abbastanza al sicuro, non ci ascolterà nessuno. Mi avvicino a una panchina e mi siedo. Siamo seduti vicini ora. Le nostre dita sono ancora incrociate e lui non sembra intento a lasciarmi la mano. E nemmeno io voglio lasciare la sua. Ci guardiamo intorno per qualche secondo.
Come glielo spiego? E se poi mi crede pazza? Non so come fare. Venendo qui ero sicura che non avrei avuto difficoltà, ma adesso non ne sono così certa. In fin dei conti, non lo conosco così bene, e non so neanche che reazione potrebbe avere quando glielo racconterò. Però ho bisogno di una mano per capire che mi succede e lui è l'unico che me la può dare. Mi schiarisco la voce e comincio a parlare:" te lo dico fin da subito, non sarà facile capire...a dire il vero neanch'io ne ho capito molto... Ti chiedo solo di fidarti di me...qualsiasi cosa io dica tu fidati di me, ok?" Lui mi guarda, è la prima volta da quando siamo arrivati, un brivido mi percorre la schiena. Mi è successo anche prima al telefono, quando ho sentito la sua voce, quella voce calda e armoniosa, che solo lui ha. " Kess...mi stai facendo preoccupare...che succede?" È il momento di dirglielo. Mi giro verso di lui, così da poterlo guardare negli occhi. Gli stringo forte la mano e inizio a raccontargli tutto per filo e per segno ciò che mi è successo oggi e gli chiedo "...sono pazza secondo te? Ho qualcosa che non va? Ti prego dimmelo...non posso continuare così!" Mi sono trattenuta le lacrime dentro fino alla fine, ma adesso non c'è nessuno a fermarmi e inizio a piangere. Le miei guance sono rigate dalle lacrime e dal trucco colato. Lui mi prende da sotto il mento, con indice e pollice, e con l'altra mano mi accarezza i capelli e se li attorciglia alle dita. Io alzo lo sguardo per guardarlo negli occhi. Il suo viso è perplesso e pensieroso. Non sono abituata a vederlo così... Lui piano piano mi togli la mano dal mento e mi avvicina alla sua spalla. È morbida, ma allo stesso tempo muscolosa e possente. Appoggio il mio viso sulla sua maglietta. Rimaniamo così per un po'. Nessuno dei due dice niente, ma a me basta averlo qui con me. La sua maglietta profuma di sudore e di bucato...insomma l'odore di Pegas. La sua mano mi sta ancora accarezzando i capelli mentre l'altra è stretta intorno alla mia. Ormai i segni del mio pianto sono scomparsi quasi del tutto dal mio viso, ma nel mio cuore sto ancora soffrendo, lo sento. Pegas ha smesso di toccarmi i capelli. "Forse so dove potremmo cercare delle risposte!" È la prima volta che parla da quando gli ho spiegato tutto e questa cosa mi fa rilassare ancora di più. Non vorrei spostarmi dalla sua spalla ma devo se voglio riuscire a parlare. Allora piano piano mi allontano, ma non ho intenzione di lasciargli la mano. Lo guardo negli occhi nei quali potrei perdermi. Così blu...così profondi...così pieni di lui. " Dove?" Io è tutto il giorno che cerco di scervellarmi per vedere dove potrei trovare degli indizi e lui invece c'è arrivato in così poco tempo. "All'osservatorio astronimico" lo ha detto come se fosse una cosa ovvia ma, per me non lo è per niente. Perchè dovremmo andare all'osservatorio? Lo guardo perplessa... " dai non è difficile arrivarci..." Lo guardo imbronciata, ma è impossibile non sorride a lui. " ...ti spiego...tu hai detto che quel ragazzo con gli occhi simili hai tuoi aveva con se un foglio...con sopra delle costellazioni cerchiate...e stranamente una delle costellazioni coincideva con il disegno nel suo occhio. Quindi..." Io ci penso un'attimo. Ha ragione, combacia tutto. "Quindi se il disegno nei sui occhi era una costellazione, lo sarà anche quello nei miei. Però dobbiamo scoprire che costellazione è...ed è per questo che andiamo all'osservatorio" ha una logica. " che genio, non ci sarei mai arrivata da sola...grazie" mi allungo verso di lui e lo abbraccio. Quanto vorrei rimanere così per sempre, ma non posso. Mi stacco, gli prendo la mano e comincio a correre...
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Ormai siamo quasi arrivati. Le nostre mani sono ancora incrociate e al momento è l'unica cosa che mi dà ancora la forza di correre. Le gambe e la milza iniziano a protestare facendomi sempre più male. Mi fermerei se non fosse che è lui che mi sta portando in pratica e non posso fermarmi proprio ora e darla vita alle mie gambe. Ci manca solo un'isolato, ma a me pare che non finisca più. Con il fiatone mi fermo e automaticamente si ferma anche lui. Si avvicina ." non ce la faccio più a correre...ti prego fermiamoci" gli dico tutto d'un fiato. Lui si avvicina ancor di più e mi guarda con uno sguardo, strano, sembra come se volesse chiedermi il permesso...ma per cosa? Mi mette un braccio attorno alla vita e uno sotto le ginocchia e mi porta il mio braccio attorno al suo collo. Poi mi solleva e inizia a correre. Era per questo che doveva chiedermi il permesso. Mi scappa una risata e lui mi guarda storto non capendo. Allora la camuffo in un colpo di tosse e ora è lui quello che si mette a ridere. Ora della fine arriviamo all'osservatorio stanchi morti, ma ridendo. All'ingresso mi mette giù e inizia a guardarsi intorno. L'edificio è maestoso, ma abbastanza piccolo. Al posto del tetto c'è una cupola di vetro...credo sia l'osservatorio. Invece il resto è tutto bianco. Poi lo sguardo mi cade su Pegas che sembra stia cercando qualcosa. Non capisco finchè non lo vedo intento a leggere un cartello attaccato alla porta. Mi avvicino a lui e lui si scosta un po' per farmi leggere." Chiuso per ferie...riapriamo lunedì" oddio " quindi è chiuso...che facc.." Non ho neanche il tempo di finire la frase che lui è già partito verso il retro dell'edificio. Lo seguo furtivamente. Non vorrei mai che qualcuno ci vedesse. Poi lo vedo tastare il muro. Ma cosa sta cercando? Mi avvicino piano a lui. " ma cosa stai facendo?" Lui continuando a toccare il muro e mi fa segno di stare zitta. Nessuno mi aveva zittita prima d'ora. Scusa non è mica colpa mia se sembra un pazzo. Gli mollo un calcio destro sul piede, senza fargli male, ma abbastanza da catturare la sua attenzione. " Perchè?" Mi domanda lui. Non capisco se sia arrabbiato o sorpreso. Ma questo non cambia. Perchè non mi risponde? " scusa, non volevo farti male, ma tu non mi vuoi rispondere. Perché stai tastando il muro come un pazzo?"mi sono pentita di averglelo detto. Perché lui prima non mi ha ritenuto pazza, quando aveva tutto il diritto per farlo. Quindi io ora non devo ritenere lui pazzo. Metto una mano sulla sua " scusa, non intendevo quello...mi fido di te!" Lui mi guarda per la prima volta da quando siamo qui. Poi mi fa un sorriso e mi rifà il segno di stare zitta. Lo ascolto e inizio a tastare il muro come lui. Poi giro lo sguardo per vedere se ha trovato ciò che cercava, ma di lui non c'è traccia. Faccio un giro per tutto l'osservatorio per 3 volte. Ma non c'è da nessuna parte. Mi inizia a salire l'ansia. Mi accosto al muro, dove l'ho visto l'ultima volta per calmarmi. Ad un certo punto dietro di me non c'è più il muro, c'è il vuoto. Sto per cadere all'indietro, ma una mano mi prende. È una mano forte e potente, morbida. Apro gli occhi e lo vedo...

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