La scomparsa

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Ci siamo. Io e Anna siamo in cortile con le nostre due solite pizzette bianche in mano. C'è tanta confusione: ragazzi che si salutano e alcune ragazze che con i cellulari all'ultima moda si fanno le foto; urla, grida, baci e abbracci...a malapena sento i miei pensieri.

-Vale dobbiamo unirci a quei ragazzi laggiù- dice Anna indicandomi un gruppo di ragazzi trai 16-17 anni.

-Sei sicura Anna?- le dico un po' incerta -Non credi dovremmo frequentare ragazzi più adatti a noi?- Cerco di ragionare anch'io su ciò che ho detto. Quei ragazzi sono troppo grandi per noi. Non ci darebbero conto se andassimo lì, faremmo solo una brutta figura e non sarebbe il massimo...soprattutto il primo giorno di scuola, ma come faccio a dirlo ad Anna? Cerco di tirare fuori tutto il coraggio che ho quando sento:

-Troppo grandi? Naah! Non avrai paura vero?-

Sento qualcosa dentro di me in quel momento. Sento come qualcuno che mi strizza la pancia, si è la paura. Ma non posso ammetterlo proprio ora che sono in primo liceo.

-Paura?...Io? Ma proprio! Voglio dire in primo liceo non si ha paura di queste stupidaggini...giusto?-

Anna sorride e mi fa cenno di si con la testa. Si avvia verso quel gruppetto con aria molto convinta e sicura. Si accorge che non le sto dietro come lei vorrebbe e mi fa segno con la testa di seguirla.

-OK- le dico sovrappensiero...stavamo per andare da quei ragazzi, da quei ragazzi alti un metro ed ottanta, possenti come una montagna. Dovevo seguirla, Anna diceva che era la cosa giusta per renderci popolari...sono sempre stata convinta al 100% su quello che diceva Anna sin dalla prima media perché lei è quella che mi è stata sempre accanto e quella che mi ha dato i consigli per arrivare fin qui; eppure stranamente non ci riuscivo. Non riuscivo a muovere i piedi verso quella direzione, erano come incollati. Cominciai a sudare proprio come il Tacchino di Natale di nonna Giusy nel forno. Si, lo ammetto ancora, avevo paura. Non c'era neanche una piccola particella del mio corpo che mi spinge ad andare verso quella direzione. Cominciavo a credere che non fosse più la cosa giusta. Anna è ancora lì, in mezzo al cortile, ad aspettarmi...il mio primo pensiero è stato quello di seguirla, ma adesso proprio non ce la facevo. E' più forte di me. Così decisi di creare una scappatoia...

-Anna! Aspetta!-

Gridai vedendo che si stava avviando da sola verso quegli "enormi" adolescenti; le feci segno con la mano di tornare. Non convinta tornò da me e mi chiese cosa non andava

-stavo pensando- dissi con aria pensierosa-prima di essere popolari in tutta la scuola dovremmo conoscere i ragazzi della nostra classe...- Mi guardò con uno sguardo minaccioso come per dire: "Vieni adesso o ti stacco le gambe a morsi!" Pensando ciò rimasi scioccata dalla possibile, ma poco probabile reazione di Anna e aspettai una risposta -OK...-disse lei turbata. E' fatta. Improvvisamente mi passarono tutte quelle strizza alla pancia, smisi di sudare e finalmente mi calmai. Il problema adesso era: per quanto tempo potevo continuare a scappare da questa situazione? Dovevo affrontare Anna prima o poi e avrei dovuto dirle quello che pensavo...dopotutto era sempre la mia migliore amica. Non pensai più di tanto a questa situazione...piuttosto mi chiesi come comportarmi con i miei nuovi compagni di classe. Ero sempre un po' nervosa, ma di gran lunga meno di come lo ero prima. Tirai Anna da un braccio che continuava a guardare con sguardo sognante i ragazzi, o per me le montagne, dall'altro lato del cortile. Arrivammo di fronte a quattro ragazze che in classe erano sedute nei due banchi davanti a noi. Le salutai calorosamente e loro risposero con altrettanta gentilezza, ma lo stesso non fece Anna che si comportò da dura per tutta la durata della conversazione. Le ragazze si chiamavano Serena, Giovanna, Michela e Giulia e mi sono sembrate subito molto simpatiche e dolci. Alla nostra conversazione, poco dopo, si unirono anche tre ragazzi: Nicola, Davide e Alessandro. Feci subito amicizia con tutti e sette, mentre Anna continuava a guardare con sguardo fantasioso il famoso gruppetto di prima, riunitosi dall'altra parte del cortile. La invitai più volte a presentarsi, ma niente fu fredda e rigida come prima, diversamente dal solito. Io, invece, la "timidella" delle medie, legai subito con tutta la nostra classe...forse è proprio vero che il liceo ti cambia ma...anche dopo tre ore? Mi suonava un po' strano e non ci pensai più di tanto. Sentimmo suonare la campanella dopo trenta minuti di parole e risate tra le battute di Nicola, le foto con il telefono di Serena e le divertentissime imitazioni di Davide. Tornammo in classe che ci scappava ancora qualche risatina ma niente di che, eppure pensavo alla mezzora più bella di questa giornata anche se...le tre ore precedenti erano state di italiano quindi niente di speciale...eppure trovavo alle medie le materie classiche molto interessanti. Forse è proprio vero che la scuola superiore cambia però continuo a pensare che sia strano dopo poco tempo...mi sedetti nel mio banco continuando a ridacchiare con i ragazzi...sono contenta della scelta che ho fatto rinunciando a incontrare le "montagne". Questi ragazzi erano davvero simpatici; bisogna ammetterlo...poco dopo entrò un insegnante, miss. Drippiducci, che insegnava matematica; fece l'appello: -Albertendo Davide? Barbafrosta Elena? Bimbisacci Nicola?- Ognuno di loro rispose con un caloroso -presente!- non vedevo l'ora che arrivasse il mio turno per fare lo stesso... la professoressa continuò -...Frandorucci Anna?...Frandorucci?- ci fu un silenzio tombale...tutti si guardarono tra loro non sapendo chi fosse. Poi pensai: "Anna non ha detto una parola tutto il tempo mentre era con noi nel break...non è mai stata così...è sempre stata allegra e amichevole...può essere che l'abbiano portata via? Ora che ci penso non è neanche entrata con noi in classe...che fine ha fatto? Miss Drippiducci chiamò la bidella dicendole di ispezionare il bar, i bagni e i corridoi alla ricerca di questa ragazza che dopo la pausa non era tornata in classe. -Probabilmente si è persa - tentò di tranquillizzarci la prof. -La nostra scuola è grande ed è praticamente normale perdersi...soprattutto il primo giorno del primo anno. - Avevamo capito tutti, sfortunatamente, che l'insegnante più che noi tranquillizzava se stessa. Cominciammo di nuovo tutti a guardarci. Solo io conoscevo Anna veramente e che si fosse persa era fuori discussione. Aveva un ottimo senso dell'orientamento: nella gita di seconda media, con tutta la guida, ci eravamo persi su un colle e nessuno si ricordava la strada tranne lei che l'aveva memorizzata perfettamente. La cosa non mi piaceva affatto, mi faceva pensare sempre di più che doveva essere successo qualcosa, qualcosa di brutto alla mia amica. Tornò la bidella dicendo che in quest'ala della scuola di Anna non c'era traccia. Ricominciai a sentire quelle strette allo stomaco...era tornata la paura...si, proprio così, Anna era scomparsa.

Mi chiamo Valentina...Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora