L'altra faccia della medaglia

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E' passata poco più di una settimana da quando Matteo è andato via. Non nascondo che sono ancora molto turbata dalla sua partenza..-Valentina insomma! Quel pallone ti è caduto a 10 cm di distanza! Vedi di svegliarti!- urla il mister. Mi sto allenando, ma non riesco. Non riesco a dare il meglio di me. Matteo ha lasciato una parte di se anche nei miei ricordi della pallavolo. E' venuto alle partite, ha fatto il tifo per me, non riesco, non riesco a dimenticarmi tutto. -Mi scusi Mister...- dico con un fil di voce. Mi tira un altro pallone, ma non riesco a prenderlo, anche questo cade per terra ed io striscio a terra per l'invano tentativo di prenderlo. -Va bene Valentina, tu per oggi hai finito.Vai negli spogliatoi e vedi di tornare te stessa.- Mi alzo in piedi -Si mister, grazie- Corro verso gli spogliatoi mentre le lacrime iniziano a rigarmi le guance. Mi siedo sulla panca ed inizio a piangere. Parte un pianto disperato, di quelli che i recente, mi capitava di fare spesso, ma mai in un luogo pubblico; sempre nella mia stanza, dopo essermi assicurata che sia mamma che papà e soprattutto i gemelllini fossero usciti. "Non riesco, non riesco" continuo a dirmi in testa "Non posso andare avanti così! Devo trovare la forza d'agire, di fare qualcosa..si...ma dove?!" -DOVE!- grido improvvisamente interrompendo quel pianto disperato per poi riprenderlo in un altro più soffocato, ma forte uguale. Mi accascio sul pavimento, mi rannicchio e mi prendo le gambe con le braccia. "Perchè deve essere così difficile? Riprenditi Valentina. Tu non sei così. Matteo non vorrebbe vederti così. Adesso basta. Calmati." Continuo a ripetermi queste parole di conforto, e dopo 10 minuti riesco a calmarmi, mi alzo, mi lavo la faccia e mi guardo allo specchio. Vedo una faccia distrutta, disperata e triste. Faccio un sorriso finto, di quelli che fai quando sei allo specchio, che servono per farti sentire meglio. Mi cambio, mi infilo la tuta e chiamo Anna al telefono, è la mia migliore amica, saprà come aiutarmi: -Pronto? Anna?-
-Vale ciao! Hai una voce strana...è successo qualcosa?-
-È una lunga storia...possiamo vederci?-
-Certamente! Tra 10 minuti da Roldo-
-Perfetto Anna. A dopo-
Mi incammino verso Roldo, un panificio della nostra città. Mentre cammino cerco di calmarmi, non voglio che sembri che io sia disperata per la partenza di Matteo. Arrivata vedo una ragazza con una sigaretta in mano. Assomiglia tanto ad Anna, ma non è lei, lei non fuma. -Vale!-
Mi sento chiamare, vedo quella ragazza con la sigaretta muovere il braccio verso di me, mi giro, ma dietro di me non c'è nessuno..era lei, è Anna. Rimango incredula per qualche secondo, poi mi avvicino.
-che stai facendo?- le dico con tono di rimprovero
-Ah si, hai ragione. Scusami, si offre.- mi porge una sigaretta -qual'è il problema?-
-Lascia stare il mio problema. Da quanto tempo fumi?-
-Tre mesetti, su per giù..lo so, è poco, ma recupererò- sono sconvolta. Non c'è niente di male nel fumare, per carità, ma la mia migliore amica..senza dirmi nulla; avrà sicuramente una motivazione...
-E come mai?-
-Lo fanno tutti ed ho pensato di farlo anch'io...mi rende più popolare!-
-Ti sei messa a fumare solo perché ti rende popolare?-
-Precisamente.- continuava a tenere quella sigaretta spenta rivolta verso di me, speranzosa che la accettassi
-Ciao Anna.- mi alzai ed andai via con le lacrime, ma stavolta non di tristezza, di delusione. -Qual'è il problema? Sei troppo piccola? Immagino allora..il motivo per cui mi hai chiamata qui sarà perché non trovi il vestitino della Barbie!- mi girai, presa dall'ira e la guardai dritta negli occhi -volevo parlarti della mia tristezza. Di come da un mese a questa parte io non riesca ad andare avanti per i troppi pensieri. Della partenza di Matteo, che mi ha distrutta, volevo sfogarmi con te, appoggiare la mia testa sulla tua spalla per poter piangere volevo essere amica con te, come una volta. Accetto il fatto che tu fumi, ma che mi insulti anche...no, questo no. Tu non eri così, eri una brava ragazza, acqua e sapone che vedeva la vita in un altro modo. Sei cambiata, le persone che frequenti ti hanno cambiata. Mi duole dirlo, ma in peggio. Ed io non mi sfogo con quelli peggiori di me.- Anna non risponde. Si limita a guardarmi. A vedere quella ragazza timida, che con le lacrime ha avuto il suo sfogo...non riesco a stare ancora qui, corro verso casa. Apro la porta, mamma e i gemellini mi accolgono, ma non posso perdere tempo con loro. -si saluta.- dice mamma fermandomi poco prima di salire le scale
-ti prego mamma, lasciami andare in camera-
-saluta, ho detto-
In quel momento ricominciano a scendere le lacrime, probabilmente un pianto nervoso -FAMMI ANDARE IN CAMERA, PER CORTESIA!- la sposto e corro in camera mia. Chiudo la porta a chiave e mi butto sul letto. Inizio a singhiozzare, le lacrime scendono e non riesco a fermarmi o fermarle. Guardo sul muro la foto che avevo incorniciata con Anna; mi tolgo una scarpa e la tiro contro la cornice che cade a terra e il vetro si frantuma. Ecco, la nostra amicizia adesso era in quel modo. Finita. Io ero come quel vetro, in mille pezzi. E mi resi conto che sei davvero triste quando cominci a paragonarti agli oggetti, mi resi conto di quanto è triste quando nessuno è con te a dirti 'puoi farlo' e, stavolta, non ne hai le forze nemmeno tu.

Mi chiamo Valentina...Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora