PROLOGO
"A cosa serve essere belli, se poi si invecchia e muore?", si ripeteva ogni sera prima di salire sul piccolo palco la Principessa Dakota Lynn. Eppure eccola lì, ogni volta a imbellettarsi nel suo angusto camerino pieno di fiori.
Lei amava i fiori, forse perché anche lei lo era. Era un fiore raro, uno di quelli che nasce ogni mille anni, solo a condizione che in una notte di luna piena si compia la magia del vero amore. Come tale non era sicura della sua provenienza, ma era certa di alcune cose che sapeva la caratterizzavano e la determinavano come Dakota Lynn. Ebbene era un'orfana, una cantante e la donna più bella del New Orleans, seppur nera ed essendo gli anni '20 in America, quest'ultimo dettaglio era piuttosto importante. Sapeva anche cosa non era e di certo, mio caro lettore, non era una principessa, anche se nella sua mente ogni tanto fantasticava sulle sue origini e pensava che forse poteva essere veramente collegata a qualche famiglia reale, ma io lo so per certo che le sue origini non erano affatto di sangue blu. Nonostante questo fatto fosse noto a tutti, nessuno guardandola negli occhi mentre cantava osava toglierle quel nome.. era la principessa di ogni cuore presente nel locale di volta in volta più affollato. Da tempo ormai manifesti con il suo viso circolavano per tutta la città e tutti conoscevano la "Principessa Dakota, che riscalda le anime e da sollievo ai cuori". Come spesso accade a chi da tanto conforto, nessuno si occupava veramente di lei. Nessuno riscaldava la sua anima. Nessuno dava conforto al suo cuore. E lei non cercava nessuno. Conosceva i cuori delle persone e sapeva che non si poteva fidare, era sola e per il momento andava bene così. Infondo la sua esistenza non era così male. Aveva un lavoro che le piaceva e che le portava abbastanza soldi per potersi pagare il suo appartamentino non troppo lontano dal locale. Inoltre riusciva a farsi bastare lo stipendiuccio anche per fare qualche regalino ai bambini dell'orfanotrofio dove lei era cresciuta. Era una ragazza gentile anche se nessuno le aveva mai dato motivo di esserlo.Finn Hogan era uno spiantato, sempre alla ricerca di soldi e alcool. Era un bel giovanotto furbo,che applicava tutto il suo ingegno per poter derubare il prossimo. Divenne orfano di madre in tenera età e suo padre lo abbandonò poco dopo scappando con una prostituta.
Così nella sua adolescenza imparò subito alcune regole: mai tornare nello stesso locale dove non si è pagato il conto, mai prestare soldi, si può condividere del buon vino solo con dei buoni amici, tenersi lontano dalle prostitute.
Aveva dei buoni amici, ma non erano buone persone. Non avevano mai commesso grandi crimini, giusto piccoli imbrogli per potersi spostare in lungo e in largo per tutto il centro America. Infatti non volevano essere ricchi, preferivano essere felici e avere tutte le comodità senza dover pagare e senza dover lavorare. Purtroppo il resto del mondo sembrava volerli ostacolare nel loro semplice piano.
La sua piccola esistenza era monotona nella sua sete di avventura. Non trovava mai riposo, non rimaneva mai abbastanza a lungo in un luogo per imparare la via del suo temporaneo alloggio, non seduceva mai una ragazza per motivi più nobili di una "notte di follia" e non rimaneva mai nel loro letto (a volte era un pagliaio, altre un ripostiglio) abbastanza a lungo da veder sorgere il sole insieme e non raramente capitava che le sue vittime erano donne benestanti e che perciò le corteggiasse per i loro soldi e i loro gioielli.
Non era di certo la persona più adatta per la nostra Principessa. Ma una sera, mentre era in fuga da alcune vittime appena imbrogliate in un gioco di carte, si rifugiò nel piccolo locale, certo che per come era affollato gli inseguitori non sarebbero riusciti ad individuarlo. Sarebbe dovuto entrare, aspettare che le povere vittime lo seguissero li dentro e poi sarebbe sgattaiolato via senza che nessuno se ne accorgesse. La mattina dopo avrebbe preso il primo treno disponibile per una qualsiasi città insieme ai suoi compagni.
Un piano perfetto.
Ma non aveva messo in conto la piccola e indifesa Dakota.
Proprio mentre lui si disperdeva tra la folla iniziò a cantare. Finalmente la vita aveva raggiunto uno scopo. Ora sapeva che aveva vissuto fino a quel momento per poter sentire quella voce e per poter guardare quegli occhi.
Finì una canzone, poi un'altra e un'altra ancora, fino a quando dopo un'ora abbondante lei smise di cantare. Fortunatamente per lui i suoi inseguitori non lo trovarono. Infatti poco dopo essere entrati nel locale si stancarono di cercarlo e tornarono a casa amareggiati, senza però spiegare alle proprie mogli il motivo del loro malumore.
Per la prima volta pensava a qualcosa di diverso dalla fuga, i soldi e il vino.
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Una dolce Morte
Fantasy"Vivere" è una parola molto grande. Implica azioni e sentimenti. Vivere per sempre è una gran fatica, ma esistere per sempre non lo è. Il problema sorge quando si capisce di essere in una notte senza fine e di voler vedere l'alba. In questa storia l...