Cap 2- Il risveglio

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Mi trovavo nello stesso punto dove mi ero addormentata, ma il luogo sembrava diverso in qualche modo, eppure anche con uno sguardo più attento non riuscivo a trovare differenze. Mi guardai attorno e non c'era Ranahsh, ma la "me" protagonista del sogno non sembrava interessata a lui. Mi alzai e corsi verso la roccia che avevo visto fin troppo spesso nelle ultime settimane e scrutai davanti a me come se mi aspettassi che potesse comparire qualcuno. Sentii dei passi, molto probabilmente di un uomo,   ma non ero in allerta, sentivo che chiunque stesse arrivando lo conoscevo e mi fidavo. Senza sapere perché iniziai a sorridere. Sembravo contenta dell'arrivo dello sconosciuto.

Mi svegliai confusa forse dallo strano sogno o forse perché  l'ultima volta che mi ero concessa anche solo un breve pisolino, era stato prima ancora che incontrassi George e Mike, perciò in quel momento ero un po' scombussolata, ma credo che una volta ogni 100 anni sia salutare dormire.
Ranahsh aveva gli occhi chiusi, forse anche lui riposava, ma non ne ero sicura, non facevo caso alle sue abitudini.
Mi alzai e ripercorsi la strada del sogno, mi trovai nuovamente davanti la pietra.
Perlustrai tutto intorno per trovare qualcosa che potesse illuminarmi, che potesse aiutarmi a capire il mio turbamento. Ma dopo aver cercato e cercato ancora, non trovai nulla, così iniziai a pensare che ero solo stata suggestionata da quel luogo e con questo motivo spiegai il sogno.
Tornai indietro, Ranahsh era sveglio, accovacciato su una pietra piatta mentre giocava con un bastoncino.
Mi chiese "Dove sei stata? Pensavo te ne fossi andata." Aveva l'aria di un bambino afflitto, un po' dal senso di colpa per non essersi fidato e un po' per la paura residua di aver creduto di essere stato abbandonato.
"Perché credevi che l'avessi fatto? Non ne avrei avuto motivo." Dissi alzando le spalle
"Non lo so, sei confusa.. Sono confuso." Ammise guardando a terra.
Cambiai discorso, era così tenero, ma temevo che se avessimo approfondito la conversazione, sarebbe stato in imbarazzo e avrebbe potuto dire cose che forse non pensava.
"Hai fame? Posso preparare qualcosa se vuoi." Dissi come se non avesse mai aperto bocca, anche se non ero sicura di che cosa si nutrisse.
"Sì grazie, forse è solo la fame." Rispose riconoscente.
"O forse no. Suppongo che lo scopriremmo presto." Conclusi con un'alzata di spalle mentre già cercavo qualcosa da mettere sotto i denti nella foresta.

Mi allontanai che mangiava ancora. Era quasi notte, ma non faceva freddo. Quel luogo sembrava essere incantato. La primavera era arrivata tanto tempo prima e non era più andata via. Così decisi di andare al fiume. Mi piaceva sentire la corrente fredda venirmi incontro, travolgermi. A volte staccavo i piedi dal fondo chiudendo gli occhi e lasciavo che l'acqua mi trasportasse. Più di una volta riaprendoli mi accorgevo di essermi allontanata di tanti chilometri. Ma quella volta rimasi ancorata al terreno. Non avevo voglia di essere trascinata chissà dove, volevo rimare in quel luogo. Avevo bisogno di scoprire tutto ciò che poteva offrirmi e sospettavo che avrebbe superato di molto le mie aspettative.
Tornai al punto dove ci eravamo fermati e trovai Ranahsh che guardava le stelle. Si era spostato. Non era più sotto gli alberi che soffocavano ogni visuale. Era una notte serena e il cielo era cosparso da migliaia di puntini luminosi. Che spettacolo incantevole.
Non avevo voglia di parlare. Non volevo sentire o porre domande ovvie come 'ti piacciono le stelle? Conosci le costellazioni?'. Non avevo bisogno di parole in quel momento, avevo bisogno del silenzio.

Sorridendo mi nascosi dietro la pietra. "Morte? Morte ci sei?" chiese la voce di un uomo, probabilmente apparteneva al misterioso sconosciuto  dei passi del sogno precedente. Rimasi in silenzio. Non volevo rivelarmi, ma volevo essere trovata. Avevo voglia di giocare un po'. Era una sensazione così strana, ma vagamente familiare quella che provavo. Iniziai a pensare come farmi scoprire. Mi mossi un po', ma lui non sentì il rumore. Forse se avessi cantato avrebbe capito. Amava la mia voce, ne ero ben consapevole. Così ci eravamo conosciuti. Io stavo cantando nel mio luogo segreto nel bosco,  lui seguì il suono e mi trovò.  Mi spostai silenziosamente. Mi addentrai nella foresta, iniziai a cantare mentre mi dirigevo proprio nel luogo del nostro primo incontro, seguendo un sentiero ben tracciato nella mente, ma che era impossibile da individuare se non lo si conosceva, anche se ci si trovava sopra.. Camminai e camminai fino a quando arrivai sotto ad una cascata, l'attraversai ed entrai nel vulcano spento. Non sentivo i passi del mio amante, ma non aveva importanza, sicuramente aveva capito già dove mi stessi dirigendo e non aveva  più bisogno della mia guida.

Che strani sogni! Sembravano così vividi. Era come se avessi una doppia coscienza, quella del sogno e quella reale. Conoscevo i pensieri e i sentimenti dell'altra Morte, ma non potevo cambiarli, non riuscivo ad agire sulla sua mente. Ero una spettatrice del mio corpo, nel mio corpo. Eppure quando arrivai per la prima volta nel tempio dei monaci, dopo aver deciso di allontanarmi dalle grandi città per poter finalmente ritrovarmi, mi sembrava tutto molto familiare e andai diretta verso quella direzione, senza mai cambiare o esitare. Avevo percorso lo stesso sentiero nascosto del sogno!
Svegliai Ranahsh noncurante del fatto che non fosse ancora sorta l'alba, ma avevo fretta. Forse avevo delle premonizioni, dovevo saperlo.
Appena aprì gli occhi iniziai a raccontargli tutto, senza dargli neppure il tempo di svegliarsi per bene, infatti dovetti ripetere la storia per tre volte. Concluso il racconto per l'ennesima volta, assunse un'espressione pensierosa.
"Non sono sicuro di cosa significhi. Potrebbe essere una premonizione, come dici tu, oppure un ricordo. Un ricordo molto intenso."
"Possibile? Se lo avessi già vissuto, ci sarebbe qualche traccia nella mia moria, eppure non c'è nulla."
"Non è vero. Hai detto tu stessa che questo luogo ti sembrava di averlo già visto, così come il vulcano e la strada." Mi bloccò prima che potessi protestare "in ogni caso, ha un significato ben preciso e profezia o ricordo, è troppo breve per poter capire perché compare proprio ora, cosa vuole dirci. Potremmo sapere di più soltanto quando ne avrai un'altra. Perciò fino a quando non avremo un quadro più completo, non arrovellarti troppo."
"Va bene. Hai ragione." Risposi rassegnata.
"Perché non vuoi che sia un ricordo?" Chiese indifferente mentre faceva un po' di stretching. Non sapevo se lo stesse facendo per un reale bisogno o se per mostrarsi poco interessato e non mettermi in imbarazzo nel caso in cui la risposta fosse stata spinosa, e se il motivo era veramente questo, la sua intuizione era esatta e apprezzai non avere il suo sguardo fisso e attento su di me, ma impegnato sui propri muscoli.
"Perché sarebbe qualcosa che ho già vissuto. Sembravo innamorata e felice e se fosse qualcosa già avvenuto, per quanto bello o brutto possa essere stato, ormai non ha più importanza perché è finito. E in questo caso preferirei non ricordare. Non vorrei sapere di come sono stata felice un tempo e di come ho perso tutto. Perché ovviamente se fosse un ricordo, la fine è stata sicuramente tragica."
"Effettivamente le possibilità che sia finita bene, sono molto basse. Potrebbe appartenere ad un altro mondo?" Rispose senza lasciar trapelare un'emozione, continuando ad allungare le gambe.
"Possibile. Si assomigliano tutti così tanto. Spesso mi è capitato di vedere le stesse opere d'arte o le stesse guerre in mondi diversi. Non basta cambiare terra affinché cambino le persone "
" E gli Aniys ci sono sempre stati?" Smise di riscaldarsi e questa volta mi guardò.
"Non lo so, non riesco a ricordare, è snervante. Dopo averti conosciuto ho sbloccato così tanti ricordi. Prima ero molto più confusa e non mi chiedevo nulla, proprio perché non sapevo nulla. Non sono le necessità a rendere l'uomo curioso, ma è il sapere stesso a farlo. I bisogni sono solo un input, ma tutto il resto non è scontato e uguale per tutti. Ognuno sviluppa la sua esistenza secondo le proprie caratteristiche, rendendo ogni vita unica o rara, con tutti gli aspetti negativi e positivi che ne possono conseguire."
"A volte ci chiediamo perché siamo condannati a vivere in eterno. Perché anche noi non possiamo trovare la pace." Disse perso nei suoi pensieri.
"Capisco cosa intendi. Spero che un giorno, io possa arrivare anche per me." Accennai ad un sorriso per il mio gioco di parole, cercando di alleggerire l'atmosfera.
"Dai camminiamo, così forse avrai altre visioni." Mi rispose raccogliendo la mia piccola occasione offerta di svincolarsi dal discorso.
"Va bene." Riposi sorridendo, incoraggiata da quel piccolo scambio di confessioni.
Andammo al ruscello e poi iniziammo a girare alla cieca. Durante la camminata Ranahsh ipotizzò che alcune immagini avrebbero potuto stimolare i sogni e mi disse di guardarmi bene attorno, perché qualsiasi cosa avrebbe potuto essere la chiave per sbloccarmi. Perciò iniziai a cercare di concentrarmi anche sui più piccoli dettagli della foresta, come un fiorellino non ancora sbocciato, una foglia particolarmente verde, un sasso che intralciava la strada. Ma non succedeva nulla. Ero attenta ad ogni rumore e ad ogni movimento degli animali e delle piante mosse dal vento. Iniziavo a sentirmi sciocca. Poteva essere anche solo un semplice sogno e niente di più, forse se fosse stato qualcosa di diverso l'avrei capito in quell'occasione. Tornammo al punto di partenza che era ormai sera ed eravamo molto scoraggiati, ma Ranahsh non volle buttarsi giù. Mi spronò a cercare ancora, disse che forse avevamo bisogno della notte. Così vagammo ancora per giorni e giorni, senza mai fermarci o chiederci dove stessimo andando. Ogni angolo più selvaggio che sembrava anche solo minimamente accessibile lo perlustravamo da cima a fondo, ma niente non c'era nessun indizio che svelasse o acuisse il mistero. Alla fine della settimana avevamo in mente una chiarissima mappa di buona parte della foresta.
Non sapevamo più cosa fare, se continuare a cercare o pensare ad un altro piano, o se arrenderci e accettare che fosse solo uno stupido sogno. Nonostante Ranahsh fosse immortale aveva ancora dei bisogni, seppur minimi rispetto ad un qualunque essere umano, perciò rimandammo la decisione sul da farsi al giorno dopo, intanto lui avrebbe dormito un po' e con la scusa provai anche io a tornare in contatto con l'altra coscienza di me. Ci riuscii.

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