Una vita ordinaria, fino a quando un'incontro misterioso cambierà tutto. Un destino burrascoso e un passato violento tormenterà la protagonista fino a quando avrà la sua rivincita.
- lo guardai mentre la sua voce
penetrava le mie orecchie, qualcosa...
Le parole di quel libro ancora mi risuonano nella mente , mi rigiravo nel letto stringendo il cuscino, sentivo giù dalla mia camera mio padre che sbatteva bottiglie vuote, probabilmente si stava nuovamente ubriacando, ultimamente lo faceva spesso, chiusi gli occhi nella speranza di addormentarmi. Il giorno dopo mi svegliai malissimo, mio padre stava litigando col suo capo al telefono e io ero completamente sudata avendo dimenticato la finestra aperta, mi alzai dal letto uscì dalla camera, e la voce di mio padre si fece più forte , provai così di tapparmi le orecchie e corsi in bagno. Una volta dentro mi tolsi il pigiama e entrai nella vasca iniziando a lavarmi, amavo lavarmi d'estate più dell'inverno, l'acqua fresca mi rilassava e la sensazione di esser pulita mi inebriava. Tornai in camera in accappatoio, chiusi la finestra e accesi il condizionatore, e poi iniziai a vestirmi, misi un top nero legandolo più sopra mostrando i fianchi e misi un jeans nero a vita alta di quelli strappati e poi una camicia a quadri in vita annodata rossa e per riprendere il tutto misi dei calzini rossi dentro alle scarpe nere e poi via di accessori. Uscì dalla camera e mi diressi in cucina, finalmente mio padre aveva chiuso al telefono, e iniziai a cucinare la colazione, Cornetti al cioccolato e latte macchiato, mio padre mi fissava, già sapevo avrebbe avuto da ridire sul mio look. << Sei ridicola conciata così, sembri una facile e poi sei sempre vestita di nero, esistono altri colori anche>> cercai di ignorarlo mentre mettevo le cose in tavola ma la sua strigliata non finiva << sei una reclusa! sempre in quella camera non esci mai e non hai amici, ma che problemi hai eh? che ho fatto di male per aver una figlia come te!>> lì scoppiai, iniziai a urlargli dietro inferocita dalle sue parole che ormai erano una strofa continua che non potevo sopportare << e tu allora?? ti ubriachi ogni cazzo di sera, urli sempre e litighi con tutti, rischi di perdere il lavoro e te ne sbatti, non capisci un cazzo di come sono io e pretendi che mi faccia degli amici in questo buco dimenticato da cristo?? Qua sono tutti dementi come te, avrei voluto che te ne fossi andato tu invece che la mamma!>> i suoi occhi sembrarono dilatarsi dalla rabbia, lui prese il coltello e me lo puntò contro urlandomi ancora più forte << SEI UNA DISGRAZIA PER LA FAMIGLIA! NON DOVEVI NASCERE! SEI SOLO UN ERRORE!>> quasi gli ringhiai dietro, gli presi il coltello e lo conficcai nel legno della cucina << MA QUALE FAMIGLIA? NESSUNO TI VUOLE VEDERE E PER COLPA TUA ANCHE ME, MI FAI SCHIFO.>> mi passò la fame e me ne andai in camera. Da quando mamma era morta papà iniziò a litigare con tutti i nostri parenti, tutti o quasi dicevano che era morta per star accanto a uno come lui e la sua vivacità si era pian piano spenta finchè il corpo non aveva retto e si era ammalata, persino io ero giunta alla conclusione che era così, mamma è sempre stata una persona felice e spensierata, come se niente avrebbe potuto toglierle il sorriso, ma papà ci era riuscito, col mio arrivo sembrava esser tornata a sorridere, almeno così mi dissero i miei nonni, ma non durò tanto. Per colpa sua mamma si era ammalata e l'aveva resa malinconica, spesso la picchiava e persino la mia vivacità si era spenta rendendomi apatica. Mi sdraiai sul letto guardando il soffitto pensai a tutte quelle sere passate e parlare con mia madre, poi in un attimo mi balenò il viso di quel ragazzo nella mia testa, mi tirai su di scatto come se avessi avuto una scossa, strinsi le coscie e pensai di uscire, presi la borsa e mi diressi fuori senza ascoltare le urla di mio padre che ancora mi rimbombavano nella orecchie. Non sapevo di preciso dove andavo, seguivo solo la speranza di poterlo rivedere, almeno sarei riuscita a capire di quelle sensazioni che provavo e che non riuscivo a capire. Esausta mi sedetti su una panchina , vicino a un castello se così si poteva chiamare, al tempo ci viveva un principe che governava il tutto ma poi se ne andò senza lasciare notizia e col tempo il castello andò in rovina, questo lo so dai racconti che mi disse mia madre. Vidi un'ombra spostarsi e mi alzi di scatto, un po' spaventata e nel frattempo speranzosa, mi avvicinai piano ai resti del castello verso quell'ombra , e lì lo rividi, era preso a guardare le pareti come se cercasse di ricordare un qualcosa. Cercai di far uscire la voce ma prima che riuscì a dir qualcosa, lui si girò come se mi avesse già sentito arrivare, mi sorrise << Ciao, anche tu qui?>> la sua voce mi risuonò nelle orecchie come la prima volta, forse arrosì perchè sentì le guancie rosse, << Già, tu come mai qui?Conosci la storia del castello?>> dissi, e lui mi guardò senza scomporsi prima di rispondermi << Visitavo il posto, e ho trovato questo artefatto. Che storia avrebbe ?>> sembrava quasi minaccioso nel chiedermi tale domanda ma potrai comunque il coraggio di raccontargli la storia, e mentre lo facevo sembrava quasi infastidito, come se fosse stato lui quel principe e qualcuno gli avesse fatto un torto infangando il suo nome. << come si chiamava quel principe?>> mi chiese, io sorpresa della domanda risposi << Eliot.. Eliot Foscor>> lui mi guardò intensamente prima di dirmi << interessante, in catalano foscor significa oscurità, però abbiamo il nome in comune, io mi chiamo Eliot>> sembrò trasparire un po' di menzogna mentre mi spiegava le origini di quel cognome, come se volesse farmi capire qualcosa ma nel mentre nascondersi << Bel nome, io mi chiamo Juvia>> i suoi occhi sembrarono per un attimo diventare di un rosso scuro quando sentì il mio nome, ma poi mi sorrise e mi disse << Degno di una persona con un grand cuore e di molteplice grazia>> lo guardai stupida delle sue parole, e mi sentì felice e onorata di quel suo accorgimento, sorrisi leggermente e lo ringraziai. Passò poco tempo quando lui mi disse che doveva andare, cercai con tutta me stessa di chiedergli il numero , non ci riuscì, forse perchè sapevo che lo avevo da poco conosciuto e sarei sembrata strana o una di quelle oche che ci provano subito, e non ero affatto così, o forse perchè le sue parole sembravano far capire che dovevo tenermi distante da lui ma intanto che ci saremmo rivisti, nonostante un semplice << Devo andare, buon proseguimento di serata>> guadai la sua ombra allontanarsi sempre di più, mi incamminai verso casa, ormai a presto sarebbe tornato mio padre e dovevo cucinare la cena essendo già sera, già, avevo perso tutto il giorno per cercarlo per stare 15 minuti con lui, ma ero felice comunque. Preparo la cena e metto tavola e mangio velocemente il mio piatto per poi tornarmene in camera, presi il mio libro e lessi da dove avevo lasciato - I miei occhi erano più scuri del solito, e vedevo che avevano ogni tanto un riflesso rosso, notavo che chi mi stava intorno veniva attirato da me e le mie amiche mi dicevano che ero diventata misteriosa rispetto al mio solito, la cosa mi spaventava, notavo cambiamenti strani in me, eppure nonostante ero diventata misteriosa continuavo a vestire colorato come mio solito-
Oops! This image does not follow our content guidelines. To continue publishing, please remove it or upload a different image.