Capitolo 1

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Capitolo 1

Adriana's pov

Una giornata fredda. Non tanto fredda. Fredda. a Barcellona non faceva particolarmente freddo, era un freddo sopportabile. Quanto mi manca il mio caro Brasile. Sono qui da solo un anno, per lavoro, cercando di rimuovere i ricordi degli ultimi due anni in Brasile. SOLO ILLUSIONI DA RIMUOVERE.

É solo un ragazzino viziato.

Basta pensare a lui. Sono passati due anni.

Mi do un leggero schiaffo sulla fronte, e mi dirigo all' agenzia in cui lavoro. Sono una ragazza semplice fuori dal mio lavoro.

****

S: "Ciao Adriana corri subito nel mio ufficio!!"

Eccola. SHARON. Il capo. Avevo un brutto presentimento.

S: "accomodati pure"

A:" ok prima che lei mi licenzi ti volevo dire che mi dispiace tanto io non volevo arrivare in ritardo l'altro gio"

Venni interrotta prima di finire la frase.

S:" tranquilla Adriana non voglio licenziarti tranquilla, ti volevo avvisare che oggi alle 5, farai un servizio fotografico sul calcio, con un calciatore brasiliano, mi raccomando puntuale!"

Cazzo.

Cazzo.

Cazzo.

Ti prego non io. E se capitasse proprio lui? No non ci voglio pensare.

A:"Perché proprio io? Ci sono tantissime modelle qui"

S: "é vero ma tu sei l'unica brasiliana"

Per la prima volta nella vita odiavo essere brasiliana.

Odio essere una modella.

Odio dover pesare non piú di 54 fottuti chili.

Odio che i ragazzi mi guardino per l'aspetto fisico e non per quello interiore.

Ma purtroppo posso fare solo questo nella vita.

Non ho studiato molto, e non mi prenderanno mai a fare un lavoro normale.

Il mio lavoro era così: non ci sono ne se ne ma. Devi stare zitta, fare quello che ti dicono, e ti daranno una bella ricompensa.

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"Cavoli sono le 4 e mezza non c'è la faró mai!"

Correvo per tutta la casa come una pazza.

Arrivata all'agenzia, andai subito in camerino aspettando i vesti da mettermi.

Sharon mi lanció due pezzi. Un top giallo, e un....paio di mutande verdi? Uscii di corsa dal camerino.

S:"cosa stai facendo?"

A:"io questa roba non la metto! Non sono nemmeno vestiti!"

S:"ma che ti prende? Fai finta che sia un servizio in spiaggia"

A:"Sharon c'è un limite!!"

S:" ok ok, ti porto qualcosa di decente."

Ritornai in camerino e Sharon questa volta mi portó un vestito giallo che arrivava a metá coscia ed era a maniche lunghe, e un paio di tacchi verdi.

A:"grazie"

Le dissi sorridendo.

S:"ora vai lì dietro ti faranno un trucco leggero e poi ti manderanno a fare il servizio"

Mentre tenevo gli occhi chiusi visto che mi stavano spennellando la faccia, mi salí un fortissimo mal di testa, ma non ci feci caso.

Mentre correvo per i corridoi cercando la stanza

delle foto, sentivo una voce familiare lamentarsi.

Non ci feci caso,e continuai la mia strada per il corridoio. La stessa persona dietro di me pronunció una frase in... Portoghese? Aspetta,aspetta,aspetta!

Voce familiare.

Portoghese...

...stupide convinzioni. Ora mi giro e vedrò una normale persona che sa parlare in portoghese. Mi giro di scatto.

A:"O mio dio ti prego no!"

N:"Ciao Adriana..."

Eccolo. Le mie stupide convinzioni si erano avverate. Ma vaffanculo! Chi si crede di essere per dirmi ciao con quei suoi bellissimi occhi verd...emh ma che caz?!

A:"ok Signor Neymar sono ricco e ho tanti soldi,dimmi che non sei qui per le foto!"

N:"ti prego non cominciare Adriana! Vedi di non fare la vittima, stai zitta e entra lá dentro"

Ero arrabbiatissima. Pronunciai qualcosa di non molto carino riferendomi a Neymar, e stavo per andare via.

Stavo. Finché qualcuno non mi prende di forza e mi sbatte sul muro.

Di nuovo quegli occhi. Quelli di cui mi sono innamorata a São Paolo...

N:"Adriana, la devi smettere, tra noi non c'è piú niente ormai, possiamo essere solo amici"

Disse tutto di un fiato guardandomi dritto negli occhi.

Colpita e affondata.

Non poteva essere vero. Non posso credere che il ragazzo che mi guardó in quel campetto in Brasile, e a cui riuscii a rubare la palla, mi aveva appena detto questo.

Gli occhi iniziavano a bruciare, il cuore a spezzarsi, e il mondo a crollare.

Era ancora innamorata di lui.

Ma non potevo dirglielo.

Non potevo piangere davanti a lui.

Cosí feci quello che credevo non potessi mai fare. Mi staccai dalla sua presa, e andai nella stanza delle foto.

Dovevo essere forte.

Io ti ho rubato il pallone...e tu il cuoreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora