Capitolo 5

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Anastasia stava camminando a fianco di Alexis.Lui era alto e muscoloso,e vicino a lei sembrava una montagna.Camminava con passo marcato,come un guerriero,pensò lei.Non riusciva a capire quello strano ragazzo:non le aveva detto quasi niente di sè,solamente che era venuto ad Atene per una vita migliore.Era una cosa alquanto strana visto che Atene stava attraversando un brutto periodo a causa della guerra con Sparta.Alexis era molto misterioso,e Anastasia voleva a tutti i costi sapere qualcosa di più sul conto di quel ragazzo,così decise di fargli direttamente qualche domanda.<<Posso chidervi una cosa se permettete?>>chiese cauta Anastasia.
<<Dipende dalla domanda.Ma chiedete pure.>>disse lui in tono gentile.
<<Da dove venite?>>.Alexis fece una smorfia e si fermò un attimo.
<<Io...vengo da lontano.Una città molto...dura.Non voglio ricordarmene.È per questo che sono diretto ad Atene.>>affermò lui.
<<Va bene non vi preoccupate.>>disse lei,anche se un pò infastidita.<<Non voglio offendervi Anastasia.Vi chiedo scusa se non voglio aprirmi con voi,ma il mio passato è meglio non ricordarlo.>>disse facendo un timido e incerto sorriso.
<<Non sono offesa,solo curiosa.>>affermò lei sorridendo ad Alexis.Lui le sorrise e Anastasia sentì una strana sensazione alla bocca dello stomaco.Era come se la sua pancia avesse fatto una capriola ma in  quel momento non riuscì a spiegarselo.Camminarono per un bel tratto,finchè Alexis chiese ad Anastasia se voleva fermarsi e lei accettò.Lei si accostò ad un albero e alzò lo sguardo verso il cielo: da un giorno mancava a casa.Si chiese cosa stesse facendo la sua famiglia.Se la stavano cercando,pensando.Ad un tratto pensò ad Ariston,ma lo scacciò subito dalla mente.Non voleva pensare a lui fino al ritorno in città.Alexis si era seduto a terra e osservava tutte le cose che aveva nel sacco bianco che si portava in spalla.Aveva un arco costruito grezzamente,ma che da come aveva ucciso il cinghiale,era stato utile.Anastasia lo osservava,notando come fosse preciso nel riporre le cose.I raggi del sole lo colpivano su  vari parti del viso e li davano un 'aria davvero regale.Assomigliva quasi ad un dio,pensò Anastasia.Ad un certo punto si sentì un rumore.Qualcuno stava calpestando qualcosa.Alexis si girò verso il punto in cui veniva il suono e così si accorse che era un cervo.Lui sospirò,togliendosi il peso del fatto che non fosse un altro cinghiale.Fece cenno ad Anastasia di avvicinarsi e lei lo fece.Lentamente Alexis si avvicinò all'animale,prendendo la mano di Anastasia.Lei rabbrividì al contatto e vergognadosi un  pò si avvicinò anche lei.Il cervo stava osservando i due umani con fare curioso.Era timoroso,ma si stava accostando a loro.Alexis guidò la mano  di Anastasia vicino il muso dell'animale,che all'inizio si spostò,ma poi si fece accarezzare.Le mano di Anastasia era in quella di Alexis.Quest'ultimo aveva una mano grande e dura.Sembravano le mani di chi aveva lavorato tanto.
<<È un cervo così bello.>>esclamò a bassa voce Anastasia.
<<Si, lo è.Di solito non sono gentili come lui.>>sussurò Alexis molto vicino all'orecchio di Anastasia.Lei sentì un brivido e poi decise di allontanare la mano.Il cervo spaventato dal cambiamento di atmosfera, se ne andò via.Alexis si mise d
avanti ad Anastasia.
<<Vi sentite bene?>>chiese con fare preoccupato.
<<Si...si non vi preoccupate.È solo che non ho mai visto un cervo dal vivo.Ne ho sentito parlare perchè un giorno chiesi a mia padre qual era l'animale sacro alla dea Artemide.>>
<<Non ne avevate mai visto uno?Non siete mai venuta in un bosco?>>chise lui.
<<Solo una volta,ma di nascosto con mio padre.Nemmeno mia madre lo sa.>>affermò lei.
<<Per quale motivo lo tenete segreto a vostra madre?>>chiese.
<<La donna...nella mia città non dovrebbe mai andare in un bosco solo per visitarlo.Deve esserci un motivo preciso.Solo gli uomini possono farlo liberamente.>>
<<Davvero?Da dove vengo io le donne hanno la libertà di fare molte cose.>>disse stranito lui.
<<Lo trovo giusto,però nella  mia città non è così.Vogliamo riprendere a camminare?>>chiese Anastasia per poter cambiare discorso.Alexis annuì ricominciarono a camminare.



Quel giorno era Natale.Finalmente la mia festa preferita era arrivata e quella mattina,ero davanti la finestra della mia camera ad osservare il cielo.Era una bella giornata,anche se alcune nuvole minacciavano di far cader pioggia,ma erano lontane per fortuna.Di solito il giorno di Natale lo passavamo dalla mia nonna materna,e così sia la famiglia di papà ,che quella di mamma era riunita.Eravamo leggermenete numerosi,ma nella casa di nonna Lea,entravamo tutti.Mi ero messa un vestito rosso natalizio e delle scarpe nere col tacco.Mi ero truccata un pò ed ero pronta per uscire.Quando mi ero svegliata quella mattina,mi era arrivato un messaggio da parte di Simon,che mi faceva gli auguri.Era passata una settimana da quando lui  si era dichiarato,ed era davvero dolcissimo,ma non quella dolcezza che dopo un pò dà la nausea,quel tipo di dolcezza che è involontaria e del tutto sincera.Simon mi aveva già fatto un regalo di Natale:mi aveva regalato un libro con un pupazzo.Io gli avevo fatto una cravatta,visto che aveva detto che non ne aveva nessuna e gli serviva.A Sofia,avevo regalato un vestito che aveva da tempo adocchiato quando facevamo shopping e ne era stata entusiasta.A Lorena aveva fatto un paio di scarpe e a Marta una palette di trucchi.Per i miei genitori invece,avevo realizzato una cornice con una foto di noi tre.Glielo avevo dato appena svegliata e ne erano stati entusiasti.Loro mi avevano regalato dei soldi e altri libri.La notte prima avevo sognato Anastasia e finalmente avevo sognato un'altra cosa.Da come si comportava Anastasia,capii che si stava infatuando di Alexis,che pensai,non era per niente mal per essere un uomo che era vissuto quasi tremila anni fa.Ormai ero decisa a fare un'ipnosi regressiva,ma dovevo mantenerlo segreto.I miei non dovevano preoccuparsi.I sogni non mi davano più fastidio infondo.Erano solo...sogni.Mi diedi della stolta.Non erano solo sogni,erano i ricordi una mia vita passata e dovevo accettarlo. Decisi che ci avrei pensato l'indomani così scesi di sotto e uscii andando in macchina.Quando arivammo a casa di nonna Lea,quasi tutti i parenti erano arivati.Feci il giro dei saluti e poi cominciammo a mangiare.Come tutti gli anni,assaggiai di tutto,ma di conseguenza,dopo aver finito,mi sentii piena come un uovo.Cominciammo a parlare di varie cose a tavola,e venne fuori anche il discorso del mio nuovo ragazzo:divenni rossa come un peperone.Giocammo a tombola,parlammo ancora,ridemmo e ci scambiammo i regali.In sostanza,fu una giornata fantastica.Verso mezzanotte,andammo  a casa visto che io e mamma eravamo molto stanche.Mi addormentai appena toccai il letto.Il giorno dopo era Santo Stefano,ma io e la mia famiglia,decidemmo di passare la giornata a vedere film e a mangiare pop-corn.
<<Tesoro come vanno le cose con Simon?>>mi chiese mia madre prendendo un altro pop-corn.

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