Il bollitore continuava a fischiare ed io cominciavo a odiare sempre di più quel rumore. Il thè era pronto, ma non avevo sete né tanto meno la voglia di alzarmi da quel divano sgualcito.
Continuavo come un'inetta a trascinarmi nei miei giorni, non m'importava più nulla di niente e nessuno. Steve era diventato il mio unico pensiero, ma leggere di lui sui giornali, vedere come si era ridotto a vendere la sua immagine per qualche banale spettacolino da loro ritenuto come "figura che simboleggia i grandi valori patriottici nazionali e incoraggia le truppe combattenti" era vomitevole. Davvero patetico.
E mio padre si era battuto per quella persona? La sua morte ne era valsa la pena? A quanto pare no.
Avevo perso fiducia in ogni essere, ero disgustata e affranta. Mi ero ripromessa di non lasciarmi andare a me stessa ma cos'altro potevo fare? Ero sola e sempre lo sarei stata.
I raggi di sole che filtravano dalla finestra mi finivano dritti in faccia aggiungendo fastidio a tutta quella situazione.
- Dannazione - imprecai a bassa voce alzandomi per chiudere la tenda e versarmi il thè.
Ero 'impegnata' a fissare intensamente un punto nel vuoto, immersa nei miei pensieri, quando qualcuno bussò alla porta con insistenza facendomi sussultare.
Sospirai. Non sarei mai andata ad aprire, ma dall'altra parte - chiunque fosse - non era interessato a lasciar stare.
- Beth so che sei lì dentro, apri la porta per favore.
James.
Sorrisi amaramente. L'unico vero amico che si ricordava della mia esistenza.
Decisi di fare uno sforzo, uno 'strappo alla regola' e andai ad aprire.
Mi alzai dalla sedia trascinandola, le gambe di legno che stridevano contro il pavimento. Tolsi il lucchetto dalla porta e la aprii, mostrando la mia figura dimagrita, gli zigomi scavati e gli occhi infossati. Qualche ciocca di capelli che ricadeva ribelle sul viso. La reazione d'altra parte fu del tutto inaspettata: Bucky era solo e mi stringeva forte a sé.
- Mi hai fatto preoccupare tanto - sciolse l'abbraccio e con lo sguardo cercò il mio. Mi accarezzò la guancia con il dorso della mano, poi qualche dolce carezza con il pollice.
- Posso entrare?
Annuii e mi feci da parte dandogli così modo di passare.
Mi ritrovai di nuovo a sprofondare in quel vecchio divano, con Bucky al mio fianco. La casa aveva l'odore di papà, ma lui non c'era più. I giornali ammucchiati davanti all'ingresso, in un angolo vicino all'appendiabiti; le pantofole buttate alla rinfusa di lato alla scarpiera, l'orologio a pendolo ormai fuori uso che papà aveva promesso di riparare. Non tornerà mai più a funzionare. Nulla ritornerà come prima.
- Non puoi vivere nel passato per sempre, lo sai vero Beth? - Bucky mi strappò ai miei pensieri, quasi leggendomi nella mente - ascolta, mi spiace molto per tuo padre ma non è colpa tua. Non potevi far nulla, non meriti di vivere con il rimorso.
- Sono sola... - sussurrai.
- No, no... vieni qui - mi tirò a sé posando un bacio sulla fronte - non è vero. Non sarai mai sola, io sarò sempre accanto a te.
- Nulla sarà come prima...
- Il mondo è in continua evoluzione - rispose con un tono di scherno - niente sarà mai come prima, altrimenti rimarremo all'età della pietra!
Capivo che il suo intento era quello di smorzare la tensione, ma anziché sentirmi più leggera mi sentii soltanto più pesante. L'unica cosa è che ora quel peso non ero sola a portarlo, no. James era dall'altra parte a tendermi la mano per non permettermi di cadere e mollare la presa su tutto, per non lasciarmi sola ad affrontare quel dolore. Lui era tutto ciò che di più prezioso avevo al momento.
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Io come te | Marvel
Fanfiction1942. Elizabeth Erskine - figlia dello scienziato Abraham Erskine - conosce, grazie al suo amico 'Bucky', Steve Rogers a una festa e se ne innamora. Quando scopre che suo padre vuole rendere il ragazzo un super soldato, decide di diventare come lui...