13. Non qui (PARTE 1)

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Decisi di trascorrere altri giorni in quella che nel corso degli anni era divenuta la mia città, il mio posto. Diedi una ripulita alla casa sperando di trovare altre informazioni utili.

Avvisai Howard della mia temporanea permanenza la mattina dopo le nostre ricerche.

- Non avevi detto di essere solo di passaggio? Ricordo che premevi affinché ci vedessimo subito, con una certa fretta di andar via. - mi prese in giro rigirandosi tra le mani un bicchiere di whisky. Eravamo ancora una volta nel suo ufficio, l'unico posto in cui mi sentivo realmente al sicuro al mondo, in quel momento.

- Ho cambiato idea, capita, sai - lo canzonai ironica - ho deciso di trovare James per primo. Lui era il mio migliore amico e saper di averlo abbandonato lì non mi permette di vivere serenamente.

- Nemmeno sapere che Steve sta lì ad aspettarti congelato, però.

- No, nemmeno quello - sospirai sedendomi su quel divano sgualcito, lo stesso dove Stark si era addormentato del tutto ubriaco - ma sapere che ha più chance di essere salvato anche fra qualche anno, mi consola. E poi non voglio recuperarlo da sola, ora più che mai ho bisogno di Bucky al mio fianco, di saperlo vivo e non morto o torturato per colpa mia tra le mani dell'Hydra. Non me lo perdonerei mai.

- D'accordo, ho capito. Ti darò una mano.

Prese posto al mio fianco e lo guardai negli occhi, profondamente grata di esserci sempre anche quando la mia richiesta di aiuto non è poi così esplicita.

- Preparerai un piano con me?

- Meglio, lo studieremo a fondo insieme, poi chiederò al comandante dell'esercito di essere scortata fin lì. Ma sia chiaro: vai, prendi Bucky e torni. Non voglio vittime, dovrete tornare tutti sani e salvi. Specialmente tu.

- E se per caso facessi fuori anche la base Hydra? Visto che mi trovo, sai.

- Non voglio che tu corra rischi, Elizabeth - era raro che pronunciasse il mio vero nome, dopo avergli spiegato la mia nuova identità, ma quando lo faceva era sempre capace di farmi venire i brividi - sappiamo che il nemico è spietato, probabilmente ci sta avanti anni luce. Sanno tutto di noi e ci spiano. Potrebbero sapere anche dei nostri piani e cadreste in una loro trappola. Non voglio che riescano a raggirarti e farti di nuovo loro prigioniera, non voglio che ti facciano altro male.

- Lo vidi torturarsi le mani, dopo aver poggiato quel dannato bicchiere di whisky sul mobile accanto al divano, come se stesse combattendo i demoni interiori.

- Dimentichi che sono un super soldato, Howard.

- Lo eri anche l'altra volta, eppure sono riusciti nel loro intento.

- Se fa così potrei pensare che si stia affezionando a me, signor Stark. - lo provocai scherzosamente.

- E se fosse troppo tardi? - mormorò a un palmo dal mio naso, posando delicatamente la sua mano sulla mia schiena, tentando di avvicinarsi a me.

- Ti direi che stai giocando con il fuoco, Howard. - sussurrai.

- Mi piace il rischio.

Il respiro di entrambi si fece pesante, il mio spinto dall'imbarazzo, il suo da un'apparente attrazione verso me.

- Stark... - mormorai.

Fece un colpo di tosse e si allontanò bruscamente, come se si fosse realmente bruciato col fuoco.

- Vedrò di farvi partire domattina stesso. Preparati e... sii prudente.

Annuii riconoscente per poi uscire da lì a passo svelto, cercando di non sembrare la classica ragazza che corre a gambe elevate per la paura, dopo quanto successo.
Sospirai una volta fuori dall'edificio e ripensai a tutto quanto.
Howard Stark...
Non avrei mai pensato potesse diventare una persona fondamentale nella mia vita, ma neanche che potesse mai provare qualcosa per me.
Magari sto esagerando io, devo avermi immaginato tutto e frainteso... Pensai.
Magari.


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