Passarono giorni, settimane, mesi. Per un attimo credetti di restare per sempre lì, come loro prigioniera per timore che sbandierassi al mondo intero la loro esistenza.
Ritornavo all'accampamento, che mi era stato dato per la mia permanenza in quel posto, ricoperta di lividi dopo un'intera giornata trascorsa ad allenarmi nel combattimento corpo a corpo, ma grazie al siero che scorreva nelle mie vene andavano via in poco tempo.
Mi svegliavo poco prima dell'alba per correre e trovare la mia "pace interiore", così dicevano.
Aiutavo nei lavori manuali accanto agli uomini più robusti del Wakanda, mentre le donne accudivano i bambini e prestavano la loro intelligenza per altri scopi e nuovi progetti.
Imparai la loro lingua, la loro cultura e i loro pensieri, Shaba era la mia più grande confidente, una vera combattente di appena sedici anni.
Progettarono nuove armi e attrezzature in vibranio in grado di rispondere a ogni mia esigenza, e così di sera mi esercitavo testando la loro efficacia.
- Ti stai chiedendo quando andrai via di qui, non è vero? - ero seduta sull'erba a osservare il tramonto, esausta dopo l'allenamento. Shaba si accomodò al mio fianco per farmi compagnia, come di consueto ogni sera. Mi scrutava attentamente con quei suoi occhi scuri come la notte, i ricci capelli neri avvolti in una coda e la pelle scura imperlata di sudore.
Sospirai scuotendo la testa.
- Io vorrei che non andassi mai via, ma immagino che qualcosa di più grande ti attenda.
- Non sono sicura che attenda me, ma so che se non sarò io a farlo mi sentirò incompleta, e in colpa, per il resto della mia vita.
Cominciai a scavare col piede nella terra, presa dal nervosismo dei miei pensieri.
- E se per un attimo lasciassi cadere dalle tue spalle il peso del mondo e provassi a pensare di più a te? Potresti restare qui per un po', ancora. Non è bello? Sei al sicuro.
- Non sarò realmente al sicuro. E poi, non credi che sia rimasta qui più del dovuto? - mi voltai a guardarla e la spinsi scherzosamente.
- Sai, ogni volta che ti vedo mi chiedo com'eri prima di essere così.
- Non saprei risponderti, sembra esser passato così tanto tempo che nemmeno lo ricordo. Ma so che quel che mi scorre nelle vene mi ha cambiata del tutto, e ogni giorno mi chiedo se ho fatto la scelta giusta.
Shaba mi ignorò alzandosi e ponendomi una mano per aiutarmi a fare altrettanto.
- Mi piace pensare che tu abbia bisogno di aiuto quando non è così.
- Magari ti sbagli. Magari è proprio quello di cui ho bisogno.
Scosse la testa sorridendomi per poi darmi una pacca sulla spalla.
- Fidati, sei forte da sola.
Girò sui tacchi e andò via.
Quella frase mi ronzò nella testa per tutta la notte.
Un super soldato non sente la necessità di dormire per recuperare energie, questo credo di averlo capito dopo una settimana dalla trasformazione. Il mio fisico rimaneva immutato, tonico e luminoso. Eppure quando per abitudine o voglia della mia vecchia umanità provavo a lasciarmi andare, gli incubi si impossessavano della mente turbandomi nei giorni a seguire.
Mi svegliai di soprassalto provando a regolare il mio respiro affannoso.
Non avevo mai immaginato la mia morte. Voglio dire, chi si lascia andare a tali pensieri?
Normalmente le ragazze della mia età pensano alle faccende da svolgere, al matrimonio o a quanti figli vorrà avere il proprio marito, se l'amore della loro vita sarà un romanticone, un vero gentiluomo, o il tipico padrone di casa.
A me piaceva essere più concreta, il sogno di una vita rosa e fiori lo lasciavo alle favole.
Mi piaceva vivere la vita giorno per giorno per riservarmi ogni attimo di felicità e stupore.
Avrei accettato di vivere da sola, per sempre, perché stavo bene con me stessa e magari morire di vecchiaia, credendo fosse indolore.
Che stupida.
Una vita così stravolta, però, non l'avevo di certo presa in considerazione. Di sicuro non sarà per via della vecchiaia, la mia fine. Me lo mostravano chiaramente quei dannati incubi quale sarebbe stata la mia morte, ma non riuscivo mai a collegarli tra loro. Non erano cose della mia portata, della mi conoscenza. Era stupido farne parola con qualcuno, nessuno mi avrebbe capita.
Tante cose erano cambiate dal mio arrivo nel Wakanda, a cominciare dal mio combattimento corpo a corpo. Nonostante la sapienza acquisita successivamente alla trasformazione, c'erano cose di me che avevo la necessità di migliore e qui ci ero riuscita perfettamente.
Finalmente, dopo un tempo a me indefinito trascorso lì dentro, il momento tanto atteso era arrivato.
In pochi erano presenti a darmi l'addio, ma di certo erano quelli che contavano per davvero. T'Chaka e Shaba non potevano in alcun modo mancare all'appello.
Ringraziai il primo per la sua ospitalità, la sua comprensione, i suoi consigli ed i doni che mi avrebbero per sempre accompagnato nella mia avventura.
Venne la volta di Shaba che mi accolse in un caloroso abbraccio con occhi lucidi.
- Ti avranno anche chiesto di fingere di dimenticarti di questo posto per sempre, ma per favore, non scordarti mai di me.
Chiusi gli occhi per non lasciarmi andare alle lacrime.
- Come potrei farlo, amica mia? Ti devo molto, grazie di tutto.
Shaba annuì sciogliendo l'abbraccio.
- Allora, nessun augurio per me? - la canzonai sorridendo.
Scosse la testa divertita – non ne hai bisogno, lo sai. Va' e rendi il mondo orgoglioso di te, fa in modo che nessuno ti dimentichi.
Le sorrisi riconoscente dandole un abbraccio fugace consapevoli che non ci saremmo mai più riviste.
Mi allontanai controvoglia volgendole un ultimo sguardo prima di essere scortata fuori da quel mondo magico.
Sono forte anche da sola.
SPAZIO AUTRICE
Prima o poi riuscirò a vincere un premio come peggior scrittrice dell'anno e la migliore nel ritardare le pubblicazioni ç_ç
PARDON! (Come se fossi perdonabile...)
E niente, come sempre siamo ancora ai soliti capitoli di passaggio che mai e poi mai mi soddisfaranno. Katherine - o meglio, Elizabeth - dopo tanto può abbandonare il Wakanda più forte di prima, con nuove consapevolezze e l'amaro in bocca per dover lasciare l'unica amica conosciuto in tutto questo tempo. Sarà pronta a rigettarsi nel mondo che l'attende fuori da quel posto magico? Quali altri ostacoli dovrà affrontare durante la sua avventura?
Bohbohboh, lo saprete presto! (spero, ormai non prometto più nulla é.è)Sono aperte le scommesse per indovinare come andrà a finire :D :D
Alla prossima!
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Io come te | Marvel
Fanfiction1942. Elizabeth Erskine - figlia dello scienziato Abraham Erskine - conosce, grazie al suo amico 'Bucky', Steve Rogers a una festa e se ne innamora. Quando scopre che suo padre vuole rendere il ragazzo un super soldato, decide di diventare come lui...