15. Benvenuta

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Ero rimasta letteralmente spiazzata dalla dichiarazione di Howard, ma ciò non doveva ostacolare i miei piani e fermarmi. Era stato difficile per me rifiutarlo, ma non volevo rischiare di mettere in pericolo anche lui, l'unica persona rimasta mia amica qui sulla Terra.
Il mio cuore aveva chiuso temporaneamente le porte.

Mi sarebbe piaciuto, inoltre, poter scambiare due chiacchiere con la mitica Peggy Carter, ma il tempo stringe per tutti e io non credo di averne così tanto a disposizione. Dentro di me ardeva una continua lotta per la completezza della mia persona, e potevo raggiungerla soltanto con Steve e James al mio fianco.

Decisi di tornare di fretta a casa per preparare il necessario per il mio lungo viaggio. Il regalo ricevuto da Stark era stato un'altra delle tante cose che mi aveva sbalordito. Sinceramente, non me lo aspettavo di sicuro. Gli ero, ormai palesemente, a cuore, teneva a me e alla mia integrità, mi trattava come se fossi una comune mortale e non un super soldato immune a tante cose fatali per gli esseri umani. Eppure ai suoi occhi apparivo così fragile e indifesa, gli occhi di un innamorato...
Scossi la testa sorridendo.
Indossai il suo regalo gettando lo scatolo nel cestino laterale al marciapiede.

Sarà meglio che mi sbrighi.
Accelerai il passo per arrivare il prima possibile, ma avvertii una strana sensazione dentro di me e un brivido mi percorse la schiena, mi gelai sul posto.
Mi guardai attorno notando come la zona a me circostante fosse deserta.
C'era un silenzio tetro, sinistro. Cercai di ignorarlo e proseguii a passo svelto per fuggire prima di subito.

Percorsi il viale che portava all'ingresso di casa e, quando raggiunsi la porta, notai che era già aperta.
Subito pensai al peggio: Hydra.
Optai per la tattica furtiva, mi sarei comportata come se fossi un ladro in casa mia.

Feci retro front e girai attorno al palazzo per poter fare il mio ingresso dalla finestra della mia camera. Probabilmente avevano già occupato ogni stanza della casa per non lasciarmi fuggire in alcun modo, ma con un po' di fortuna – e qualche mancanza da parte dell'associazione terrorista – erano tutti li ad aspettarmi a fuoco aperto davanti alla porta d'ingresso.

Oppure...
All'improvviso mi resi conto di quanto sciocca fossi stata, finendo dritto nella loro trappola.
Giungendo al retro del palazzo, mi ritrovai letteralmente con le spalle al muro: ero circondata.
Potevo contare sulla forza e l'astuzia, ma loro erano più del solito e soprattutto armati.
Per un attimo pensai che avrei dovuto permettere a Howard di accompagnarmi a casa, poi però realizzai che in quel modo l'avrei soltanto messo in pericolo, procurandomi un'altra persona da tener d'occhio e vita in più da proteggere.

In quel momento ero sola e, valutando ogni tentativo di fuga guardandomi attorno e analizzando la loro presenza numerica, realizzai che quella era la mia fine, con ogni probabilità sarebbe riusciti a catturarmi, ma non mi sarei mai arresa senza prima lottare.

Roteai il collo facendolo scrocchiare, incrociai i polsi battendoli più volte facendo vibrare i bracciali.

- Bene gente, siete pronti per ballare? - li guardai tutti sfidandoli con lo sguardo e un sorriso beffardo poi, con una capriola atterrai sulle figure dei due criminali alle mie spalle mettendoli ko e usando i loro corpi come scudo dai proiettili. Una volta polverizzati anche essi, schivai altri spari grazie ai miei riflessi e ai bracciali in vibranio.

Avanzai velocemente assestando calci, pugni, gomitate e ginocchiate a destra e manca, centrando i loro punti deboli dove l'armatura non riusciva a coprire.
Riuscii a sottrarre l'arma a uno di loro e cominciai a sparare centrando bene i miei bersagli.
Più ne uccidevo, però, più sembravano moltiplicarsi. Da dove sbucavano?! Erano come formiche in un formicaio. Così la frase "tagli una testa ne spuntano due" mi rimbombò nella testa.

Io come te  |  MarvelDove le storie prendono vita. Scoprilo ora