L'allegria tra i Puri alleggiava, come la vittoria che nei loro cuori vi si era radicata.
La capitale non era che allestita da grandi festoni, i quali, rigorosamente chiari e limpidi, la adornavano, come i compaesani che gioiosi indossavano abiti eleganti e sfarzosi, colorando le strade con il loro passo, attendendo con ansia e rigoroso orgoglio la festività che si sarebbe tenuta quell'indomani.
Midoriya vagava per i corridoi delle torri del palazzo, nel tentativo di raggiungere Kyoka, la quale lo aveva informato del colloquio che il medesimo Lord degli Ibridi aveva richiesto con egli.
Avrebbe dovuto raggiungerla agli immensi giardini del castello, dove ella lo attendeva per condurlo da quel giovane che rappresentava la forza incondizionata dell'altra fazione, avversa a quella che egli stesso avrebbe dovuto servire con lealtà e onore.
Aveva ragionato più e più volte su cosa avrebbe comportato il suo tradimento, su come avrebbe perduto la vita per esso, per un capriccio, eppure mai era stato capace di pensare a un rimpianto, mai avrebbe mutato le parole di quel giorno in cui incontrò Todoroki Shoto.
Le decorate siepi evidenziavano lo sperperare dell'oro della capitale, mentre le fiaccole sparse illuminavano il giardino e il labirinto che in esso si espandeva.
Cercò con lo sguardo la giovane, della quale ombra non vi era traccia, ma presto, con un fugace e rapido movimento, una benda avvolse le sue palpebre, non permettendogli neppure di intravedere a un palmo dal suo viso.
Per qualche istante Izuku si divincolò, temendo per la propria incolumità, per il proprio segreto svelato.
"sono Kyoka, fermo" si prese la premura di tranquillizzarlo, annodando bene gli estremi della benda.
Midoriya annuì, rilassandosi, frenando quel timore che gli aveva accelerato il battito cardiaco.
"lui è qui?" osò chiedere con un anelito di voce.
"ti attende, ma non saprai dove" si limitò a pronunciare, iniziando a guidarlo per le spalle nel luogo dove si sarebbe tenuto l'incontro.
Le voci e l'esaltazione del popolo si affievolivano man mano che procedeva il suo passo, mentre ad avvolgerlo non vi erano che i versi dei rapaci notturni cacciare e lo spezzarsi dei rami sotto le piante dei propri piedi.
"è lontano?" chiese, percependo il terreno farsi più morbido e la frizzante brezza lambirgli il viso, smuovendogli la chioma folta "Kyoka?" percepì alcuna presenza sfiorarlo, o circondarlo.
"sono io" una voce roca lo colse di sorpresa, di fronte a sé.
"Todoroki?" chiese conferma, deglutendo, percependo il suo respiro, scontrarsi sulla punta del proprio naso, ardente.
"sì" soffiò, portando le dita affusolate dietro il capo dell'altro, sfilandogli la benda, rivelandosi ad egli.
Tutto ciò che vide Izuku furono le labbra del Lord, piene e rosee, le quali si allontanarono mostrando il limpido e cristallino viso, deturpato solo dalla bruciatura che per una sfortunata disavventura, per come gli venne narrato a palazzo, si era procurato.
"di cosa mi vuole parlare?" chiese, formalmente, il Puro.
"puoi darmi del tu" concesse, mentre la brezza gli spostava lievi le ciocche bicolore, le quali incantavano lo sguardo smeraldino di Izuku "sono qui per avvertirti che domani sera attaccheremo la vostra Capitale" informò "e ti darò una scelta Izuku Midoriya" procedette, mentre alle sue spalle, all'orizzonte, sagome di uomini si incamminavano in loro direzione "brucerai con loro" posò lo sguardo sul suo, colmo di tali smeraldi "o verrai con me, nel mio regno?" chiese, inclinando il capo.
La sera successiva il regno dei Puri fremeva, il castello, colmo delle sue luci, non era che aperto al popolo, mentre i giullari finalmente ebbero la loro occasione di regalare sorrisi e risate alle famiglie devastate dalla guerra.
Bakugo, privo di alcuna intenzione o desiderio, si sistemava l'abito, il quale elegante lo fasciava in modo da evidenziare quell'aspetto sereno e placido che di solito non era sua abitudine esporre.
Bussarono alle sue porte, mentre non si trovava che sul procinto di sistemarsi la cravatta.
"avanti" diede il consenso, con tono lieve, quasi esso non gli appartenesse.
Sulla soglia apparve la chioma ardente dell'Ibridio, il quale,anche egli, indossava un abito da sera, chiaro, di un bianco puro e immacolato, insultando la propria medesima fazione con tale colore.
"mi è stato detto di tornare da lei" proferì, basso, Kirishima.
"siedi dunque" non osò volgergli alcuno sguardo "in silenzio" puntualizzò, guardandosi allo specchio nel tentativo di annodare la cravatta.
Eijiro eseguì, non potendo ad ogni modo ritrarsi, notando la difficoltà di Bakugo nel sistemarsi quella semplice e innocente cravatta, la quale stava per venir strappata a secondi, dalla furiosa collera che contraddistingueva Katsuki.
"aspetti" osò, l'Ibrido, alzandosi, in modo da avvicinarsi ad egli, posando le dita sul suo collo scoperto.
"che vuoi fare?" aggrottò la fronte, Katsuki, allontanandosi repentinamente, titubante delle azioni dell'altro.
"era mia intenzione solo sistemargli la cravatta" soffiò, lieve, Kirishima, posando lo sguardo su quello rubino dell'umano.
Katsuki alzò appena il mento, assottigliando le palpebre con diffidenza, smuovendosi di un passo, lasciandogli compiere tale movimento.
L'Ibrido alzò il minimo sufficiente le braccia, sistemando il colletto della camicia, non distogliendo lo sguardo da essa, concentrato sulle proprie azioni, mentre le preoccupazioni e i dubbi in Katsuki svanivano, definendo con le iridi rubine i lineamenti del viso dell'altro, quasi mai avesse visto creatura di tale rude e delicata bellezza.
Eijiro annodò la cravatta, soddisfatto, allontanandosi di un passo per poter intravedere meglio il proprio lavoro completato, sorridendo lieve.
"perché questa gentilezza?" posò lo sguardo sul sorriso sincero e accennato del rosso, non comprendendo come una tale piccolezza potesse renderlo appagato in quel modo.
"perché ha salvato la mia gente" osò "ha salvato me" alzò lo sguardo, incontrando il suo, perdendosi tra tali incantevoli iridi.
La sala del castello non era che gremita da gioiosi cittadini e soldati, i quali brindavano e ridevano di gusto nella compagnia che essi medesimi si davano, mentre il Lord Todoroki Enji si godeva tale pace e serenità dal proprio trono, sorseggiando idromele.
Kirishima destava da una parte, ad un angolo remoto della stanza, dove non era possibile vederlo, poiché bestia, ma costantemente Katsuki posava lo sguardo su di egli, come nel timore di poterlo perdere.
La musica dei bardi risuonava limpida, mentre le dame danzavano con leggiadria, fin quando i candelabri non tremarono e il soffitto venne devastato, raccogliendo grida e pianti, schiacciando innocenti e indifesi, mentre tra la polvere che si levò, fuoco e fiamme raggiunsero il suolo.
Eijiro lo vide, maestoso, limpido, una bestia dal manto perlaceo, finché dal terrazzo le finestre si infransero, e la chiamata di un drago giunse all'udito di egli, il quale percepì la gioia della libertà avvolgerlo, e corse da essa, desiderando gettarsi tra le sue braccia.
Percorse il terrazzo, da dove oltre la ringhiera lo attendeva un Ibrido, e si sporse, posando il piede su di essa, alzando il braccio, sul procinto di saltare, ma una presa ferrea lo placò, facendogli voltare il viso e le palpebre sgranare.
"resta" lo supplicò, sporco di fuliggine e sangue, Bakugo "resta con me".
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spero vi piaccia ♡ al prossimo capitolo
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Ardens caedis // KIRIBAKU
FanfictionNessuno si sarebbe mai aspettato che l'avvenimento più bramato, l'estinzione di quelle mostruose creature che avevano mutato il mondo in un cumulo di macerie e cenere, avrebbe rappresentato una delle più grandi sciagure per il genere umano, facendol...