Capitolo 15

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La Capitale restò per giorni intrappolata in quel caos di polvere e cenere, immersa negli strazianti lamenti dei feriti, nei mugolii sommessi di coloro che invano tentavano di trattenere le lacrime.

Chi in quell'attacco aveva perduto una persona cara, ciò che ottenne fu una crepa in più.

Una cicatrice, in più.

Un doloroso segno, in più.

Su quel cuore già devastato dall'interminabile guerra.

Ancora una volta, la possente impronta delle bestie dal sangue di fuoco aveva schiacciato e devastato la fazione dei Puri, la quale non poteva far altro che accettare quello che era solo un accenno della funesta ira degli Ibridi.

Rammarico e amarezza tartassavano le menti e gli animi del popolo, portandolo quasi a piegarsi.

In particolare, però, un sentimento di confusione attanagliava e attraversava da capo a piedi Kirishima, il quale non riusciva, per questa ragione, a chiudere più occhio.

Deciso a scorgere una luce di verità tra i propri dubbi, si diresse nella stanza di colui che ancora una volta aveva preservato la sua vita.

Così, fece combaciare il palmo al freddo legno e, in un sospiro, aprì la porta della camera, provocando un lieve scricchiolio.

Bakugo, altrettanto perso tra i propri pensieri, incentrati sugli effetti del tragico evento, era intento a contemplare distrattamente la propria figura allo specchio, ma si riprese ben presto da quello stato di trance, quando udì alle proprie spalle dei passi farsi strada.

"Cosa c'è?" immediatamente, il biondo fece scattare il proprio sguardo rubino sul volto del rosso, scrutandolo attento dalla superficie riflettente, senza prendersi la briga di voltarsi.

Decise di non sostenere a lungo quel contatto visivo, Eijiro, tacendo per qualche secondo, che sembrò infinito agli occhi vigili dell'altro, il quale prese a battere ripetutamente le dita su di un ripiano, scandendo l'attesa.

"Resta." recitò in seguito, Kirishima, in un anelito di voce, "resta con me" mentre un brivido percorreva lento la sua colonna vertebrale.

Battè le palpebre, il comandante, perdendo, per quello che fu un frangente, la propria tipica espressione corrucciata.

"Che cosa vorresti dire?" data la propria attenzione, ormai completamente rivolta verso egli, Bakugo si voltò completamente in sua direzione, volendo comprendere dove desiderasse arrivare con quelle parole.

"Resta" ripetè semplicemente, Eijiro, umettandosi le labbra appena secche, "perché me lo dicesti, comandante?" ancora vivido, il ricordo del viso supplice del biondo apparì, come lo stesse rivivendo una seconda volta, "che cosa sta a significare?" continuò a domandare, tentando di capire, osando avanzare di un passo.

Sbuffò, Katsuki, stringendo i denti, marcando nell'atto la mandibola ben definita.

"Esci di qui" ordinò fermamente, quasi volesse sviare il discorso, con quel tono severo che mai non sorgeva nella propria voce.

"Ti prego" deglutì, l'Ibrido, bisognoso di conoscere ciò che si celasse dietro quelle parole, "mi occorre sapere" si avvicinò ancora, diminuendo maggiormente le loro distanze.

"Non ti occorre un bel niente" replicò immediatamente l'altro, aggrottando la fronte, squadrandolo quasi, "esegui ciò che ti è stato impartito, non mi ripeterò una seconda volta" indicò la porta in uno scatto del braccio, inflessibile, desiderando chiudere lì quella conversazione, non gradendo la piega presa da quest'ultima.

"Per quale motivo mi desideri con te?" imperterrito, il rosso non era intenzionato ad accantonare quel discorso, "io- perché sono rimasto?" sussurrò poi, più a sé stesso che ad egli, mentre le proprie iridi prive di fondo assumeva una loro lucentezza, la quale non era mai stata visibile a seguito della sua cattura.

Schiuse le labbra piene, Bakugo, attratto da quello sguardo magnetico, potendo specchiarcisi dentro, non riconoscendo il carnefice quale era, nei suoi occhi.

Ma quando di sfuggita, notò le dita di Eijiro sfiorare delicate e leggere la propria guancia, il comandante trasalì quasi, tornando con i piedi per terra.

"Smettila di disubbidirmi!" tuonò, alzando improvviso la voce, afferrandolo brusco per il polso, strattonandolo da questo, "e non farti strane idee, disgustoso essere" ringhiò, Bakugo, non potendo permettere al rosso di prendersi tali libertà, di poterlo rendere vulnerabile, "nulla, se non mio tornaconto personale, potrà portarmi a volerti con me" continuò, stringendo maggiormente la presa, "perché la tua sola vista mi provoca ribrezzo" concluse, in una smorfia traboccante di collera.

Tenne le iridi fisse sul suo volto, Eijiro, le pupille visibilmente dilatate, non stupendosi particolarmente di quella reazione tanto furiosa, non ribellandosi neanche.

Poiché, a suo malgrado, c'era una cosa sconosciuta al comandante.

"I suoi occhi la tradiscono, Bakugo Katsuki" sussurrò, con un lieve sorriso che si faceva spazio sul suo volto, felice di aver notato tale incongruenza tra il suo sguardo ed il suo verbo, percependo un dolce calore all'altezza del petto.

Piombò nella camera un silenzio di tomba, mentre il biondo si ritrovò a sgranare le palpebre, allentando la presa al suo polso, senza fiatare, il respiro mozzato.

"Fai sogni d'oro" si congedò poco dopo Kirishima, inclinando il capo, avendo ottenuto le risposte desiderate, uscendo senza aggiungere altro ancora.


Spero vi sia piaciuto, alla prossima ♡

- anchenot

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⏰ Ultimo aggiornamento: Jan 22, 2019 ⏰

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