Confessioni tra una madre e suo figlio

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Hiccup aprì gli occhi, destandosi da un sogno che subito svanì dalla sua memoria, lasciandogli però un senso di vuoto allo stomaco.

Non era necessario ricordare il sogno; anche senza sapere cosa aveva sognato Hiccup lo intuiva perfettamente, col pensiero tornò a pochi giorni prima, quando suo padre era morto davanti a lui, per proteggerlo. Fu subito investito dal senso di colpa che lo schiacciò come un macigno, opprimendogli il petto. Se avesse ascoltato suo padre, se non fosse fuggito per fare di testa sua, se per una volta avesse fatto quello che lui gli aveva detto, se lui... se... Poi ricordò le parole di sua madre, che gli diceva che suo padre aveva sempre creduto in lui, e una lacrima gli solcò il viso.

I vichinghi comunque sono uomini forti sia di fisico che di spirito, si risollevano facilmente, non perchè siano più portati di altri a farlo, bensì perchè la loro forza d'animo eguaglia la loro forza fisica, e benchè Hiccup non fosse dotato fisicamente quanto la maggior parte dei suoi compaesani, aveva comunque ereditato la loro forza d'animo, quindi si ridestò e si alzò dal letto.

Non che non avesse pianto suo padre, lo aveva fatto, insieme a tutti gli abitanti del villaggio. Stoick era stato un capo amato, un padre per tutti, e tutti lo avevano onorato nel migliore dei modi.

E proprio Stoick aveva insegnato ad Hiccup a risollevarsi, a non arrendersi e a continuare a dare il meglio di sè anche nelle situazioni più difficili. Nonostante Hiccup fosse molto diverso da come era stato suo padre, gli aveva comunque trasmesso i valori che avrebbero fatto di lui un capo-villaggio altrettanto amato e benvoluto.

Questi pensieri gli diedero la spinta necessaria a fargli compiere il suo dovere, doveva rialzarsi, lavorare sodo per onorare la memoria di suo padre, e soprattutto perdonarsi. Sarebbe stato un lavoro lungo e complicato, ma la costanza (e soprattutto la testardaggine) era una caratteristica del suo popolo, e non dubitava del fatto che avrebbe senz'altro fatto del suo meglio per raggiungere questi obiettivi.

Hiccup si vestì velocemente, quindi scese al piano inferiore, dove sua madre aveva già acceso il fuoco e stava scaldando una zuppa del giorno prima per fare colazione.

"Buongiorno" la salutò.

"Buongiorno Hiccup" la donna gli sorrise amorevolmente, e gli passo una ciotola con un po' di zuppa.

Era strano averla a casa. Da quando era tornata a Berk (pochi giorni in effetti) lui aveva insistito affinchè si trasferisse a casa sua, che era poi stata anche la casa di lei prima che se ne andasse con Saltanuvole, ed ora ogni volta che la vedeva indaffarata in qualche faccenda domestica, o anche solo seduta di fronte al focolare a contemplare il fuoco, provava un misto di tenerezza, adorazione e timore. Era molto contento che fosse tornata, ma doveva abituarsi all'idea di avere una donna per casa, soprattutto perchè con suo padre c'era sempre stato poco pudore, e aveva spesso il timore di metterla in imbarazzo, o di sentirsi lui stesso imbarazzato, quando compiva gesti quotidiani che non gli avevano mai causato problemi con suo padre, come svestirsi o lavarsi.

La donna sembrava avergli letto nel pensiero, perchè gli disse: "non farti troppi problemi con me, ti prego Hiccup. Sono pur sempre tua madre. Pensa che quando sarai sposato avrai in giro qualcuno molto più interessante di me, allora sì che dovrai farti vedere sicuro e tranquillo di avere una donna sempre intorno."

Hiccup per poco non si fece scivolare di mano la ciotola, versandosi un po' di zuppa sulla casacca. Non ci aveva mai pensato...

"Voglio dire" continuò lei. "La convivenza è anche questo, condividere piccoli gesti quotidiani che di solito siamo abituati a fare da soli."

"Mmm... Sì certo..." Hiccup era perso nei suoi pensieri, immaginandosi Astrid che gli preparava la colazione o la cena. Non aveva mai affrontato un discorso del genere con suo padre, forse i padri hanno il compito di educare i figli alla caccia e alla pesca, e le madri alla vita famigliare?

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