Mancanza - Parte 4

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Saltanuvole atterrò in una radura attorniata da un bosco di abeti. Valka scese a terra e lasciò il drago con una carezza, incamminandosi a passi felpati sul sottobosco muschioso.
Giunse al limite dell'abetaia, dove pochi passi più avanti si apriva un calanco, e si sporse oltre il dirupo cercando con lo sguardo suo figlio, o qualcosa di riconducibile a lui, come la protesi rossa della coda di Sdentato. "Eccoti..."

Scivolò lungo il pendio tenendosi in equilibrio e poggiò i piedi su un terrazzamento poco più sotto. Berk si estendeva sotto di lei, con i tetti spioventi colorati, i nidi dei draghi, e più in là il porto sull'oceano, con i faraglioni scolpiti dal mare. Ma ciò che cercava era esattamente sotto di lei, la statua effigiata nella roccia poco tempo prima dalle mani degli uomini e delle donne di Berk, e da suo figlio, e fu lì che lo vide, seduto su di un fazzoletto di terra sopra la roccia.

Sdentato le andò incontro saltellando e chiedendo qualche carezza, Hiccup si girò seguendolo con lo sguardo e si accorse di lei. "Mamma..." Stupito e sollevato di vederla le sorrise, cercando di mascherare il velo di tristezza sui suoi occhi. Lei gli si avvicinò e si sedette accanto a lui, osservò l'orizzonte e intuì ciò che lo aveva condotto lì proprio quella mattina. "Eravamo preoccupati."

Hiccup la osservò stupito.

"Temevamo che ti fosse successo qualcosa."

"Oh! Mi dispiace, non era mia intenzione..." Lui tornò a posare lo sguardo sull'orizzonte. "Come sapevi dove trovarmi?"

Valka ne rimirò il profilo e sorrise, somigliava moltissimo a Stoick. "Me l'hai detto tu poco tempo fa che quando hai bisogno di pensare ti piace venire qui."
Gli sorrise comprensiva, "così ho creduto che forse avevi qualche pensiero questa mattina."

"Scusa io..." Non trovava le parole per esprimere ciò che gli passava per la testa, così non terminò la frase.

"Sarebbe fiero di te, Hiccup." Valka posò la mano sulla sua spalla.

Hiccup non riuscì a contenere tutto quello che aveva custodito gelosamente fino a quel momento, le lacrime cominciarono a scendere incontrollate cadendo a terra, cercò quello che gli era mancato per tutta la vita, un abbraccio materno di consolazione, ciò che non aveva avuto per ogni caduta o sbucciatura e di cui aveva bisogno in quel momento più che mai. Poggiò il viso sulla spalla di sua madre e si lasciò andare mentre lei lo cingeva con le braccia. Era un uomo, ma in quel momento era anche poco più che un bambino bisognoso di conforto.

Rabbia, frustrazione, tristezza, vuoto... Mancanza...

Passarono alcuni minuti, i singhiozzi si quietarono, le lacrime si fermarono e il respiro si regolarizzò. "Mi manca" furono le uniche parole che disse prima di tirarsi su, imbarazzato per questa sua debolezza. Si chiese se suo padre lo avrebbe rimproverato, se gli avrebbe detto di reagire con più forza invece che lasciarsi andare in quel modo.

"Lo so..." Valka gli accarezzò il viso.

Hiccup sospirò e volse lo sguardo ancora alla statua di suo padre, sotto di lui. "Avrei voluto che fosse qui, oggi..."

"Lo so."

Hiccup arrossì e sorrise tra se e sè. "Scusami mamma, avevo bisogno di stare un po' da solo e ho perso la cognizione del tempo."

Valka si alzò e gli porse la mano per aiutarlo ad alzarsi. "Più che a me dovresti chiedere scusa ad Astrid" Hiccup la guardò con aria interrogativa.

"Bè, qualcuno potrebbe aver insinuato che tu sia scappato dal tuo matrimonio."

Lo sguardo di Hiccup passò da interrogativo a stupito, quindi fu attraversato da un'ombra di terrore. "Ma che...? Chi ha detto una cosa del genere?"
"Oh, sai quanto piaccia spettegolare ad alcune persone... Adesso lei è a casa sua coi ragazzi, ma Freda non si è di sicuro lasciata sfuggire qualche commento poco carino."

Hiccup si riscosse, terrorizzato al pensiero che Astrid abbia potuto pensare una cosa simile. "Sarà meglio che mi faccia vedere allora."

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"Che si fa?" Testa Bruta passeggiava su e giù per la stanza tamburellando l'indice sul mento.

Qualcuno bussò alla porta. I ragazzi la osservarono come se fosse pronta a esplodere. Testa Bruta, che era la più vicina andò ad aprire.

Quasi urlò quando si trovò di fronte Hiccup. "C'è Astrid?"

"Razza di idiota!" Testa Bruta lo afferrò per il colletto trascinandolo dentro casa, mentre gli altri, chi più stupito e chi meno, tiravano un sospiro di sollievo.

"Dove cavolo sei stato!" Testa Bruta tirò Hiccup per la casacca e lo fece abbassare alla sua altezza così da urlargli in faccia. "Ti rendi conto di quello che abbiamo passato!" E così dicendo fece un cenno con la testa in direzione di Astrid.

"D'accordo, lo so, lo so. Scusatemi." Hiccup si scusó alzando le mani. Bruta lo lasciò andare, e si allontanò guardandolo storto. "Andiamo, non c'è niente da vedere qui!" Iniziò a spingere fuori i ragazzi, che sembravano invece intenzionati a vedere cosa sarebbe successo.
"Andiamo, siete peggio delle pettegole del villaggio, fatevi gli affari vostri! E tu" indicò Hiccup, "vado ad avvertire che arriverai tra cinque minuti per prepararti." Così dicendo chiuse la porta dietro di sé.

"Hiccup..." Astrid si alzò. Hiccup lesse nei suoi occhi preoccupazione, piuttosto che rabbia, nonostante lui si fosse aspettato il contrario.
"Astrid, perdonami, mia madre ha detto che ti sei preoccupata." Le si avvicinò e le accarezzò i capelli, sciolti per quell'occasione.
"Ma tu stai bene?" Astrid posò le mani sulle sue braccia, e non potè nascondere una certa apprensione nella sua voce.
"Sì", la attirò a sé per posare le labbra sulla sua fronte, e respirando il suo profumo di sentì a casa. "Ho solo temuto che avrei sentito la mancanza di mio padre oggi, volevo avere un po' di tempo per pensare a lui."
"Oh Hiccup..." Lo abbracciò stringendolo a sé, sperando di poter alleviare almeno un poco il suo dolore.

"Sto bene" Hiccup sciolse l'abbraccio e intrecciò le dita a quelle di lei. "Oggi sono l'uomo più fortunato del mondo, credo di non potermi lamentare."
Si chinò a baciarla, e quando si fu alzato le posò il pollice sulle labbra.
"La prossima volta saremo sposati"
Lei piegò le labbra in un sorriso sotto al suo dito, quindi lui si allontanò di un passo continuando a tenerle la mano.
"Allora sarà meglio che corri a prepararti, altrimenti non ci sarà nessun matrimonio."
"Agli ordini, mia Signora."

Sciolsero le dita intrecciate, quindi lui uscì, non senza averle prima lanciato un ultimo sguardo malizioso.
Astrid si sedette sul letto col cuore in gola in attesa che tornassero sua madre, Valka e Freda, per finire di prepararla, la mente in subbuglio per la preoccupazione mischiata al sollievo.

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Hiccup si incamminò verso casa, dove si sarebbe preparato. Si fermò sotto alla statua di Stoick, ringraziando suo padre per tutto ciò che aveva fatto per lui nel corso degli anni.
Gli doveva tutto, ciò che era e ciò che sarebbe diventato, era e sarebbe stato merito delle radici datogli da suo padre. Non ci sarebbero più state le sue braccia forti a sostenerlo, e si rese conto solo in quel momento che non ne avrebbe avuto bisogno, da quel giorno in poi, ciò che di suo padre era rimasto in lui non lo avrebbe lasciato mai più, mentre una nuova fase della sua vita stava per cominciare.
E si sentì davvero fortunato nel poterla condividere con la sua anima gemella.

FINE

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NdA: ciao a tutti. Finalmente concludo questa mini fic.
Sono reduce dal terzo film, quindi sto vivendo una fase a metà tra euforia (perché mi è piaciuto proprio tanto!) e depressione (è finita!!!)
Comunque, ho cominciato a scrivere questa storia prima, per cui alcune cose non coincidono con la trama originale, anzi cozzano proprio, però ho deciso di mantenerla così come era nata in principio.
Segnalatemi errori o refusi, che io a volte non li vedo...

Pensieri e parole... a Berk.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora