Four.

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***

 "Oh, non ho niente da urlare, piccola..."

"Louis, cosa c'è?" sorrisi a pochi centimetri dal suo sorriso. Tentennò un po' vicino alle mie labbra, il suo respiro nel mio. Guardò la mia bocca, i miei occhi; scrutai ogni singolo poro sulla sua pelle, i suoi occhi azzurri...

"La borsa, l'avevi lasciata in macchina" rise, mi porse la borsa. Risi anche io e afferrai l'oggetto togliendolo dalle sue mani. Mi sfiorò la guancia con un baciò e uscì di casa senza spiccicare parola.

Solo quando arrivò alla macchina, aprendo la portiera del passeggero, si voltò e mi fece un saluto veloce con la mano.

LOUIS' POV:

Entrai in casa tentando di non svegliare il mezzo mondo che abitava lì dentro -mamma e 'papà' e i miei sette fratelli (sei sorelle e un maschietto)- , sfortunatamente gli scalini della casa troppo costosa del mio patrigno erano da sostituire da tempo, ma era fin troppo tirchio per sborsare i soldi necessari a farlo. Così uno di questi scricciolò troppo forte di fronte alla cameretta delle gemelle e per tentare di non fare peggio, lo feci: praticamente mi appesi al corrimano verniciato, che scivolò sotto al metallo dei numerosi anelli infilati nelle mie dita. Feci una fottuta caduta fragorosa e rischiai di spaccarmi il polso incastrandolo in uno dei vestitini troppo striminziti della mia sorellastra appeso alla fine dello scorrimano. Per fortuna, come ho già detto, era troppo 'fatto solo di fili' e con tela eccessivamente sottile; quindi lo strappai prima che potesse torcermi l'osso. 

Phoebe e Daisy uscirono spaventate dalla loro stanza per poi accorrere a tirarmi su di forza. "Lou!! Cosa fai?" strillò una delle due.

"Non urlate, diavolo! Sveglierete tutti!" troppo tardi.

"Phoebe?" sussurrò mia madre dal corridoio.

"Mamma! Louis è caduto dalle scale. Si è fatto male..." mi rialzai dicendo che stavo benissimo e poi entrai in camera mia brontolando; perchè diavolo quelle bambine dovevano uralare sempre? Gli volevo bene, ma molte volte erano piuttosto stressanti...

[...] 

La mattina dopo mi alzai svegliato dalla musica a palla della mia nuova sorellastra. Nuova perchè solo poco tempo prima mia madre ci aveva fatti trasferire per l'ennesima volta da uno dei suoi nuovi fidanzati, per fortuna questo sembrava essere più a posto degli altri due.

"Georgia! GEORGIA!" tuonai, assolutamente incazzato nero. Cazzo, a lei no che non volevo bene. Era una fottutissima stronza, non sapeva forse che avevo bisogno di dormire, e che lavoravo sei giorni a settimana anche per lei? Cristo, in più mi trattava come fossi una merda calpestata sotto la sua scarpa. Ma dopo un po' di tempo iniziò a capire che anche se c'era suo padre in casa ero io che comandavo là dentro.

"Senti Louis, se tu hai intenzione di strappare tutti i miei vestiti, allora io ho intenzione di non farti dormire per il resto della tua permanenza qua dentro!" sbraitò apparendo sulla mia porta mentre io uscivo. Ci sbattei contro facendola cadere col culo a terra. "e che fai idiota! Ma sei cieco?!?"

La tirai su di peso per un braccio, quindi, cercando di mantenere la calma, ringhiai sul suo viso "Senti bambina viziata, se non la smetti di dire stronzate a queste ore della mattina, per di più dopo avermi svegliato, rischio di perdere il controllo delle mie azioni, e potrei farti del male sul serio! E quel tuo cazzo di vestito non l'ho strappato apposta, ma mi ci stavo per rimettere un polso dentro, d'accordo? E se provi a mettere ancora musica del genere a quel volume giuro su tutto quello che ho che ti scaravento fuori dal balcone." rimasi quasi senza fiato, sospirai, lei non disse nulla, allora aggiunsi "e per tua informazione, probabilmente quel vestito l'hai comprato rubando i miei soldi" enfatizzai particolarmente la parola 'miei'.

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