Eight.

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Questo capitolo è abbastanza corto ma c'è il colpetto (?) di scena alla fine... Scusate l'assenza, spero vi piaccia come va avanti la storia. E non preoccupatevi se Harry non c'è più di tanto, è solo momentanea la cosa...

***

"Allora, che lavoro fai, Zaan?" chiese mamma dopo aver inghiottito un boccone di pollo.

"Io faccio... Il dj durante l'estate, a Bradford. E nel resto dell'anno sono barista nel locale dietro il parco" spiegò.

"E si chiama ZAYN, mamma!" aggiunsi.

"Oh, me lo scordo sempre! Spero mi perdonerai, prima o poi. Ma da dove viene questo nome così particolare... Non sei europeo, giusto?" inforchettò una foglia di lattuga.

"Mia madre e mio padre sono di origine pakistana, ma sono entrambi nati qui, come me e le mie sorella... Zayn in arabo significa.... Uhm " era molto imbarazzato "bellissimo" mormorò.

"Oh! Il nome perfetto per te, tesoro!" strillò mamma quasi conficcando la forchetta nell'occhio di Brody, alla sua destra. Non mi piaceva come chiamava 'tesoro' o 'caro' ogni persona sul suo cammino, perfetti sconosciuti o persone come Zayn, che chiaramente non aveva confidenza alcuna con lei. "Ma come mai a Bradford, così lontano ogni estate?" si rabbuiò.

"Bhè, i miei genitori vivono lì, come anche il resto della mia famiglia. Le mie due sorelle si sono trasferite qui per via della scuola e ho deciso di venire con loro, quindi ho conosciuto Harry e gli altri... E poi Rose" mi rivolse un sorriso caldo e sornione. Sinceramente non so come era venuta fuori quella parlantina, ma Zayn mi stupiva spesso.

"Mh... Harry e gli altri... Chi?" indagò meglio. Troppa curiosità per i miei gusti. I nostri gusti.

"I nostri amici, mamma, tutto qui" anticipai Zay dal risponderle. 

Annuì pensierosa e da lì seguitò una serie di complimenti e chiacchiere idiote.

[...]

Quando Zayn se ne tornò a casa, quella sera, e mi salutò con un abbraccio e un lieve bacio sulla guancia, lo sentii improvvisamente parte della famiglia: mamma l'aveva accettato, i miei fratellini lo avevano accettato -con entusiasmante gioiosità-, mi voleva bene e io ne volevo a lui. Era un elemento insostituible nel mio cuore; anche solo poco tempo passato con lui era il miglior momento della giornata. Mi divertiva senza esagerare, e quando lo faceva, rimediava subito.

Ma non era niente al di fuori della cerchia dei miei amici.

Mi rifugiai in camera dopo aver dato la buonanotte a tutti, e quando mi alzai dal letto, la mattina dopo, il postino consegnò la posta proprio mentre me ne uscivo tutta tranquilla dal bagno. Sapevo cosa aveva portato. Avevo visto la busta verdolina con il sigillo dell'università di Londra passare dalla mano dell'uomo di mezza età alla cassetta dipinta di blu.

*FLASHBACK*

Stavo camminando goffamente trasportando un vasetto di vernice arancione dal bagno al giardino. Jennifer mi corse davanti e feci un drammatico volo finendo a pancia in giù sul prato. Tutta la tintura scivolò addosso alla mia sorellina.

"Rose!" urlò con la vocetta ancora piccolissima.

"Sei tu che mi sei corsa di fronte all'improvviso!!" avevo solo quindici anni all'epoca, lei poco più di sei. 

Si aggrappò a me lasciando tutto il colore sui miei vestiti. "No!" urlai. Ma era troppo tardi. Ridemmo e cominciammo a dipingere la cassetta delle lettere con della tinta blu rimasta in garage. La volevamo arancio, ma non potevamo certo spalmarci sulla buchetta.

Alla fine dissi allegramente: "Vieni, andiamo a fare una doccia..." la presi per mano lasciando la nostra opera ad asciugare. Entrammo e togliemmo i vestiti sporchi ridendo come bimbi piccoli.

*FINE FLASHBACK*

Arrivai al pianterreno con ancora in testa i ricordi dei giorni in cui i gemelli imparavano a camminare mentre noi due giocavamo senza guardarli più di tanto. Ero già truccata e vestita.

La busta era poggiata sul bancone della cucina accanto ad una mela e un bicchiere di succo d'arancia.

I gemelli stavano sgranocchiando cioccolata dai lati opposti del tavolo, gli occhi intrisi di curiosità. 

Presi in mano la busta intatta e perfettamente sigillata. Stappai un angolo per poi infilare dentro al buchino creatosi una penna, tirai e lacerai tutto il lato superiore. Feci il tutto con una lentezza infinita, senza fretta alcuna. La lettera tremolava tra le mie dita incerte.

'Mi ero impegnata tutto l'anno' pensai dopo averne letto il contenuto 'ma forse, non abbastanza'.

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