Capitolo 11 - Perdersi.

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~♪ Quando avrai paura non esitare mai a cercarmi e scoprirai che sarà facile per te trovarmi ♪~

-Credo nell'amore, Gianni Morandi-

Emma.

Ci fissammo per un momento che mi parve interminabile, fu lui poi a distogliere lo sguardo, io mi ero completamente smarrita tra il ghiaccio.

<<Sarebbe figo farla in puntata>>, mi disse sistemando il microfono.

<<Si>>, risposi guardando una volta il piano, una volta i miei piedi, per poi tornare al piano. "Perchè sei così nervosa?", mi chiesi.

Lui prese una sedia e si sedette a cavalcioni appoggiando le braccia sulla spalliera.

<<È tutto ok?>>, mi chiese con gli occhi fissi sui serpenti che volteggiavano sulle sue mani.

<<Si>>, ripetei. Mi sentivo una stupida. Scossi piano il capo provando a riprendere il controllo di me stessa. Cercai di convincermi che non avevo alcun motivo per sentirmi così tesa in sua presenza.

<<Ho visto che sei stata tutto il giorno da sola...>>, continuò lui.

Stavo per rispondere di nuovo con un sì, ma mi trattenni.

Che gli importava se ero stata da sola per tutto il tempo? Lui non si curava di me da tempo, mi parlava appena.

<<Non conosco bene nessuno di loro>>.

<<Oh>>, rispose lui con una strana espressione sul volto. Si era offeso?

Beh, avevo detto la verità in fondo.

<<E poi tu non mi parli da tempo>>, continuai con aria impertinente. Mi sorpresi insieme a lui di quel tono che non mi apparteneva affatto, ma uscì dalla mia bocca senza che riuscissi a controllarlo.

<<Già... Beh se hai bisogno di me io ci sono>>, mi disse in tono freddo fissando il pavimento, si alzò dalla sedia e fece per andarsene.

Non ebbi il coraggio di trattenerlo. Quanto ero stata cattiva?! Non era da me.

E poi cosa volevo fargli pesare? Lui non era tenuto a parlarmi, di cosa ero offesa?

Mi misi le mani sulla testa e scossi il capo.

Cosa mi stava facendo quel ragazzo? Non mi ero mai comportata in questo modo.

Irama.

Andai in giardino e accesi una sigaretta.

Ero agitato e teso, continuavo a fare su e giù per il piccolo cortile che adornava la casetta.
Quella ragazzina iniziava a darmi sui nervi. Prima mi tortura, mi perseguita e poi cosa vuole? Io stavo solo provando a togliermela dalla testa... Ma lei niente, era sempre lì con quel visino da angioletto, i capelli di seta e la pelle morbida come una pesca, forse ci provava gusto a vedermi impazzire...

"Ma che stronzata! È colpa tua se ti stai rincoglionendo, non certo sua", disse una vocina dentro di me.

<<Scusami>>, sentii dire alle mie spalle.

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