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Aprii gli occhi e provai subito un fortissimo dolore alla testa, non che i miei muscoli non stessero facendo lo stesso anzi, di peggio.
Il cielo che doveva essere sopra di me si dissolse nel tettuccio di un auto a me sconosciuta, così mi alzai di scatto.
Non sapevo dove cavolo ero e che fine avessi fatto, ma lo venni a scoprire qualche secondo dopo quando la mia testa colpì quella del ragazzo biondo.
Cavolo, Luke.
Lui si svegliò di soprassalto ed io mi trovavo ancora in braccio a lui dato che mi accorsi di aver trattato le sue gambe come da cuscino per la mia testa e i sedili posteriori della sua auto come letto. Quando mi ero alzata di scatto ero finita in braccio a lui e la mia testa aveva colpito la sua.
"Ahia!" Mormorò appena i suoi occhi si aprirono e potei giurare di non aver mai visto uno spettacolo del genere: cavolo, i suoi occhi erano davvero, davvero fantastici.
"Scusami" furono quelle parole a sfuggirmi e tutto ciò era abbastanza strano, perché non ero il tipo che si scusava facilmente.
"Non mi ero accorta di te" aggiunsi cercando di coprire le scuse appena pronunciate.
Il biondo mi lasciò un'occhiataccia e spostò il mio bacino dalle sue gambe. Il gesto mi parve abbastanza freddo, come se la mia vista gli stesse creando qualche problema oltre al mio effettivo peso.
"Cosa ci faccio qui?" Chiesi alla fine di un silenzio insopportabile.
"Ci hai dormito. Mi sei praticamente crollata a dosso ieri sera e ti ho portata qui" disse tutto ciò in maniera assai scontrosa e annoiata ed io mi sentii abbastanza un'immatura in quel momento perché non avevo saputo badare a me stessa e avevo permesso che se ne occupasse qualcun altro lasciando tutto al caso.
"Beh, grazie" fu tutto quello che riuscii a dire, troppo impegnata ad arrabbiarmi con me stessa.
Avevo tutta la maglia sgualcita e i capelli sottosopra così, nel frattempo che il silenzio regnava sovrano e il biondo mi fissava con il broncio, mi legai i capelli in una coda alta.
"Che c'è?" Mormorai stanca del suo sguardo su di me.
"Hai una cera orribile"
Pronunciò quelle parole come se tra i suoi pensieri e le sue labbra non vi fosse nemmeno un blocco.
Fui io, stavolta, a guardarlo storto e lui a ridere.
"Forza, scendi. Andiamo in un bar" disse subito dopo e così uscimmo da quell'auto permettendo al freddo mattutino di invaderci.
Mi venne la pelle d'oca soprattutto alle gambe per colpa di quegli stupidi pantaloncini a vita alta che indossavo.
La macchina si trovava leggermente distante dal luogo del rave e mi chiedevo come mi avesse portata fin lì, perché, sinceramente, non me lo ricordavo.
La mia curiosità venne sostituita dalla mia incredibile voglia di dimenticare la mia incresciosa figura di merda e così abbassai lo sguardo sulle mie scarpe.
"Ash, hai freddo?"
Mi sentivo in soggezione con quel ragazzo dagli occhi celesti perché non sapevo come comportarmi e in più della sera prima ricordavo poco e niente, così non ascoltai la sua domanda e, nel frattempo che mi facevo tutti quei filmini mentali, la sua giacca di jeans nera mi venne posata sulle spalle ed io lo guardai interdetta:
"Stavi tremando come una foglia" Sbottò lasciandomi uno sguardo strano.
"Non ce n'era bisogno" Mormorai io incontrando nuovamente quegli occhi azzurri.
"Allora perché non te la togli?" Mi incalzò lui con un sorriso da sbruffone ed io feci di tutto per trattenere il sorriso sulle mie labbra.
Entrammo in quel bar vicino al parcheggio e ci avvicinammo al bancone.
Nella cover del telefono mi erano avanzati 20 dollari perciò, non sapendo quanto costasse il biglietto di ritorno per Wilton, ordinai la cosa più economica.
Ero tentata di prendere una gomma da masticare ma, sapendo che sarebbe sembrato strano, optai per un caffè.
"Una cioccolata calda" disse invece il ragazzo al mio fianco.
Ci sedemmo ad un tavolino e lui iniziò ad osservarmi:
"Allora? Come ti senti?"
Mi sembrava gentile da parte sua chiedermelo così gli raccontai della mia testa dolente e della confusione sulla notte prima.
"Non ricordo un granché, tranne che tu sei...beh, il Luke dei messaggi" aggiunsi.
Il ragazzo pensò sù alle mie parole e poi mi rivolse un sorriso strafottente, non così entusiasta come i precedenti.
"Quindi, raccontami di te" mormorò facendo incontrare ancora i nostri sguardi.
"Cosa? No. Parlami tu di te, Luke"
La mia voce era parsa abbastanza nervosa perché era quello che provavo. Di cosa avrei dovuto parlare? Della mia vita incasinata? Di mio padre? Di mia madre? Di quello che mi era proibito sognare?
Luke scosse la testa: "Oh no bella qui chi fa le domande sono io e tu sei quella che risponde"
Alzai gli occhi al cielo alla sua risposta, perché era davvero una cazzata ormai quella del colloquio, ma lui non parve prendere questa opzione in considerazione.
"Quindi è così che inizierà il nostro colloquio? In un bar, con una me ancora sbronza e vestita così? Con un caffè e una cioccolata calda?" Chiesi ironica cercando di evitare la sua domanda.
"Bella, il nostro colloquio è già iniziato da un pezzo" precisò lui e il mio sguardo cadde sul piercing che aveva all'angolo del labbro.
Mi morsi istintivamente le labbra e i miei occhi si fissarono nuovamente nei suoi.
"Allora dopo ieri sera non penso ci siano speranze" aggiunsi continuando la conversazione su questo tono.
Un cameriere portò le nostre ordinazioni confondendo i bicchieri.
"No, la cioccolata è per lui" dissi rivolgendomi al ragazzo con la divisa.
Lui si scusò e io gli feci un sorriso.
Luke, nel frattempo, borbottò qualcosa come "Bene, grazie, ora puoi andare" e il ragazzo se ne andò.
"Che tipo" Mormorai io riferendomi al ragazzo biondo di fronte a me, ma lui era troppo impegnato a fissare in cagnesco quel povero dipendente e a pensare che mi riferissi a lui.
"Insomma ho bevuto molto?"
Cercai di distoglierlo dai suoi pensieri.
Il ragazzo ritornò in sé e mi rivolse una radiografia focalizzandosi sulle spalle scoperte dalla maglia a barca.
A disagio posizionai una mano dietro al collo e lui distolse lo sguardo.
"Beh, parecchio"
"Abbastanza da far finire il nostro colloquio lavorativo?" Chiesi dopo.
"Certo che no. Ti stavi solo divertendo e anch'io ho bevuto un bel po', poi abbiamo ballato e..."
Lui si fermò di colpo.
"E?"
"Niente, lascia stare" borbottò per poi chiudere la conversazione iniziando a bere la sua cioccolata.
"E comunque stai bene così" aggiunse ricordandosi della mia lamentela sui vestiti che indossavo.
I nostri occhi si incontrarono per la millesima volta e prima che io lo ringraziassi il mio telefono iniziò a suonare:
Mamma.
"Cazzo" esclamai leggendo il nome della donna che mi aveva creato.
Luke osservò la mia reazione a quel nome, paragonandolo sicuramente a quello della solita adolescente nei guai, ma io ero più che nei guai perché lei non era mai sveglia alle 8 della mattina.
Mi alzai di scattò e con un "Vado un attimo fuori" me ne scappai dall'aria chiusa di quel bar.
"Pronto" Mormorai e lei iniziò a biascicare parole a caso.
La sentii ingoiare qualcosa e dedussi fosse altro alcool.
Cavolo.
"Mamma, devo entrare a scuola, puoi rimandare tutto a dopo?" Le chiesi sperando di non rovinarmi la mattinata libera già guastata dall'hangover.
"Piccola pezzente cosa stai combinando? Oggi non hai scuola, non è vero? Cosa credi di fare? Prostituirti? Ti stai vendendo, eh? Ammettilo: ieri non sei stata dalla tua amica, ammesso che tu ne abbia una" Sbottò lanciando così tanti pugnali che io non ebbi il tempo di schivare.
"Lasciami in pace, okay?!" Mormorai sperando che la mia voce fosse stata abbastanza alta da essere ascoltata e infatti fu così perché prima di riattaccare bevve un altro bel po' e poi disse che a casa avremmo fatto i conti.
Entrai di fretta nel bar e cercai il più possibile di evitare di incrociare lo sguardo con il ragazzo:
"Dovrei andarmene" aggiunsi e lui annuì indicandomi il caffè ancora intatto.
"Non mi va" mormorai e lui annuì impercettibilmente accompagnandomi alla sua auto.
Quando incrociai la mia figura attraverso lo specchietto retrovisore notai quanto fossi sbiancata e a breve anche quanto le mie mani stessero tremando.
"Non vuoi che ti accompagni dalla tua amica?"
Chalsey mi venne in mente solo in quel momento, solo che non potevo perder altro tempo e dovevo ritornare a Wilton il prima possibile.
"No. Se non ti dispiace vorrei che mi lasciassi vicino una fermata dei pullman extraurbani" gli risposi e lui annuì.
Non parlò durante il tragitto, ma mi lasciò solo qualche occhiata.
"Sicura vada tutto bene?" Chiese infine ed io annuii mentendogli.
Poi non aggiunse nient'altro e anch'io feci lo stesso perché ero troppo agitata e troppo occupata a ripetere le parole di mia madre per la testa.
Arrivammo alla fermata ed io riuscii per fortuna a comprare il biglietto di ritorno.
Il pullman si fermò dopo pochi minuti e nel frattempo il ragazzo non mi toglieva lo sguardo di dosso: "Allora" Mormorai io, accorgendomi subito dopo di star ancora indossando la sua giacca.
"Io dovrei andare"
Me la sfilai e gliela porsi: "Grazie"
A quel punto non sapevo bene cosa dovessi fare, perciò mossi la mano in segno di saluto.
Lui rise.
I capelli ancora in disordine, le occhiaie sotto agli occhi e poi quei bellissimi stralci di oceano.
"Aspetta" mi disse e dalla tasca dei suoi jeans tirò fuori un paio di auricolari "tienili. Sarebbe una noia, senza la musica"
Io rimasi sorpresa: il ragazzo che appena sveglio era stato freddo come il ghiaccio, ora mi stava davvero prestando i suoi auricolari?
Prima che io lo ringraziassi lui me li mise sulla mano destra e me la chiuse a pugno.
"Di niente, bella" disse chiamandomi per la terza volta in quel modo.
Il suo sorriso divenne ancora più strafottente così decisi che era arrivato il momento di andare.
"Beh, ciao allora"
Mi doleva andarmene, ma senza fare altri teatrini inutili salii su quel cavolo di pullman che mi avrebbe riportato alla normalità.
Non mi voltai indietro anche se avevo una dannata voglia di farlo, ma dovevo ammettere a me stessa che presi posto dalla parte dov'ero salita così, giusto per vedere se lui fosse stato lì per guardarmi andare via.
Non feci in tempo a vederlo perché il pullman partì senza aspettare neanche che mi sedessi.
Quindi alla fine dopo tutto quel trambusto di cose che erano accadute dalla sera prima come: l'incontro al bar, i balli e tutto il resto non seppi davvero cosa pensare di lui o l'effetto che mi facesse.
Seppi solamente sorridere al pensiero di quegli auricolari tra le mie mani e al messaggio che poco dopo mi arrivò:

Luke:
Non ti libererai facilmente di me, bella.

Colloquio Di Lavoro [Luke Hemmings]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora