Capitolo 3.

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Il letto si muoveva velocemente e il piumino floreale cadde a terra.

《Cami, Cami. Dai svegliati.》sentii urlare. Una voce stridula, innocente.

Aprii appena gli occhi e passai i pugni chiusi sopra di essi.

《 Ehi,  ma cosa..?》dissi con voce rauca e impastata ancora dal sonno.

Il letto continuava a muoversi, su e giù. Sembrava di esser alle giostre.

《 Mamma, Cami non vuole alzarsi.》

Sgranai gli occhi e vidi come si muoveva felicemente quella bambina. Teneva le ginocchia unite e sorrideva. Lo faceva sempre.

《Kayla.》 urlai alzandomi veloce da quel cuscino ormai caldo.

Le presi un braccio e la tirai a me.

《Mi sei mancata.》e l'abbracciai più forte. Oh, come sei dolce piccola mia.

《 Mi sei mancata tanto, tanto anche tu.》 le risposi sorridendo.

Il cuore mi martellava in petto. Non avrei immaginato di vederla qui, sobbalzare sul mio letto.

Mi rese felice. Ed era da un po' che non lo ero.

《 Ehi voi due, avete intenzione di scendere o mangio io tutti i pancake?》si udii dal piano di sotto e una leggera risata l'accompagnò.

《 Mamma!》sospirai.

《 Cosa credevi che sarei venuta qui tutta sola Cami?》 e mi guardò con gli occhi pieni di gioia.

Quel blu intenso si schiarì veloce quasi a voler far vedere tutte le sue sfumature. Le posai una mano sulla testa e piano scivolai tra quei boccoli castani.

La guardai e le diedi un bacio sulla fronte.

《Vieni andiamo dalla mamma.》 le presi la mano e non appena si alzò dal letto feci in fretta e la portai sulle mie spalle.

《Cami, ma non vale così.》 e rideva con tutto il fiato che aveva in corpo.

Era felice.

Sorridevo. Avevo il cuore in gola e il respiro pieno. Volevo scendere in cucina il più in fretta possibile. Ero in ansia.

《 Mamma.》e mi buttai tra le sue braccia non appena misi giù Kayla.

Posai il viso nell'incurvatura del suo collo e la strinsi forte.

Respirai il suo profumo e un nodo in gola si presentò presto.

Quanto mi sei mancata, pensai, ma non avevo il coraggio di dirglielo. Ogni volta mi bloccavo di fronte a questi sentimenti.

Tenevo tutto dentro e non esternavo mai nulla.

《Mi sei mancata tanto anche tu, tesoro.》 e sorrise, passandomi una mano sul viso.

Mi capiva, con lo sguardo, con i miei gesti, con i miei malumori. Lei mi capiva, sempre.

Il sole faceva capolino dalla piccola finestra vicino al frigorifero. Illuminava con luce naturale quella stanza e stava scaldando il profilo di Kayla mentre giocherellava con le briciole del pane tostato.

Era cresciuta così tanto e io non la potevo vedere spesso.

《 Tesoro tra due giorni è il compleanno di Kayla e desiderava tanto passarlo qui con te.》

Otto anni, pensai, non ci posso credere. Sono già quattro anni che viviamo lontane. Strizzai gli occhi e senza farmi vedere passai una mano sotto le ciglia.

《 Ah, o voleva semplicemente saltare la scuola con una scusa?》sorrisi e passai una mano tra i suoi capelli spettinandola un po'.

《No Cami.》e mise il broncio sbuffando.  Scese dallo sgabello quasi alto come lei e corse davanti lo specchio. I piccoli piedini si muovevano frettolosamente e quei boccoli oscillavano dietro le sue spalle.

La guardai mentre con le mani cercava di aggiustarsi i capelli e sorrisi. Non ce la feci a trattenermi. Mi riempiva di gioia. Una gioia immensa.

《 Allora Camille come va qui a New York?》 mi chiese mia madre portandomi di nuovo alla realtà.

《Bene. Il lavoro è un po' pesante, ma ce la faccio.》

《Tesoro mi dispiace così tanto che tu viva qui da sola.》

《 Non ti preoccupare mamma. Sto bene.》 sospirai abbassando lo sguardo.

L'aria iniziò a farsi pesante,  non volevo preoccuparla con i miei problemi. Scrollai le spalle come se un'enorme fardello mi stava pressando per farmi cadere.

Non crollare,  non gli dirò nulla. È una storia che ci ha ferito e non voglio farla soffrire ancora, pensai.

Respirai profondamente buttando fuori talmente tanto fiato che avrei potuto buttar giù un muro.

Viver qui da sola era stata una mia scelta,  forse sbagliata, ma dovevo affrontare da sola i fantasmi del passato.

《 Cami guarda. 》e si buttò con il suo esile corpicino tra le mie braccia. 《 Ti piace?》 mi chiese indicando la piccola mollettina rossa che aveva  impigliato tra i capelli.

《 È bellissima amore. 》e le diedi un bacio che schioccò forte.

Come era piccola. Lei e mia madre erano le uniche persone che mi restavano. Mi riempivano le giornate e mi davano forza per andare avanti.

Il campanello suonò e corsi ad aprire.

《 Ciao Camille.》ed entrò.

《 Elija!》 si sentì urlare dalla cucina. Si buttò fra le sue braccia e lui l'afferrò velocemente per poi farla roteare.

《 Ciao tesoro mio.》 e le diede un bacio sulla guancia. 《 Torni qui e non mi dici nulla?》le sorrise.

《 Siamo appena arrivate io e la mamma.》 gli rispose indicando mia madre sull'uscio della porta della cucina.

《 Buongiorno signora Stew.》

《Elija ancora con questo lei. Vieni qui.》 ed allargò le braccia per accoglierlo calorosamente.

La piccola Kayla era lì ferma ad aspettare che Elija la portasse come sempre nella pasticceria accanto per prender una fetta della sua torta preferita.

Gli tirava con due dita il tessuto del jeans per fargli capire che stava aspettando.

《 Allora. Chi vuole una fetta di torta al cioccolato?》e la guardò sapendo che Kayla non stava aspettando altro.

《Io, io.》 urlò mentre si muoveva frenetica nel salotto. 《 Elija vengo con te -riprese cercando di esser un po' seria- solo se tu dopodomani vieni al mio compleanno.》

Lo guardava con occhi speranzosi, aveva avuto sempre un bellissimo rapporto con lui e per Elija era come una piccola sorellina d'accudire.

《 Uhm, fammi pensare. Non mi sembra uno scambio equo..》 disse portando gli occhi al cielo e facendo una smorfia con la bocca. Vide che Kayla mise il broncio e abbassò gli occhi.

《Ma sarei felicissimo di festeggiare con te.》 le disse prendola in braccio.

Sono così carini. Vuole così bene a Kayla, pensai. E lì guardai mentre sgaiattolavano fuori dalla porta per andare in pasticceria.

Mi andai a preparare, il turno in caffetteria sarebbe iniziato tra un'ora e fare tardi non era nei miei programmi.

Mi feci una doccia e in tutta fretta mi vestii per poi uscire.

《 Mamma di a Elija di passare in caffetteria.》 dissi prima che la porta principale si chiuse alle mie spalle.

Salii in auto e andai incontro ad un'altra giornata straziante chiusa in quelle mura che odiavo.

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