Capitolo 9.

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La sveglia era mezz'ora che stava suonando. Stropicciai gli occhi con i dorsi delle mani e mi stiracchiai prima di sollevare la trapunta calda che mi avvolgeva.

Il sole entrava dalla finestra con disinvoltura, illuminava metà dell'enorme letto in cui ero a cavalcioni e riusciva a picchiettare qualche raggio sopra l'armadio di legno.

Mi voltai e lo vidi brillare.

Era lì, imponente, dal color petrolio riusciva a sfumare al viola e poi ritornare al blu. Non avevo notato queste sfumature al negozio, pensai e mi portai una mano davanti alla bocca aperta per la sorpresa.

Era bellissimo e la voglia di indossarlo era sempre più presente. 

Mi alzai.

Un enorme respiro uscì dal mio petto e con fatica mi diressi in bagno per una doccia calda.

Feci in fretta ed entrai facendomi sommergere dal getto d'acqua che fuorisciva con velocità.

Passai le mani sui capelli e li portai indietro, posandole poi, dietro il mio collo tenendole intrecciate.

Respiravo freneticamente, le labbra lasciavano cadere gocce d'acqua che si posavano sopra di esse con disinvoltura. Abbassai la resta e chiusi gli occhi per pensare.

Cos'è questa strana sensazione. Dio! Riesco a sentirla qui nel petto, che brucia.

Spalancai gli occhi non appena vidi quei due occhi neri apparire nella mia mente. Lucidi, sorridenti, mai stanchi di guardarmi. Sussultai e con fatica riuscì a deglutire. Cosa diavolo mi prende? pensai scuotendo la testa, ma erano lì pronti di nuovo ad apparire nella mia mente.

Dio sono così dolci, pensai ammaccando un piccolo sorriso.

Il cuore mi batteva nel petto senza un ritmo costante, mi stava prendendo a pugni. Era una sensazione piacevole, ma mi faceva paura.

Cos'è? Cosa diavolo mi sta succedendo? Sono solo due occhi, Camille! pensai rimproverandomi bruscamente.

Uscii dalla doccia e mi asciugai in fretta. Mi infilai i jeans neri che mi fasciavano le gambe in modo sublime e misi su un top color corallo.

Mi sistemai i capelli in una coda alta e sprofondai con i piedi in un paio di stivaletti neri.

《 Ehi, sì arriverò alla festa sul tardi. -risposi con rabbia, mentre prendevo la giacca - No Elija, non ti preoccupare vai alla festa. Ci vediamo lì.》 e terminai la chiamata. Mark mi aveva letteralmente fatto saltare tutta la giornata. Avevo preso degli impegni e li dovetti disdire tutti per colpa del "nuovo" turno.

Addentai un muffin ai mirtilli presi le chiavi dell'auto con la borsa e uscii di casa.

L'aria di New York quella mattina era decisamente più umida del solito, il cielo era coperto da dell'enormi nuvole bianche che sovrastavano sopra i grandi grattacieli.

Approfittai del tempo libero per passare in biblioteca per prendere qualche libro.

Controllai la borsa e vidi che il libro che avevo appena finito di leggere l'avevo portato con me. Meglio, almeno lo consegno oggi senza che ci ritorni Lunedì, pensai sospirando.

Fui inondata da un profumo familiare, respirai profondamente e l'odore di quei libri entrò nelle mie vene. 

Lo adoravo.

Mi fiondai davanti l'enorme bancone di legno che risiedeva con maestosità al centro della sala.

《 Buongiorno, sono venuta per consegnarle il libro che avevo preso la settimana scorsa.》le dissi sorridendo allegramente.

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