Capitolo 12

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Jude stava lì, su quella sedia, davanti a quel dannato lettino d'ospedale. Guardava il volto pallido di Caleb, mentre gli occhi gli tornavano umidi per l'ennesima volta. Ricordava troppo bene come il suo ragazzo fosse finito lì. E continuava a sentirsi in colpa ogni giorno di più. Gli mancava tremendamente
Aveva bisogno di lui. Aveva bisogno di vederlo sveglio. Di sentire la sua voce. Di incatenare gli occhi ai suoi. Si sentire le sue carezze. Di assaporare le sue labbra. Aveva bisogno semplicemente di lui. Vederlo così pallido, fermo su un lettino, inerme, senza che desse segni di vita... Non riusciva a sopportarlo. Ricordava troppo bene come quella sera, fosse quasi morto per proteggerlo.

Caleb stringeva Jude nel sonno, non stava dormendo tranquillo. Sentiva che qualcosa non andava. E la sua sensazione era giusta. Infatti, Dark uscì allo scoperto e prese la pistola. Provò a levare il rasta delle braccia del figlio, ma entrambi si svegliarono. Il castano lo spinse prontamente via e si mise davanti al rasta per proteggerlo.
-C-Caleb...-
-Tranquillo piccolo, va tutto bene-
-Davvero, Caleb? Va davvero tutto bene?- domandò Dark puntando la pistola contro Jude.
-Se vuoi vederlo vivo, lasciamelo-
Caleb ringhiò contro il padre e guardò Jude in modo rassicurante, come per calmarlo visto che tremava.
Nel frattempo il rasta, nonostante la paura, riuscì a fare uno squillo alla polizia. Ma non potè dir niente che ci fu uno sparo. Uno sparo indirizzato a lui. Uno sparo che l'avrebbe colpito alla testa. Uno sparo che l'avrebbe ucciso. Un colpo che non gli arrivò. Caleb lo stava abbracciando. Con una presa debole, troppo debole. Il castano aveva usato il proprio corpo per proteggerlo. Per salvarlo. Era stato colpito alla schiena, probabilmente era stato preso un polmone. Ma il ragazzo non si mosse. Rimase davanti a Jude, beccandosi un altro paio di proiettili. Poi si sentirono le sirene della polizia, e Dark andò via. Ma nel frattempo, Caleb si accasciò a terra lasciando quella lieve presa che aveva su Jude. E il rasta non potè far altro che urlare il nome del punk in modo disperato.

Erano passate due settimane dal coma di Caleb. I medici dicevano che nessuno era mai sopravvissuto dopo essere stato colpito a cuore, polmoni e testa. Era impossibile che il punk si svegliasse. Ma Jude aveva insistito. Continuava a ripetere che ce l'avrebbe fatta. Joe e Shawn non potevano essere più d'accordo, e sembrano anche più positivi di lui. David invece cercava di tirar su il morale all'amico, nonostante non fosse così convinto in un risveglio del ragazzo.
-Caleb... Si, sono venuto qui. Ancora. Ma te l'ho detto. Usciremo da questo ospedale di merda insieme. No?-
-Certo piccolo mio- pensò Caleb, sentendo nuovamente la voce di Jude - ho promesso di non lasciarti mai-
-Sai... Mi manchi tantissimo. So che te lo ripeto ogni giorno... Ma è così. Mi manchi. E manchi anche a Joe e Shawn. Persino a David-
Jude ridacchiò leggermente.
-Il pinguinomane sente la mia mancanza? Wow, devo avervi terrorizzati con questo coma eh?-
-Non vedo l'ora che tu ti svegli... Ho bisogno di sentire nuovamente le tue labbra sulle mie...-
-Sei arrossito piccolo, vero? Ti imbarazzi per poco-
-Sono senza occhialini, sai? So che non vuoi che io li porti-
- Piccolo mio...-
Caleb sentì una forte e calda presa sulla sua mano. Jude glie la stava tenendo in modo quasi disperato.
-Tra poco dovrò andare... Ma te l'ho detto, dobbiamo uscire di qui insieme. Non importa tra quanto... Anche se spero presto-
Il rasta si alzò e si girò, iniziando ad andarsene. Ma una stretta calda gli avvolse il polso, nonostante fosse abbastanza debole.
-Magari anche oggi-

Defence||FudouKidou Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora