Piccola Anima, Ermal Meta
"Mi dici dove andiamo?", le chiedo mentre ci dirigiamo verso la mia auto.
Ma Isa non mi degna di uno sguardo, ha gli occhi fissi sul cellulare e sembra quasi non mi stia neppure ascoltando.
"Tieni!", mi dice porgendomi il suo IPhone.
"Sarebbe?"
"Google Maps e la strada che devi fare.."
Guardo bene il tracciato e mi prende quasi un colpo appena capisco verso dove siamo diretti.
Accendo subito la radio, lascio fare al caso. Non ci provo nemmeno a collegare Spotify e a scegliere una canzone. Non ne sarei capace. Perché con lei le parole le ho perse ed esaurite tutte ed è, forse per la prima volta in vita mia, che nemmeno una canzone riesce a sostituirle.
"La Vasca", Alex Britti.
Vorrei davvero stare tutto il giorno in una vasca. Con lei.Ah Damià, checcazzo! Che stai a pensà?
Ritorno in me, sono un uomo d'altronde e i miei ormoni, quando lei è con me, ballano il jive, la salsa e pure il merengue.
Non provo nemmeno a poggiare la mia mano sulla sua gamba, mi ammazzerebbe. Sto lì e guidare non mi é mai stato così pesante.Appena arriviamo e scendo dall'auto, mi fermo a guardare il panorama. Sta tramontando. Il cielo è rosso, forse più della sua felpa. Non me lo ricordavo così bello questo posto. Forse perché, alla fine, non ci ero mai stato con qualcuno di importante.
Roma, te prego, se me vuoi bene, fà la stupida stasera. Almeno per stasera.
Isa non dice nulla, si allontana da me e va a sedersi su un muretto. La raggiungo subito, non sopporto più i nostri silenzi. Cerco di stravolgere la situazione. Le chiedo come mai mi abbia portato qui. Sono certo, quasi al 100%, che sia stato Thomas a rivelarle questo posto, raccontandole quella famosa storia, e sorrido appena capisco che vorrebbe sapere se io ci sia mai stato con qualche ragazza.
"No. Thomas credo te l'abbia detto. Qui, al Gianicolo, si portano le pischelle, quelle importanti però."
"E le pischelle, invece, chi portano qui?"
"I pischelli, anche loro. Sempre quelli importanti."
"Appunto.."Appunto. Non so se ho capito bene oppure ho capito perfettamente.
"Mi ci avresti portato mai?"
Boom. Colpito e affondato.
Isa 1, Damiano zero.
"Si, Gin, ti ci avrei portato. Colpito e affondato."Dopo qualche secondo di silenzio, inizia a chiedermi spiegazioni ed io non ho nessuna intenzione di mentirle.
Mi siedo accanto a lei.
Si irrigidisce un po' e mi chiede, gentilmente, di non spararle, come al mio solito, le due mila cazzate classiche che si dicono per evitare di peggiorare la situazione. Anche perché, nel nostro, di caso, la peggiorerebbero eccome.
"Sai, Gin, non ti dirò quelle cose. Non te le dirò e non proverò nemmeno ad inventarmi cazzate a raffica solo per avere il tuo perdono. Sai, quando ho incontrato Silvia, ero diverso. Ero più. Ero più sincero. Non avevo paura di dire ciò che pensavo, ciò che sentivo. Addirittura non avevo paura di esprimere ciò che provavo. Ero "puro". Ero quello che vedevi. Niente di più e niente di meno. Anche con i miei amici, ero il più sincero di tutti. Lo so, non mi guardare così. So che fai fatica a credermi. Ma ero piccolo, non che ora sia un uomo vissuto. Ero piccolo e non sapevo che a volte non ci si può permettere il lusso di essere sinceri. L'ho capito a poco a poco. Quando i miei amici hanno cominciato a prendermi per il culo per il disastro della mia prima volta con Silvia. Quando ripetevo che da grande avrei fatto il cantante e tutti mi dicevano che sognare fosse stupido e che quattro schiaffi mi avrebbero riportato alla realtà. Quando Silvia mi diceva sempre che certe cose era meglio che le tenessi per me, che ritenersi innamorati fosse da sfigati e che quel capello corto e la camicia gli facevano tanta tenerezza. Allora ho iniziato ad andare con tutte le pischelle che mi capitavano davanti, a vantarmi con i miei amici il giorno dopo e a non calcolarle nemmeno di striscio quando le incontravo di nuovo; ho iniziato a chiudere il cassetto e a inventarmi lavori nuovi, come il medico o l'avvocato. Che poi io ero na pippa e la mia credibilità era pari a zero. Ho iniziato a farmi allungare i capelli, ad indossare camicie vintage e a smaltarmi le unghie. Ho iniziato a non parlare. E le verità, adesso, le tengo solo per me. Perché solo io so averne cura."
So di avere gli occhi lucidi, la gastrite alle stelle e un nodo alla gola. Lei mi guarda, senza dire nulla. Poi, all'improvviso, mi passa il dito sulla guancia.
"Hai gli occhi lucidi.."
"Lo so. Sto provando a non nascondermi. Questa è la mia verità e voglio mostrartela."
Mi accarezza il volto ed io non posso non pensare a quanto siano morbidi e fragili le sue mani.
"Sei un casino Damiano David.."Si, Gin, hai ragione. È tutto un casino.
Mi bacia. E poi sono io a baciare lei. È un gioco di baci, il nostro. Sono baci che hanno un sapore. Sono baci che nascondono parole. Sono baci che valgono la pena di essere dati.
Ci stacchiamo e sento l'esigenza di essere ancora più sincero. Ed è proprio per questo che io, sincero, ultimamente, non lo sono più. Perché poi va a finire, sempre, come non dovrebbe.
"Dem, io non so se ce la faccio. Di te non mi fido ed ho paura. Sono stata malissimo quella sera ed i giorni successivi. Io vorrei solo essere felice."
Scendo da muretto e le porgo la mia mano
"Dai, ti riporto a casa.."Si, Gin, ti riporto a casa. A casa tua. Lontano da me e dal mio mondo. Lontano da me e dai miei casini. Ti riporto a casa e ti prometto che sparirò dalla tua vita. Perché tu meriti davvero di essere felice. Come lo merito anch'io. Ma se io con te lo sono, tu non lo sei con me. E tu, tra i due, sei quella che merita di più.
Mentre, per quanto riguarda te, mia cara Roma, ti avevo chiesto di far la stupida, mica la stronza. E, invece, no. Hai fatto proprio la stronza, stasera.
![](https://img.wattpad.com/cover/131061151-288-k200063.jpg)
STAI LEGGENDO
Gin Lemon e Liquirizia
FanfictionDamiano David è il ragazzo più particolare che io abbia mai conosciuto. È un figo da paura, e questo non c'è bisogno che lo dica io, lui lo sa benissimo. Ogni cosa gli sta da dio, persino quella pelliccia leopardata che mi ruba sempre e che a me fa...