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Michael's point of view

La sera prima Mia mi aveva invitato ad una serata in una specie di locale ma aveva detto che la musica era tranquilla, per cui non avrei dovuto preoccuoparmene, ma saremo stati da soli, ed era davvero rischioso, cosa avrei detto ad Annie? Intanto, si fecero le dodici e tre a e dovevo passare a prendere Mia a alla Madison University, nel frattempo mi chiamò il mio meccanico dicendomi che la vespa sarebbe stata pronta da li a breve. Mi misi in auto, accesi il motore e mi incamminai lentamente.

Arrivato a destinazione, Mia era appoggiata al muretto in marmo indossava dei pantaloncini scuri un paio di sneakers e una camicetta bianca senza maniche, intonata perfettamente alla sua chioma ramata che volteggiava ribelle sul suo viso. Intenta a guardare sul suo cellulare, un ragazzo al quanto strambo con una felpa leggera a zip rossa e bianca che supposi appartenesse alla sua squadra di football, le passò di fianco facendole un occhiolino malizioso, non m'accorsi della forza che misi nello stringere il voltante della mia auto che le nocche mi divennero bianco, realizzai poi di essere sposato e che Mia aveva vent'anni meno di me seppure restasse la sorellina del mio migliore amico, dunque avevo la responsabilità morale di dover evitare che si mettesse nei guai con un ragazzo di quel tipo.

«Ehi, ci hai messo un bel po» Mia entrò in auto distogliendomi dai pensieri.

«Si scusa ha chiamato il meccanico e ha detto che la tua vespa sarà pronta fra qualche giorno» accesi il motore e partì. Abbassò lo sguardo: sembrava triste, malinconica in un primo momento non ne capii molto il motivo.

«Chi era quel tipo?» le chiesi, sorprendendo sia lei che me. Avrei dovuto tapparmi la bocca.

«Quale tipo?» storse il naso divertita dalla mia pietosa e insulsa reazione scomoda.

«Quel bell' imbusto che ti ha fatto l'occhiolino»

«Ahh, Christian intendi» sogghignò divertita, poi mi assalì un dubbio che decisi di voler togliermi immediatamente.

«E' il tuo ragazzo?»

«Chi? Christian'? Oddio no, ci prova con me ma non è detto che anche io ci provi con lui» ridacchiò divertita.

«In tal caso, non credo sia il tuo tipo» mi schiarì la voce, non m'accorsi neanche che passai col rosso infrangendo la legge del codice stradale.

«Dai, ti ci metti anche tu? Non vorrai sembrare mio padre spero» borbottò, poggiandosi la mano sulla fronte e sbuffando.

«Ho soltanto detto la verità» feci spallucce, ribattendo non troppo severamente.

«Io sto con chi mi pare!!»

«Sei.. terribile!» mi voltai a guardarla stringendo i denti esasperato.

Accendemmo un pò la radio e lei canticchiò tutte le quelle che conosceva, ascoltare la sua voce ogni volta era una esperienza nuova.

«A che ora passi a prendermi stasera?»

«Verrò verso le 7, ti va bene?»

«Non è che potresti alle 6:30?? sarebbe più comodo per me» insiprai, poi la guardai sconfitto.

«E va bene, vada per le 6:30» cantilenai, rassegnato.

Il viaggio fu più breve del solito, così parcheggiai sotto casa sua, lei tolse la cintura e si protese verso di me per baciarmi la guancia.

«Grazie sei veramente un angelo» lessi la sincerità nei suoi occhi e le sorrisi dolcemente.

Sentì una strana sensazione di vuoto non
appena lasciò l'abitacolo, tutto ritornò silenzioso e privo di quella voce così squillante che nonostante ciò riusciva a non farmi sentire solo. Così, mi faceva sentire Mia, inaspettatemente preso e fragile.



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