48.

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Mia's point of view

In quei giorni notai che il mio umore cambiava di continuo, ero instabile.
L'assenza di Michael mi devastava completamente ma al contempo la presenza di Chris invece riusciva a non farmici pensare.
Probabilmente Karen aveva ragione, era un bravo ragazzo e ci teneva a me dovevo soltanto provarci e convincere me stessa che io e Michael non saremo mai potuti stare insieme.
Quando Jamie mi disse che Chris sarebbe potuto venire insieme a noi alla casa al mare, ne fui felice ma ero anche timorosa per via  l'ultima scenata che aveva fatto Michael di fronte a tutti, pensai che ne avrei viste delle belle per una settimama, con il mio ragazzo e la persona adulta e proibita di cui mi ero segretamente invaghita.
Quando lo rividi, in camicia bianca e pantaloni scuri persi di qualche battito, soltato allora mi resi conto di quanto in realtà mi fosse mancato, fortunatamente la serata proseguì bene a parte il migliore amico di mio fratello, la sua interminabile birra fra le mani e le battute fuori luogo. In un certo qual modo, essere carina e gentile con Christian mi conferiva il giusto agio per studiare le reazione di Michael ad ogni mia provocazione, spesso lo coglievo a fissarmi aveva i pugni tesi lungo il corpo e muscoli gli guizzavano sotto la camicia, per non parlare del suo sguardo assente e duro.

***

M'afferrò le mani, ma mi scansai dalla sua presa allontanandomi e provando ad aprire nuovamente la porta in legno.

«Ma sei impazzito? C'è mio fratello, tua moglie e il mio ragazzo. Apri subito questa porta Michael» cercai disperatamente di strattonare la maniglia dorata mentre lui si predeva gioco di me facendo volteggiare in aria la magica chiave e ridendo sotto i baffi.

«Dammi questa chiave!» mi alzai sulle punte sollevando le braccia nella speranza di recupare il pezzetto di ferro, ma un braccio possente mi cinse per i fianchi attirandomi a se.

«Non uscirai di qui se prima non avremo parlato» il suo respiro era caldo, per un attimo fissai le sue labbra e pensai che mi erano mancate veramente tanto.

«Di cosa vuoi parlare, facciamo in fretta» mi scansai dal suo petto, picchiettando il piede in terra e tenendo salde le braccia incrociate.

«Di quello che è successo l'altra sera»

«Non vedo cosa ci sia da parlarne, io fuori dalla tua vita e tu fuori dalla mia» tagliai corto con nonchalance. Lui alzò gli occhi al cielo per poi avvicinarsi pericolosamente.

«Dio Mia, non redere le cose più difficili io non ti voglio fuori dalla mia vita, ero arrabiato e..» come al solito non terminare il suo pensiero, ingoiò le parole e si strofinò la nuca con difficoltà distogliendo perfino lo sguardo.

«Oh Michael, dovresti scriverle le cose che vuoi dirmi perchè sembra che te le dimentichi ogni volta» sbottai sarcastica.

«Smettila, sto cercando le parole giuste ma tu non mi rendi le cose facili»

«E ci credo! Siamo chiusi qui dentro, e se ci venissero a cercare??»

«Non mi importa, ho bisogno di parlarti»

«Cristo Michael, parla sono qui» gesticolai in maniera teatrale, ero esausta del suo esitare di continuo.

«Io.. io non voglio che litighiamo Mia, la nostra situazione è complicata ma fidati, guardami» in una frazione di secondi avevo il volto fra le sue mani calde e avvolgenti. Troppo tardi per scappare via da quel tocco.

«Odio stare così con te, non lo sopporto. Credimi... non capisco quello che mi sta succendo so soltanto che mi fai stare bene, e mi fai sentire in pace con me stesso» quelle parole si schiantarono dolcemente del mio metto, scaldandolo. Era la prima volta che Michael esprimeva i suoi veri sentimenti con me.

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