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Michael's point of view

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Michael's point of view

Lasciai casa del mio migliore amico con l'amaro in bocca, sapevo che aveva ragione ma non era quello di certo il modo per far valere la sua opinione . Jamie stava esagerando e al contempo stavo esagerando io nel portare avanti, a sua insaputa, una relazione segreta con sua sorella minore. Avevo sempre voluto bene a Jamie fin da quando ci colava il naso da piccoli, eravamo stati vicini di casa per molti anni, poi avevamo vissuto una bellissima adolescenza fino a quando poi i soldi e il duro lavoro non m'avevano portato via i miei affetti. Ma ora stavamo recuperando il nostro rapporto, non volevo sentirmi un traditore pervertito e bugiardo, non era affatto mia intenzione, ma è cosi che m'avrebbe trattato il mio amico se fosse venuto a conoscenza di quello che stavo combinando. Inoltre, qualcosa non quadrava, Jamie non stava dicendo la verità, una verità abbastanza grossa da reagire in quel modo con la piccola Mia, la quale era ogni giorno sempre più angosciata e dubbiosa di suo fratello.  Io e Mia decidemmo di stare lontani per un po almeno finchè suo fratello non si fosse calmato e partito per il weekend, continuavo a telefonargli, a scrivergli ma aveva sempre la segreteria, così non mi diedi per vinto e gli lasciai un mare di messaggi che prima o poi avrebbe dovuto ascoltare.  Venerdì, giorno in cui Lil e Jamie salparono in aereo, morivo dalla voglia di rivedere quella ragazzina, che tanto avevo amato e tanto m'aveva fatto rinascere. Spruzzava gioia da tutti i pori, da quando ero in sua compagnia non facevo altro che sorridere un po in più. Telefonai Travis datone che non riuscivo a scorgere dalla finestra l'auto nera parcheggiato al marciappiede quella mattina.

«Ciao Trav, come mai non sei di sotto ad aspettarmi?» parlai, mentre sistemai le varie scartoffie nella mia borsa.

«Signore mi scusi, ho avuto un contrattempo, ho dovuto accompagnare la signorina Mia a lavoro e ora sto aspettando che esca» contrassi il mio viso in una smorfia preoccupata.

«Come mai? Cos'è successo?»

«Oh niente di grave signore, la sua auto non partiva così mi ha chiesto il favore di accompagnarla, spero non sia un problema»

«Ma no assolutamente Trav, anzi tu avviati ci penso io a riaccompagnare Mia a casa, grazie» nel frattempo avevo recuperato le chiavi dalla giacca e camminato a passo spedito verso l'ascensore.

«D'accordo signore, come vuole» riagganciai, finalmente arrivai al piano terra, guardai il orologio d'acciaio al mio polso e mi affrettai a prendere posto la bmw dal garage dell'azienda.

In poco tempo mi ritrovai adagiato alla portiera dell'auto in attesa che la giovane finisse di lavorare, quando la pensai vestita di tutto punto un fremito mi attraversò la schiena, la desideravo bramavo ogni centimetro del suo corpo e della sua candida pelle, dei suoi capelli sparsi sul cuscino e delle sue piccole mani impazienti sul mio petto. Ma volevo andarci con calma, eravamo sull'orlo di farci scoprire ed io volevo che la nostra storia fosse sana, solida prima di attraversare un momento così importante, datone che per Mia io, ero il primo uomo della sua vita. Mi tolsi gli occhiali da sole, quando il tacchettio delle scarpe alte della giovane avanzarono verso di me sempre di più. La sua mise mi stupì ancora una volta, le gambe erano fasciate da una gonna blu scuro e il suo petto coperto da una camicetta bianca a giro con un delicato fiocco legato al collo. I suoi capelli ramati erano leggermente lagati, da una matita pensai, e sull'avambraccio teneva posata la giacca del medesimo colore della gonna. Camminò sinuosamente, fino a sfoderare uno dei suoi sorrisi più belli non appena incrociò il mio sguardo.

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