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Michael's point of view

Nella vita potrai avere successo circondarti di persone piene di cultura, meravigliose  potrai diventare imprenditore dell'anno, migliorare la tua città facendo del bene al prossimo ma se non sei felice allora nessuna di queste cose varrà mai nella tua vita. Io ero felice. Si, lo ero, finalmente quell'enrome peso che portavo sullo stomaco pian piano si stava alleviando, quell'essere insoddisfatto nonostante avessi il doppio del successo che poteva avere qualcun'altro, stava svanendo. Non riuscirò mai a ringraziare abbastanza quella ragazza minuta dai capelli ramati per avermi dato esattamente quella boccata d'aria fersca che mi serviva per restare vivo. La casa quando c'era lei appariva più accogliente e familiare anziché fredda ma soprattuto complice degli sguardi assenti miei e di mia moglie. Il forno suonò ed lei con estrema cautela estrasse, aiutandosi con delle presine, il vassoio con la nostra pizza al pomodoro e mozzarella filante.

«Be'? Che ne pensi? È la prima volta che la cucino da sola» chiacchierò, una volta adagiato il vassosio in acciaio nero sul pianale di marmo della mia cucina. La scrutò per bene, tenendo le braccia salde sui fianchi in quella posizione la trovai buffa non feci dunque a meno di sorridere sotto i baffi.

«Perché sorridi?» si accigliò lei nonostante fosse divertita dalla mia espressione.

«Niente sei.. adorabile» sorrise ampiamente imbarazzandosi subito dopo.

«Mangiamo dai, ho una fame da lupi» percepí il forte brontolio del suo stomaco. Ciò mi fece sorridere, pensare che Annie invece si sarebbe trattenuta nel non fare brutta figura anche se fosse stata in mia compagnia. Adoravo di Mia il suo essere spontanea, il suo essere se stessa in ogni momento della giornata e con chiunque. Recuperai dei piatti dalla tavola ben apparecchiata con tanto di candele e glieli porsi. Intenta a tagliare con un coltello le fette di pizza ne poggiò due sul mio piatto e nello stesso numero sul suo. Si leccò infine le dita sporche di pomodoro.

«Sediamoci a tavola prima che mangi anche il vassoio» ridemmo insieme, per poi accomodarci al tavolo tondo. Io mi sedetti composto, al suo fianco, mentre quest'ultima tirò al petto la coscia tenendola stretta con un braccio avvolto. Mai nella mia vita aveva visto Annie comportarsi in quel modo così, lei era così composta non si sporcava mai, quasi mi sembrava una bambola di porcellana. Non mi accorsi neanche di quanto stessi fissando il volto della ragazza, probabilmente colta dall'imbarazzo abbassò la gamba sistemandola sotto al tavolo.

«Scusa, è che.. non lo so lo faccio per abitudine quando mi sento a casa» scrollò le spalle giustificandosi.

"Quando mi sento a casa"

Così aveva detto, li in quella dimora fredda e senza anima Mia si sentiva a casa? Non potei fare a meno che sorridere e, imitare i suoi stessi movimenti: tirai a me la mia coscia robusta e la tenni salda al petto avvolgendola con un braccio.
Lei mi osservò e ritornò alla posizione precedente.

«Com'è andata oggi con tuo fratello?» attesi che finisse il suo sorso d'acqua.

«Bene direi, cioè il rettore è stato abbastanza clemente. Spero di poter risolvere quanto prima.. sono già preoccupata per il provino» sbuffò leggermente fissando la sua fetta di pizza al sugo.

«È una buona notizia e, sono sicuro che ce l'ha farai» le feci un occhiolino che venne ricambiato da un sorriso.

«E.. Christian?» tossicchiai, non capí l'orgine di quella domanda, ma se così fosse, se io e Mia "stavamo insieme" certamente non poteva tener il piede in due scarpe.

Che ipocrita, io ero ancora sposato

Abbassò lo sguardo, per poi bere un altro sorso d'acqua poi i suoi occhi si schiantarono diritti nei miei.

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