CAPITOLO UNO

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📍 Monte Santo Spirito (Ag)
22 giugno 2018

-58 giorni

Lei, in quel borgo, c'era nata: nella stanza di un vecchio ospedale con il cancello tutto scrostato e i pezzi di intonaco che si erano staccati dalle mura verde pastello, lasciando numerose macchie bianche. Dalla finestra mezza rotta si vedevano solo mare e cielo ed era difficile capire dove finisse uno e iniziasse l'altro.
Entrava l'odore di salsedine e io non lo so che profumo abbia la libertà, ma non riesco a immaginarne uno diverso da quello del mare.

Sua madre, in quella piccola stanza con gli animali di cartapesta e le pareti viola, c'era rimasta abbastanza tempo da sapere che non solo la sua, ma tutte le stanze del reparto neonatale avevano il medesimo colore, scelto appositamente per via delle sue proprietà: pare che le tonalità più fredde facciano rallentare il battito cardiaco, dando un senso di calma a chiunque lo guardi.
C'era rimasta abbastanza da sapere a memoria le intricate storie familiari di tutti gli infermieri del reparto, che sembravano più che altro telenovelas argentine; abbastanza da ottenere una camera singola e da ordinare, al posto della minestrina annacquata, una bella margherita della pizzeria "Da Enzo".

A seguito delle tre settimane di degenza, infatti, dopo che un giovedì di agosto particolarmente caldo, con quaranta gradi all'ombra e senza neanche un filo di vento a far cigolare la finestra, Adele Russo, con un pianto disperato, aveva annunciato il suo arrivo nel mondo, Maria era rimasta in quel reparto un altro mese, a causa di alcune complicazioni durante il cesareo.
Alla fine, tra il prima e il dopo, aveva passato nella stanza 173 dell'Ospedale Civico di Monte Santo Spirito otto settimane circa, per un totale di cinquantotto giorni, contati con delle "x" segnate sul calendario.

E non è affatto strano se nessuno di voi ha mai sentito parlare di questo paese o se non compare sulle mappe, mi stupirei del contrario.

Con i suoi tremila abitanti scarsi, Monte Santo Spirito è uno dei tanti borghi limitrofi a Sciacca, un ammasso di vecchi edifici scoloriti dalla salsedine e dal sole che batte sulle facciate, costruiti su un promontorio che scende a picco sul mare.
Una macchia di colori sbiaditi, indistinti, come quando lavi i capi bianchi insieme a quelli colorati, in cui spicca la cupola dorata della chiesa di Santa Rita, protettrice del paese: un connubio di stili e periodi storici diversi, che rendono questo edificio, più volte ristrutturato, la meta di molti pellegrini e appassionati d'arte.
L'imponente struttura portante, che conserva ancora l'originaria impostazione romanica, si pone in netto contrasto con gli affreschi e le ricche decorazioni barocche, in cui a prevalere è l'oro, trionfo dello sfarzo e dell'esagerazione. I colori e le decorazioni arabesche della facciata, invece, testimonianza della presenza degli Arabi nella bella isola a sud dell'Italia, conferiscono alla chiesa un fascino mistico tutto orientale.

Adele ricordava bene quando, la domenica mattina in estate, indossava uno dei tanti vestitini "buoni" e le sue ballerine bianche e andava a messa con sua mamma.
Poteva ancora sentire lo scricchiolare delle panche di legno e il brusio delle vecchiette del paese in prima fila che, prima dell'inizio della funzione, recitavano il rosario; soprattutto, però, era ancora vivida davanti ai suoi occhi l'immagine della statua di Santa Lucia, che l'aveva da sempre terrorizzata.
Da bambina proprio non riusciva a spiegarsi la storia che continuava a ripeterle sua nonna: a questa santa erano stati strappati gli occhi e Dio gliene aveva regalati un paio nuovi.

Come era possibile?

Un misero ventilatore, che emetteva strani rumori a ogni giro e le cui pale si incastravano ogni tre per due, era l'unica risorsa contro il caldo asfissiante, motivo per cui tutte le signore avevano nella borsetta una scorta di ventagli, acquistati alle bancarelle sul lungomare.

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