CAPITOLO TRENTUNO

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📍Monte Santo Spirito (Ag)
Estate 2004

14 anni prima...

Erano ancora lì, proprio sulla loro panchina, esattamente come un anno prima; era diventata una sorta di tradizione: si salutavano lì tutte le volte che Adele doveva partire per Torino. Di solito si sedevano sulla prima panchina della fila e parlavano poco, o meglio, meno di quanto facessero abitualmente, guardavano il mare e il cielo in silenzio, contemplando la bellezza di Beddruvidiri.

Ormai si erano abituati agli arrivederci, a vivere lontani, ai chilometri che li separavano. Era così e basta, non potevano farci niente, se non volersi bene ancora di più. La distanza non li spaventava, anzi, aveva reso il loro legame più forte e consolidato la loro amicizia; a quel momento, però, ai minuti prima di salutarsi per davvero, quelli carichi di silenzio, quelli che sembravano durare all'infinito e che, al tempo stesso, passavano troppo in fretta, a quelli non si sarebbero mai abituati. Lì la nostalgia li colpiva in pieno e Adele paradossalmente non vedeva l'ora di salire in macchina e andarsene. Lo sentiva sempre, ogni volta: un vuoto proprio all'altezza dello stomaco, come quando sei sulle montagne russe, sul punto più alto della salita, e sai che da un momento all'altro scenderai in picchiata. Passavano gli anni, ma quello no, quello non se ne andava mai. E quell'estate non faceva eccezione, anzi, quell'estate era pure peggio, perché Adele si portava ancora dentro quel segreto, lo stesso dell'anno prima, un segreto che forse non avrebbe mai avuto il coraggio di confessare.

Guardò il suo migliore amico, approfittando del fatto che fosse di spalle e non potesse accorgersene: era cresciuto durante l'ultimo anno, ormai era di gran lunga più alto di lei, tanto che spariva nei suoi abbracci, ed era un vero peccato: l'altezza era l'unica cosa che fino a quel momento era rimasta immune all'esaltazione del suo ego.

Adele non capiva proprio come in quei mesi potesse essere diventato così vanitoso. Lo aveva preso in giro per tutta l'estate: quando dovevano uscire si presentava quasi sempre mezz'ora dopo, con i capelli pieni di gel e una quantità di profumo giudicata "eccessivamente eccessiva" dall'olfatto di Adele che, tra le altre cose, era costantemente vittima di occhiatacce poco amichevoli da parte delle sue compagne di classe, che lui diceva essere "cadute letteralmente ai suoi piedi".

A parte qualche atteggiamento da superstar, comunque, almeno con la sua migliore amica di sempre Pietro non era cambiato poi molto e comunque era bastato un "se non la smetti, ti tiro un pugno sul tuo bel nasino e poi vediamo chi è il più bello del mondo" per rimetterlo al proprio posto.

Nonostante questo, però, Adele era ben consapevole di non essere poi tanto diversa dalle ragazzine che la guardavano male: il sentimento che provava per Pietro, nell'ultimo anno, era cresciuto intensamente e le ci era voluta tutta la sua forza di volontà per comportarsi normalmente e fare finta di niente.

Del resto non sapeva nemmeno lei che cosa provasse davvero. Quando aveva confidato a suo cugino Federico di credere di essere innamorata di Pietro, lui si era messo a ridere, aggiungendo: "Ma cosa ne volete sapere voi bambini dell'amore?". Adele aveva provato anche a spiegargli che quando lo vedeva le tremavano le gambe, che non riusciva più a guardarlo negli occhi senza arrossire e che lo sognava sempre, ma Federico aveva riassunto i suoi sentimenti nella parola "infatuazione". Era una parola che aveva già sentito; l'aveva trovata in molti libri e ne conosceva il significato, tuttavia, non era così convinta che fosse il termine giusto per spiegare quello che provava per Pietro. Inoltre, avrebbe voluto ricordare a Federico che era solo tre anni più grande di lei, ma tanto non sarebbe servito: a marzo avrebbe compiuto diciotto anni e ormai era "già proiettato nel mondo degli adulti". E poi suo cugino aveva già avuto diverse ragazze, di sicuro dell'amore doveva saperne più di lei.

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