CAPITOLO DICIANNOVE

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📍 Monte Santo Spirito (Ag)
4 luglio 2018

-46 giorni

«È tutto a posto adesso. Scusami, ero davvero convinto di averti dato appuntamento per il quattro luglio.» Vito si grattò la testa, ormai sull'ultimo gradino delle scale.

Adele gli sorrise: «Non ti preoccupare, capita. Allora, quanto ti devo?»

Lui alzò la mano sinistra e, tenendo ben stretta la cassetta degli attrezzi, fece segno che erano a posto così.

«No, non se ne parla, è giusto che ti paghi». Adele aprì il portafogli e batté il piede in attesa, con una mano sul fianco, fissandolo.

Gli ricordava vagamente Pietro: aveva gli stessi tratti tipicamente meridionali, i capelli e gli occhi scuri, la folta barba color carbone e la pelle abbronzata. Era più robusto, ma meno tonico e qualche anno in più gli pesava sulla pelle.

Erano cugini di un grado indefinito, non abitava nemmeno a Monte Santo Spirito, infatti Adele ricordava di averlo visto solo in rare occasioni e si erano scambiati, prima di quel giorno, giusto due parole.

«Ti ho fatto perdere tempo lunedì, e poi puoi considerarlo il mio regalo di nozze.»

Lei scosse la testa, a disagio, «Per favore, prendi questi soldi.»

Lui le abbassò la mano che stringeva delle banconote da cinquanta. «Siamo a posto così» affermò risoluto.

Adele si accigliò: odiava queste situazioni, non poteva prendere il denaro e basta? Perché imputarsi così?

Maledetti meridionali fastidiosamente orgogliosi e gentili.

«Posso almeno offrirti qualcosa di fresco?» Aprì il frigo e si ricordò solo allora che le birre che aveva comprato giacevano ancora nella dispensa. Dal momento che la birra calda rasentava i livelli dei calzini bianchi con i sandali, decise di lasciar perdere. «Beh... gradisci acqua ghiacciata, acqua con lo zucchero oppure acqua e limone?»

Vito rise: «Andrà benissimo l'acqua ghiacciata. Grazie.»

Adele annuì e riempì due bicchieri d'acqua, porgendogliene uno e invitandolo a sedersi al tavolo.

«È strano sai...»

Adele lo guardò confusa, senza capire a cosa alludesse.

«Scusami, ma è da quando hai chiamato che ci penso, insomma da quel poco che vi ho visti insieme, beh... tu e Pietro sembravate proprio la coppia perfetta, e ora invece...»

Adele quasi si strozzò con l'acqua: dire le cose sbagliate al momento sbagliato doveva essere di famiglia. Non vedeva né sentiva Pietro da sabato: sapeva che era meglio così, per entrambi, perché se voleva che che la loro strana amicizia funzionasse, aveva bisogno di metabolizzare tutto ciò che aveva provato quella sera nel locale di Rosario. E proprio ora che voleva concentrarsi esclusivamente sul matrimonio e la casa, ecco che quel semisconosciuto se ne usciva con quell'affermazione.

Non sapeva proprio cosa rispondere. "Le cose cambiano"? "Capita"? "È la vita"? Queste e altre frasi di circostanza le balenarono nella testa, invece, non disse niente.

«Perdonami, Adele, Pietro me lo aveva detto di non fare il suo nome. Colpa mia, non era mia intenzione metterti in difficoltà. Ancora auguri per il matrimonio.»

«Grazie.» Lo accompagnò alla porta e poi, guardandosi intorno, si disse che era arrivato il momento di cominciare a dare una pulita: era un buon modo per non pensare e poi c'era davvero tanto da fare, doveva essere tutto pronto per quando Gianluigi sarebbe arrivato.

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