Vivo con mio fratello

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Ero in classe, la Fedarici stava spiegando geografia ed io come al solito segnavo ogni singola parola che la professoressa diceva, e come al solito mi stavo annoiando a morte, odiavo la geografia, l'ho sempre considerata la cosa più inutile che potesse esistere...... 

"Ci sei?" Mi chiese Elisa, la mia migliore amica, scrocchiandomi un paio di volte le dita davanti la faccia. Mi ero incantata. "Si" risposi cercando di tornare attenta. Pensai che quell'ora non sarebbe più finita. 

11.15 a.m.

Tornai in classe dopo la ricreazione. Mi sedetti al mio banco e notai che al posto della mia solita prof di religione era entrata una ragazza di neanche 30 anni, quest'ultima si sedette alla cattedra e con un sorriso a 34 denti richiamò l'attenzione presentandosi come la supplente della Casseri.

Fantastico, io odiavo le supplenti.

"Allora ragazzi, io sono la signorina De Punti ed oggi ho intenzione di fare una cosa un po' diversa dal solito..... oggi non faremo lezione, ma parleremo di voi, sapete insegno da soli 4 anni e mi è sempre capitato di trovare alunni che, nonostante siano nella stessa classe da anni, non si conoscono affatto. Perciò ora vi darò un foglio ed a turno chiederò ad ognuno di voi di porre queste domande ad un compagno che scioglierò io personalmente."

Stavamo già partendo male.

La professoressa iniziò a passare per i banchi ed a distribuire i fogli. Mi misi a leggere delle domande e mi saltò subito all'occhio. "Quale' il rapporto con i tuoi genitori?"        

 "Merda" dissi a bassa voce ad Elisa facendole notare ciò scritto sul foglio, lei mi guardò con aria triste e chiamò la professoressa, forse per spiegarle la situazione. Io la bloccai dicendole che era ora una volta per tutte di affrontare la situazione. In classe tutti conoscevano i miei problemi personali, ma non ne avevo mai parlato direttamente con loro se non che con Elisa. 

Il gioco cominciò e quasi come a farci apposta la prof indicò me come prima persona a cui porre le domande. Iniziai a rispondere normalmente a tutte fino a che non arrivammo alla domanda di cui avevo tanto timore "che rapporto hai con i tuoi genitori?" Sulla classe cadde un velo di silenzio e i loro sguardi quasi mi soffocavano, cercai di farmi coraggio ma l'uniche parole che riuscii a dire furono:

 "Mio padre è morto quando avevo sei anni, mia madre mi ha abbandonato davanti a scuola un anno dopo." 

"Fuori" urlò la supplente, io mi girai come per cercare di capire cosa stesse succedendo, ma lei mi prese per un braccio e mi trascinò nel corridorio.

 "Ti sembra divertente eh? Ti piace scherzare insomma? Beh sai ti dico io una cosa, tu potrai anche scherzaci sopra, ma chi è veramente orfano di genitori non fa lo stesso.... essere orfani non è bello e te lo dice una che ha visto il padre uccidere prima la madre e poi suicidarsi davanti ai suoi occhi. Sei senza rispetto" 

La sua voce era spezzata da singhiozzi, aveva sofferto lo sapevo, ma io non stavo scherzando, avevo sofferto anche io. 

 "Giovanni VI" le dissi.

 "Che vuol dire?" Mi chiese.

 "È la comunità nella quale sono stata fino ai 10 anni" lei mi guardò con gli occhi imbevuti di lacrime e dopo pochi secondi mi fece vedere una penna, le stesse penne che davano in comunità.

 "Scusami, è solo che sento dire un sacco di cose a riguardo, cose inopportune, mi dispiace per quello che hai passato" Non dissi nulla, la guardai e in qualche modo cercai di farle capire che era tutto apposto. 

"Con chi stai adesso?" 

"Vivo con mio fratello" le risposi. 

Lei si asciugò le lacrime e senza essere invasiva mi diede un bacio sulla fronte e mi riaccompagnò in classe.

Non lasciarmi la manoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora