Nuova avventura

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Sto per affrontare una nuova avventura .
Continuo a ripetermi questa frase nella mia mente mentre tento di trasportare la valigia lungo le scale.
"Tesoro, adesso arriva papà ad aiutarti." urla mia madre dal piano di sotto.
"C'è la faccio...." sono poco credibile ma non voglio disturbare mio padre, non lui.
Appoggio il trolley sul pavimento del salotto, il salotto in cui giocavo sempre da piccola, quello in cui  ho festeggiato sempre i compleanni, nel quale si discuteva sempre per il possesso della televisione...
"Sei pronta? Hai preso i documenti? E le pastiglie? Hai tutti i vestiti?" mia madre, sempre la stessa, si preoccupa troppo per me; molto spesso noi figli lo consideriamo un difetto ma non c'è cosa più bella dell'affetto dei propri genitori.
"Sì mamma, ho preso tutto. Ti chiamo appena arrivo."
"Bene.....allora fai buon viaggio e non dimenticarti di noi!" dice sempre mia mamma abbracciandomi.
"Ci rivedremo presto, spero anche prima di Natale...." dico staccandomi dal suo abbraccio.
"Andiamo?" interviene mio padre. "Si si, ciao mamma" le do un bacio e accompagnata da mio papà mi dirigo verso la metropolitana.
Durante il viaggio in macchina nessuno fiata, nessuno ha il coraggio di parlare. Mio papà è sempre stato di poche parole, io sono esattamente la sua copia al femminile, abbiamo lo stesso carattere e ci assomigliamo molto fisicamente, mi basta solo uno sguardo per interpretare quello che pensa. Penserà che questo viaggio, questo trasferimento è tutta un'idiozia. Perché?
Per il semplice motivo che sono voluta andare al St. Joseph, un college di Seattle a 2000 e passa kilometri dalla mia città natale, quando potevo risparmiarmi tutto questo perché c'è ne una a 2 kilometri da casa mia.
Questa mia decisione mi è stata rinfacciata dai miei genitori molte volte. Pensano che sia un capriccio, ma non è così....
Io....io mi sono impegnata tanto durante questi ultimi anni alle superiori, infatti mi è stata data la possibilità di saltare l'ultimo anno di liceo per poter frequentare il college. I professori hanno ritenuto che la mia media era una tra le piú alte dell'istituto e, perciò, hanno voluto premiarmi. Agli altri studenti, siccome erano di seconda, gli è stata data una borsa di studio, a me invece questa possibilità. I miei genitori erano entusiasti di me, erano felicissimi, soltanto che questa felicità è durata poco. Preferivano che frequentassi il college più vicinity. Io  ho fatto qualche lavoretto per, in parte, pagarmi l'alloggio, i libri.... e per non darli troppo peso.
La mia famiglia non è benestante, i miei genitori hanno sempre lavorato per portarsi a casa quel pezzo di pane, però io non mi sono mai sentita povera perché qualunque cosa chiedessi a loro mi veniva data, non mi hanno viziata e io non me ne sono mai approfittata, ma questa volta ho solo seguito il mio istinto, e non sento di aver sbagliato.

La macchina si ferma e posteggia davanti alla stazione della metro. Scendo dalla macchina e nel contempo anche mio padre che mi aiuta a prendere la mia valigia dal bagagliaio insieme allo zaino.
"Grazie" dico "Fai buon viaggio e chiamaci" la sua voce, grave, quasi impercettibile, un sussurro, occupa  la mia mente.
Lo saluto con un bacio in guancia  ed entro appena in tempo nella metropolitana.
Apro il telefono a cui sono collegate le cuffie, e pigio su riproduzione casuale. Perfect di Ed Sheeran mi accompagna nel mondo dei sogni.

La voce metallica riprodotta sovrasta la canzone che sto ascoltando e avvisa che siamo arrivati a Seattle. Mi sono svegliata da poco ma non a tal punto da recepire bene le informazioni. Mi alzo dal sedile in modo goffo allungando le braccia per stiracchiarmi.
Recupero i bagagli, indosso gli occhiali da sole e con lo zaino in spalla mi dirigo fuori dalla stazione. La città seppur molto grande,  a primo impatto non sembra molto caotica, a quest'ora saranno tutti a lavorare a parte gli studenti che si staranno godendo questo ultimo giorno di vacanza al mare. Già, domani inizio i corsi, quindi mi devo sbrigare a trovare l'appartamento che dista due- tre kilometri dalla scuola.
Prima, però, vado a bere qualcosa dato che non ho fatto colazione. Cammino lungo le strade di Seattle baciate dal sole, e mi dirigo verso un'insegna luminosa sulla quale c'è scritto Plaza Cafe. È un bar molto semplice ma le pareti color nocciola e i divanetti disposti lungo la parete lo rendono molto accogliente. La ragazza dietro al bancone segna la mia ordinazione, brioche e succo al mirtillo.
Nel frattempo che aspetto decido di chiamare i miei, non sono delle persone ansiose o pessimiste ma mi sembra mio dovere di farli sapere che va tutto bene e che sono arrivata.
Compongo il numero e schiaccio sulla cornetta verde.
Squilla.
"Hei mamma!"
"Margherita, come va? Sei arrivata?"
"Sì, sana e salva. Sto aspettando la mia colazione."
"Brioche vuota e succo al mirtillo" indovina.
"Mi conosci troppo bene!!"
"Sono tua mamma come farei a non conoscerti"
"Grazie" dico rivolgendomi alla cameriera, ovviamente mia mamma ha capito che ciò era rivolto a lei.
"Di niente Marghe." dice mamma.
"Bene ti saluto, anche papà. Ciao!!"
"Ciao, stai attenta." e con questo mia mamma chiude la chiamata.
Mangio la mia colazione guardando, nel mentre, le notifiche su Facebook.
Terminato il tutto, pago la cameriera e proseguo lungo le strade di questa città.
Apro Google maps e imposto la via del mio appartamento.
A dire la verità non è corretto dire "mio" visto che lo condivido con altri due coinquilini.
Dovrebbero essere un ragazzo e una ragazza più grandi di un anno.
Lei si chiama Arianna e lui Alessio, non li conosco molto bene, abbiamo avuto solo modo di presentarci quando ho fatto domanda per l'appartamento.

Sto camminando ormai da una quindicina di minuti dovrei essere quasi arrivata perciò decido di fare una pausa.
Mi siedo su una delle poche panchine libere e recupero dallo zaino la mia fotocamera e faccio ciò che non avevo ancora fatto: catturo i momenti.
Fare foto è uno dei miei hobby preferiti perché in questo modo posso imprimere sulla carta i momenti più importanti.
Guardo gli scatti appena fatti.
I grattacieli che si ergono verso il cielo azzurro, una bambina con le mani tra quelle dei suoi genitori, i taxi che sfrecciano sulle strade di Seattle.
Collego il telefono con la fotocamera e, con l'apposito cavo, trasferisco le foto appena fatte e le metto nel mio stato commentando con:" Nuova avventura👒🎒🔦"

Riprendo la camminata non prima di aver riposto la mia fotocamera dentro lo zaino.
Adocchio lungo la strada dei negozi carini per fare shopping e anche qualche pizzeria per eventuali cene o pranzi.
Svolto l'angolo e, ci siamo, sono arrivata.
Un palazzo bianco si innalza davanti ai miei occhi. I balconi presenti sono arricchiti con dei gerani blu, bellissimi, e sono stati applicati anche dei mattoni beige che danno un tocco moderno.
L'appartamento dovrebbe essere il numero 7. Controllo nelle buchette della posta e, infatti, i nomi di Arianna Harrison e Alessio Harrison sono collocati in quella con il numero 7.
Faccio un respiro profondo.
Coraggio, dico tra me e me, sono pronta.
Glin glon.
"Si?" una voce calda, dolce, irrompe il silenzio.
"Ciao sono la nuova coinquilina!" "È arrivata!!!" urla e pone giù la cornetta del citofono.
Sento poi un suono che mi fa intuire che posso aprire il cancelletto. Non faccio in tempo a porre la mano su di esso che viene aperto dall'interno e una chioma bionda spunta da dietro.
"Entra!!" la ragazza mi afferra per un polso e mi conduce quasi correndo (non troppo) in cima alle scale.
"Sono anch'io felice di vederti per la prima volta, ma la mia valigia è rimasta giù."
"Oh mi stai già simpatica e non preoccuparti, Alessio siccome è molto premuroso te la sta portando lui!" ride dicendo tutto ciò.
"Quanto l'hai corrotto?" chiedo scherzando.
"Mi è costato venti euro!" dice continuando a ridere anche se sembra che dica la verità.
"Hai seriamente dato venti euro ad Alessio per portarmi la valigia?" domando.
"Certo, volevo che questo giorno fosse perfetto e come tutti i giorni perfetti lo ricorderai per tutta la vita!"
"Oh....non lo dimenticherò di certo."
La sua risata è contagiosa a tal punto che mi aggrego ad essa ridendo insieme ad Arianna.
Arriviamo davanti ad una porta, sicuramente quella dell'appartamento.
Arianna mi apre la porta e mi fa segno di entrare.
"Ecco la tua nuova dimora.
Luogo in cui vivrai e nel quale dovrai sopportare i gemelli Harrison" annuncia lei.
"Tu e Alessio siete fratelli? E addirittura gemelli?"
"Sì" dice scialla.
"E quando pensavi di dirmelo?" chiedo sorpresa.
"Proprio, come ho fatto, venti secondi fa!" 

Oltre la porta vi è il soggiorno, non molto spazioso tuttavia il divano angolare è molto grande e la televisione non è da meno.
"Però.... È molto bello il soggiorno, è moderno ma comunque si sente l'atmosfera familiare." le dico.
"Concordo. Mia madre essendo un interior designer ha saputo soddisfare i nostri desideri mentendo uno stile moderno!"
"Ecco!" una voce maschile affannata interrompe la conversazione.
"Quanta roba hai messo?" È sempre la stessa persona a parlare.
"Il necessario, comunque grazie!" ringrazio il fratello di Arianna.
Lei si sposta leggermente permettendomi una visuale completa del ragazzo.
È identico a lei, è la sua perfetta copia al maschile.
Alto, biondo, snello, un piercing all'orecchio e look alla moda.
"Ti sembra il modo più adatto per rivolgerti alla tua coinquilina?" chiede Arianna.
"A scusa sorella, ora rimedio.
Salve donzella, permette - si interrompe per baciarmi la mano - mi presento sono Alessio, spero che abbia fatto un buon viaggio e per aiutarla le ho portato la valigia. Le auguro dei buoni soggiorni!!"
"Sii serio Alessio" dice la sorella dandogli una botta in testa.
"Non fa ni-" tento di dire ma vengo interrotta da Arianna:" Si che fa. Alessio!"
"Ciao sono Alessio fratello di questa qua, spero che tu non russi, a dopo!" e detto questo se ne va.
"Che citrullo!" dice a denti stretti Arianna.
"Stai tranquilla. Piuttosto andiamo a fare un giro turistico della casa!" dico e detto ciò Arianna mi prende nuovamente per il polso conducendomi nelle varie stanze.

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