Tre

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Verranno citate due canzoni, vi prego di ascoltarle per entrare più in intimità con i personaggi, per capire anche cosa ho provato nello scrivere questo capitolo.

So I drown it out like I always do
Dancing through our house with the ghost of you

Il Thomas Connolly ormai è una specie di casa.
L'anziano padrone del pub ci ha visto crescere: ricordo addirittura quando ci offriva i gelati e verso i sedici anni, le prime birre Guinness.
«Le migliori di tutta l'Irlanda!» diceva.
Ha una tua foto sul muro del locale. La guardo ogni sera del 15 agosto, tutti la guardano un po' di più quel giorno. D'altronde, quattro anni fa te ne sei andata via lasciando ogni cosa.

I turisti che entrano dalla porta di Connolly si soffermano poco sulla particolarità di questo pub, ignorandone anche solo la storia. Ordinano la birra, la fotografano per postarla su qualche social, la gustano avidamente, pagano e per loro è come se avessero visto già gran parte dell'Irlanda.
Tu invece eri quella ragazza che trovava qualcosa di meraviglioso anche in un pub colmato dalle più anziane e solitarie anime della cittadina, sulla Holborn Street. D'altro canto, tu non eri una persona comune. Tu eri una persona speciale e completamente diversa dall'ordinario.
Tu hai persino trovato Sirio, la "stella blu" giapponese, Aoboshi, in me.
Non so dove sia finita quella lucentezza che dicevi di vedere in ogni mio sorriso, probabilmente è nascosta appunto con esso, nei meandri più profondi del mio spirito.

Le sei birre di troppo mi dicono che è meglio tornare a casa. Ormai è tarda notte e a far da compagnia al vento e al mio cercar di non cadere vi sono quei giovani innamorati che stanno infrangendo un possibile coprifuoco.

Quante volte Mairead lo abbiamo fatto noi? Eravamo così giovani, ci sembrava di poter vincere qualsiasi cosa, ti ricordi?

Come ogni 15 luglio sento una morsa al petto, che arriva a strapparmi tutti i muscoli, rompermi le ossa, spezzarmi per l'ennesima volta il cuore.
La mia mente mi porta automaticamente a quell'istante in cui sei scomparsa e le mie lacrime si fanno più abbondanti, come un mare in tempesta. Come la storia più triste per un naufrago, che in balia delle onde viene trascinato con violenza a riva di una qualsiasi isola, il sale che gli disinfetta esternamente le ferite non riesce ad arrivare a quelle interne, quelle saranno aperte per sempre, come per ricordarti che sono lì con te e non si schioderanno.

Vorrei poter tornare indietro e dirti di rimanere a casa, il mio essere avrebbe più pace, adesso. E soprattutto, tu saresti qui e non a volare con gabbiani e uccelli migratori.

Sono giunto a casa e come da troppi anni, il giradischi si muove secondo ogni mio pensiero e inizia ad emettere la melodia di "Total Eclipse of The Heart".

Già alle prime note, la birra e le sensazioni provate iniziano a disegnare la tua figura difronte alla mia, come ogni quindici luglio, come ogni istante in cui i ricordi miei e della voce roca di Bonnie Tyler si mischiano.

Mi prendi la mano e mi inizi a guidare in un ballo lento, come tu alle superiori mi hai insegnato. Mi guardi negli occhi e mi sorridi, stravolgendomi ancora una volta persino i tessuti del mio corpo.
Non riesco a formulare nemmeno una parola, sei tornata da un lungo viaggio e mi guardi sorridente.
Sei ancora perfetta, non cambi mai.

Danzare con la mia ballerina sembra quasi l'ingresso al paradiso. Inspiegabile.
Non parli, mi asciughi le lacrime che scendono veloci dai miei occhi dal taglio orientale. A seguire poggi il tuo capo decorato da lunghi capelli color grano sulla mia spalla e il profumo che ti regalai a Natale riecheggia nell'aria.

Dopo pochi minuti, dal giradischi inizia un'altra melodia, un po' più dolce. Riconosco la voce delicata di una cantautrice italiana. "Dancing", la tua canzone preferita.
L'avevi trovata per caso mentre stavi ascoltando la tua dose quotidiana di musica e l'amasti fin da subito: le tue lacrime erano contrastate dal tuo sorriso affascinante mentre l'ascoltavi per la prima volta. Ce l'ho stampato in testa quell'attimo.
Non mi avevi abbracciato così forte prima di quella canzone, prima di quella cantante, Elisa.

Come dimenticarne anche solo una nota: adoravi ballarla quanto io suonarla. La stavi ascoltando anche quattro anni fa, pochi minuti prima della tua sparizione.
Per un po' di tempo ho anche odiato tutto ciò che si collegava a quel maledetto giorno. Elisa compresa. Poi ho capito che non potevo disprezzare una cosa così speciale per te, non me lo avresti mai perdonato presumo.

«Mairead» sussurro incapace di alzare la voce.
Tu non mi rispondi, continui a ballare con me, tenendoti al mio collo.

Lo ripeto finché tu non mi guardi nuovamente negli occhi e fai quell'espressione calma, hai il volto rilassato di chi sta veramente bene, io invece sono uno straccio.

«Torna da me
Chiudi il tuo paio di grandi occhi verdi con cui scrutavi il mondo attorno a te e noto una lacrima solcare la tua guancia destra.

Scuoti la testa con naturalezza, sai che non puoi tornare. Ti pongo questa domanda ogni quindici luglio senza mai perdere la speranza, d'altronde quella è l'ultima ad andarsene.
I cinque minuti e trentasei secondi di "Dancing" terminano e come il rintocco di un orologio a mezzanotte per Cenerentola, essi segnano il tempo di tornare a viaggiare per te, Mairead.

La tua figura scompare facilmente come si era disegnata pochi istanti prima ed io, in un fugace attimo di lucidità mentale, mi accorgo di star ballando ancora.

Mi accorgo di star ballando ancora con il tuo fantasma.

————
god morgen!
Ho poche parole per descrivere ciò che ho appena scritto. È forse, tra i capitoli, quello più importante, più toccante.

Lo dedico ad una persona molto importante, speciale.
A te che vedi arte in me anche quando io vedo solo difetti. (fc)
-Paola.

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