Fire

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Cleaning up today, found that old Zeppelin shirt
You wore when you ran away, and no one could feel your hurt

Mi fermo ansimante sulla spiaggia di Rosses Point, il vento si scaglia contro di me e sembra tagliarmi la pelle in ferite impercettibili.
Guardo dinnanzi a me e ammiro l'oceano che calmo, accarezza la sabbia color ocra augurandole un giorno buono. Dietro di me vi sono solamente dune di sabbia abbellite da degli arbusti, o qualcosa del genere.
Alle cinque del mattino solitamente ci siamo io e i vari pescherecci al largo della costa irlandese. I marinai armeggiano con destrezza le reti ricche di pesce, pronti per venderli al mercato.

Mi accascio sulla rena respirando a pieni polmoni quella brezza mattutina proveniente dall'Atlantico. Il mio cuore che fino a pochi istanti fa palpitava follemente ricomincia a battere regolarmente, lasciando che la stanchezza della corsa scompaia dal mio corpo, facendo riposare i muscoli.
Sono sempre i sette chilometri che percorro ormai da un decennio tutte le mattine, per rimanere allenato.

Tu, che sei sempre stata persona oziosa, ti rigiravi nel letto e dormivi fino alle otto del mattino: per te correre era un vero e proprio dramma. In realtà, tutto ciò che comprendeva l'alzarsi presto e l'attività fisica erano un grande e immenso "no". Ma tu eri perfetta anche così, Mairead.

Verso le cinque e mezza uno spicchio del grande sole inizia a prendere il suo spazio nel cielo colorando esso e l'acqua di intensi colori caldi.
Senza te tutto questo è come se fosse un lavoro incompleto. Come se l'artista non avesse più i colori necessari per concluderlo.

Dopo altri sette chilometri di corsa, giungo finalmente a casa. La doccia è il mio primo pensiero visto che sono sudato da capo a piedi.
Tu ogni volta tornato a casa, anche se detestavi la puzza di sudore, ti alzavi dal letto e portandoti sulle spalle la coperta, strusciavi i piedi verso la mia direzione e ti facevi dare il solito bacio del buongiorno sulla fronte con gli occhi ancora semichiusi e il viso assonnato.
Ora ad attendermi c'è solo il ricordo e dei vestiti puliti come ricambio.

Nudo e con i capelli ancora gocciolanti mi dirigo verso la camera da letto che forse dovrei mettere in ordine. Lo so, tu detesti anche solo vedere un oggetto fuori posto, ma sai che l'essere ordinato non è mai stato una delle mie migliori qualità.
Prendo i soliti vestiti che compongono il mio armadio e sistemo alla bene meglio la stanza.
Apro anche il tuo armadio: la differenza d'ordine tra i nostri guardaroba è netta.
Provo un po' di rancore verso me stesso, forse quelle ante dovevo lasciarle chiuse.
Una maglietta un po' stropicciata e macchiata entra nel mio campo visivo, facendomi tornare ancora a quel giorno. Come se fossi ipnotizzato da essa, la prendo delicatamente e la espongo sul letto sfatto. Pensavo di sbagliarmi eppure è quella maglietta.
La scritta "Led Zeppelin" è rovinata, così come il disegno sottostante ad essa.
Vorrei vedertela ancora addosso, di sicuro non è la solita maglia femminile che ogni ragazza indossa. Tu Mairead non eri "ogni ragazza".

Tu eri la personificazione esatta di "There's a girl out there, with love in her eyes and flowers in her hair", citando appunto la band britannica.
Solo che quella maglia, per quanto potesse starti bene, è strettamente legata a quel giorno e io non posso che provare un odio morboso per essa.
Quel quindici luglio la indossavi con un sorriso stampato in volto, fiera di averla rubata al sottoscritto. 
Stavi attenta ogni singolo attimo, timorosa di sporcarla e pochi istanti dopo, era un unico colore rosso.

Forse solamente in quella singolare occasione ti sei messa a correre, via.
Volando lontano da tutti noi, poi.
Nessuno avrebbe sentito il tuo dolore. Tutti tranne me in questo momento, vedendo i ricordi riaffiorare in modo ancora più nitido di quello che già sono.

Ripiego la maglia dopo aver annusato il tessuto che ora accoglie anche le mie lacrime salate e chiudo il tuo armadio.
Lo fisso per una manciata di secondi ma poi l'orologio mi ricorda con un insistente ticchettio che è ora di andare al lavoro, mentre l'immagine di te vestita da quell'indumento svanisce nei meandri della mia mente.

Oh Mairead...

————
god morgen!
Altro capitolo, altra sofferenza.
Vorrei tanto sapere cosa ne pensate di questa mia folle idea letteraria (?), quindi, se non vi chiedo troppo (mi perdonerete in tal caso) mi piacerebbe vedere più commenti, anche costruttivi e qualche voto in più.

Io beh, vi do i miei più sinceri saluti e ci vediamo alla prossima, con il capitolo "Fem"!

Ah, per sfatare il mito: i nomi dei capitoli partono dal numero zero e con l'evolversi della storia cresceranno sempre di più, tutto questo in norvegese, ovviamente.

-Paola.

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