L’estate passò così in fretta che da bravi organizzatori quali siamo all’ultimo momento abbiamo pensato cosa fare e la scelta migliore fu Disneyland Paris.
Avevamo pensato che sentirsi bambini ancora una volta prima del college fosse legittimo e nessuno ha avuto nulla da ridire o meglio nessuno ha avuto il coraggio di farlo.«Giro sulle giostre o giro su una bara. Scelta vostra.» furono le parole che convinsero tutti e mi congratulo da sola per averle pronunciate.
Anche Jason, il più ostile fra tutti, accettò senza ripensamenti.
Fiera della mia influenza.Ricordo che quando scoprimmo che ognugno di noi fosse stato promosso nessuno esitò ad ubriacarsi da far schifo, Paul riuscì a corrompere tutti. Sapevamo che alcuni di noi si fossero divisi ma sapevamo anche che ci saremmo sempre ritrovati, quindi quest’ultima giornata da liceali era obbligo da fare.
Manca meno di una settimana prima che le nostre valigie si riempino per il college e dobbiamo scaricare quest’ansia.
Vi starete domandando cosa abbiamo fatto in tutti questi mesi.
Bhe una semplice parola, casino.
Non c’è stato un giorno in cui uno di noi non avesse vomitato per una sbronza, per il troppo cibo ingurgitato o, nel caso di Jason, per aver mischiato cibi assurdi.
Ha avuto anche il coraggio di mettere l’ananas sulla pizza si era solo dimenticato che lui era allergico all’ananas.
La sua scusa fu quella che dopo questi tre mesi di vacanze non avrebbe più potuto fare il coglione ma anche qui gli era sfuggito che lui non fa il coglione, lo è.
Non potete immaginarvi quante figure di merda ho fatto per seguire quell’ignorante di Jason.
Una signora anziana che poteva essere mia nonna mi ha tirato una ciabatta sulla schiena per “aver avuto comportamenti osceni davanti al portone di casa sua”, e perché? Perché Jason aveva messo del peperoncino nel mio milkshake e stavo vomitando anche l’anima di certo non potevo dire al mio stomaco “Ei aspetta che qua le vecchiette sono diventate tutte raffinate”.È stata la miglior estate che abbia mai passato; nonostante New York mi manchi devo dire che San Francisco ha saputo regalarmi anche delle gioie. Credevo che avesse stretto un patto con New York per perseguitare la mia vita dal dolore ma ero io l’unica ad aver stretto un patto col Diavolo.
Nathan Mitchell era diventato il padre dei demoni che mi stanno solleticando l’anima.
Il suo corpo solleticava il mio ma erano le nostre anime a fare l’amore, noi eravamo semplicemente il mezzo che usavano i nostri demoni per unirsi.Con lui è tutto complicato, tutto questione di sguardi, di occhiate fugaci, di solletico. Il nostro rapporto era la perfetta metafora tra sabbia e onde del mare; cercavamo di raggiungerci ma la corrente era troppo forte.
«Ammetto che sognarmi è una cosa bella ma dovremmo entrare.» la voce di Nathan ruppe i miei pensieri facendomi cadere con i piedi per terra.
Mi guardai attorno spaesata, dove sono stata per tutto il viaggio?
«In verità stava sognando me.» lo stuzzicava Nur, questi due si divertivano così.
«Tra poco vi faccio sognare il vostro funerale.» li guardò male Loren e scoppiai a ridere per le loro facce traumatizzate.
«Non mi meraviglio che siate sorelle.» annunciò Paul e scoppiai a ridere ancora mentre battevo il cinque a Loren.
«Tanto si capiva dai tuoi occhi che stavi pensando a me.» sussurrò Nathan prima di seguire gli altri nel parcogiochi.
Riuscirò mai a sopportarlo?
«Sentite il mio stomaco vorrebbe mangiare e anche una tregua da queste bestie di Satana.» annunciò all’improvviso Jason indicando prima il suo stomaco e poi le giostre intorno a lui sulle quali è stato trasportato di peso.
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One hundred kisses. [The Music Love Series]
RomancePrimo libro della The Music Love Series. Un trasferimento lascia sempre l'amaro in bocca, Arleen lo sapeva bene: stava lasciando la sua New York, con la sua neve a dicembre, per San Francisco. Lì la stava aspettando sua madre con la sua nuova famigl...