XVI. L'istinto omicida non si ferma.

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24 dicembre.
Vigilia di Natale.
Giorno in cui dovresti rimanere a casa a dormire invece di alzarsi presto per andare a scuola.

La nostra preside ha avuto la brillante idea di posticipare il Christmas day il 24 dicembre.

E a noi rappresentanti, insieme ai nostri collaboratori, ci tocca organizzare tutto.

Arrivata a scuola trovo Thomas e Clare aspettarmi all'entrata.

«Buongiorno amori» sorrido
«Come fai ad essere felice?» chiese sbalordito Thomas
«Sarà la magia del Natale» dissi con enfasi da premio Nobel che fece scoppiare a ridere entrambi.

Sorrisi quando capì di riuscire nel mio intento.
«Forza attrice, andiamo a lavorare» mi incitò Clare spingendo anche Thomas all'interno.

Radunai tutti in aula magna in modo da dividerci i compiti e riuscire nel nostro intento.

«Allora ragazzi, la preside ci ha affidato questo compito e, come suoi alunni, abbiamo il dovere di portarlo al termine.
Crede in noi, e nella nostra forza.
E noi dobbiamo dare certezza di questa fiducia che lei ci ha dato.» dopo questo piccolo discorso ad ognuno venne affidata la sua parte.

Io, Jackson e Madison, due ragazzi del mio corso di musica, ci occupiamo della parte musicale prima di aiutare gli altri con l'allestimento.

«ARLEEEEEN» sentì urlare nonostante la musica fosse alta e mi girai in direzione di quel suono
«ARLEEN JOCELYN DAVIS, AVREBBE POTUTO AVERE LA DECENZA DI AVVERTIRMI CHE AVEVI ALLAGATO CAMERA MIA.» continuò ad urlare Jason
«Se ti avessi avvertito non sarebbe stato divertente» gli schiacciai un occhiolino.

Lui mi fece uno sguardo di ghiaccio, uno di quei sguardi che equivalgono a "ti uccido".
Colsi in segno quella volontà e iniziai a correre.

«Ti ammazzo. Te lo giuro. Ti ammazzo.» urlava sotto le risate di tutti, comprese le mie.
«Sono tua sorella, non puoi» urlai io, e lo sentì fermare.

Mi fermai e mi girai verso di lui, e vidi che mi stava guardando con un sorriso e con quegli occhioni blu lucidi.

Sapevo che probabilmente era una messinscena ma decisi ugualmente di avvicinarmi.

«M-mia sorella..» iniziò lui balbettando.

Sorrisi. Non avevo mai detto quelle parole, ecco il motivo della sua reazione.

«Ti voglio bene fratello» sorrisi e lo abbracciai.
«Ti voglio bene sorella» mi strinse a lui.

Rimasi così per qualche secondo prima che lui sussurrò qualcosa.
«Nonostante questo momento, io dovrò comunque ucciderti»

Risi.
«Certo, ma fallo più tardi»










Dopo due ore avevamo quasi finito, mancava solo un'ultima cosa.

Mi diressi verso lo stanzino e presi ciò che mi serviva: teli e pittura.

«Thomas mi serve una mano» lo chiamai

Mi aiutò ad appendere i teli all'entrata della scuola, dopo che con della pittura scrissi Name's Wall.

Ora, solo ora, tutto era pronto.
Ci guardammo intorni, e fummo fieri del nostro lavoro.

«Abbiamo 30 minuti per prepararci prima che arrivino tutti.» avvisai per poi dirigermi, con il mio borsone, in uno degli spogliatoi della palestra.

Mi tolsi la tuta che avevo indossato per i preparativi, e presi la gonna bordeaux di velluto e la camicia mimetica che avevo deciso di indossare per questa festa.
Presi le ankle boots bordeaux nell'apposito scatolo e me le infilai per poi ordinare il borsone.

One hundred kisses. [The Music Love Series]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora