XXVII. Sarà un fuoco nemico.

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Pov's Nathan.

Un dolore lancinante alla testa mi costrinse ad aprire gli occhi.
L'umidità di quel posto buio mi aveva causato dolori anche alle ossa.
L'ultima cosa che ricordo è che stavo uscendo dall'ospedale e dovevo vedermi con Jas...
Jason..

«Il tuo migliore amico è in ospedale ha deciso sognare per un po'.» come se mi avesse letto nel pensiero, qualcuno mi rispose.
Era una voce familiare ma che non avevo ben presente in questo momento.

«Saresti?» mi azzardai a chiedere.

«Buffo il fatto che tu non ricordi chi sia.» marcò bene il pronome personale soggetto.

Ci fu una risata amara senza nessuna traccia di divertimento.

«Ci divertiremo un sacco insieme.» le sue parole non furono in coerenza con la sua risata.

Mi sarei scottato e qualcosa mi diceva che a bruciarmi sarà un fuoco amico.

Pov's Jason.

Arleen è la prova vivente che i legami di sangue non servono per amare una persona.
Quella ragazza è la prova vivente che il mondo sulle sue spalle può prendere il sopravvento a volte ma non può mai abbatterla.
Quella ragazza ha la forza morale maggiore di qualunque persona ci fosse sulla faccia della terra.
Vederla inerme su quel lettino bianco coma la sua pelle è qualcosa di davvero angosciante.
È passata dall'iperattività a non riuscire neanche ad aprire gli occhi.

La prima volta che la vidi era così scorbutica che avrei voluto strozzarla ed usare la sua testa come manichino per le neo parrucchiere.

Troppe persone a scuola mi chiedevano di lei, era così stressante che ho preferito rimanere solo a casa.

Guardavo la maglietta che aveva lasciato in camera mia, e non avevo tolto di lì, l'ultima volta che abbiamo dormito insieme.
Quella fu la prima volta che mi parlò di Nathan.

«Chi è Nathan?» mi chiedeva con sguardo curioso.

«Era un angelo travestito da Diavolo ma la maschera ha preso il sopravvento.» le spiegavo.
«È un fuoco che aveva bisogno della tua anima per continuare a bruciare.» la guardai negli occhi.
«Non so se te ne rendi conto ma sei tu ad alimentarlo. Ti brucerai.» le facevo notare ma lei sorrideva.

«Non ho paura delle scottature.» furono le sue ultime parole prima che si addormentasse fra le mie braccia.

Non si era resa conto che con quel ragazzo non erano semplice scottature ma ustioni di quarto grado.

Ero pronto per andarla a trovare quando il nome di Nathan sul display del mio telefono mi avvertiva di una sua chiamata.

«Si?»

«Ci vediamo davanti casa mia.» mi disse con voce agitata prima di chiudere.

Cosa hai combinato ora, Mitchell?

Presi le chiavi dell'auto prima di uscire di casa.
Entrai in macchina mettendola in moto e in pochi minuti arrivai a casa di Nathan.
Scesi dall'auto e avanzai verso la porta d'ingresso.
E nel momento in cui misi la mano sulla maniglia del portone qualcuno mi somministrò qualcosa.
Vidi di sfuggita una siringa nella vena del braccio sinistro e sentì una voce familiare prima di perdere i sensi.

«Farai compagnia a tua sorella.»
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HOLAA.
BUONA SERA.
chiedo scusa per il capitolo corto.
ne arriverà un altro di questa lunghezza circa prima di immegerci in una lettura lunga ma non troppo stancante promesso.

prometto che questi due capitoli corti saranno ricompensati.

A tra poco.
-pia.🌹🍃

One hundred kisses. [The Music Love Series]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora