Cinque anni dopo
Era arrivato il giorno del matrimonio tra Aki e Hiro. Il Beta era stato la persona più felice della terra quando, durante una cena con amici e parenti presenti, Aki gli aveva fatto la grande proposta, ormai un annetto prima. Hiro era davvero felice, così come Aki, e anche Rai voleva esserlo.
Ci aveva provato, Rai.
Lui aveva provato a resistere per tutta la cerimonia, aveva tentato di essere il testimone migliore che si potesse desiderare, aveva finto di essere felice, si era addirittura congratulato con gli sposi, cosa risultata più difficile di come l'aveva immaginata.
Ma non era felicità, quella.
Non riusciva ad essere contento per loro. Però stava resistendo.
Non aveva retto, però, quando quella puttanella di Hiro aveva pronunciato il fatidico "si" e si era buttato a capofitto sul suo nuovo marito, baciandolo senza contegno davanti a tutti gli invitati, che applaudivano e fischiavano soddisfatti. Rai stava venendo divorato dalla gelosia, ma sorrise lo stesso. Continuò a sorridere, durante il lancio dei chicchi di riso sulle teste dei neo sposi, durante il servizio fotografico, durante gran parte della cerimonia. Si stava divertendo, questo era quello che una qualsiasi persona poteva pensare guardandolo da fuori. La verità era che era solo un ottimo attore. Non vedeva l'ora di andarsene e magari sparire per un po', ma gli sarebbe mancato troppo il suo Aki.
Osservò il taglio della torta, avvenuto dopo ore ed ore di festeggiamenti. I due compagni dietro al tavolo coperto da una tovaglia di pizzo bianco, vestiti entrambi con uno smoking bianco e una camicia nera per Aki, una azzurra per il Beta. Quest'ultimo era poggiato con la schiena contro il petto del marito, tagliando col coltello il dolce coperto di candida crema e baciando sotto lo sguardo felice dei presenti l'uomo che amava. Rai digrignò i denti. Come avrebbe voluto che Hiro non fosse mai esistito.
Sentì le lacrime pizzicargli gli angoli degli occhi, diede un ultimo sguardo alla coppia, poi uscì dalla sala dove si era tenuto il rinfresco. Montò in macchina e mise in moto, senza però partire. Poggiò la testa sul volante, attivando per sbaglio il clacson, ma se ne fregò; non aveva la forza per alzare la testa. Dopo chissà quanto tempo alzò lo sguardo, girando il volto verso il sedile del passeggero. Una parte di sé, quella più infantile, sperò di trovare Aki seduto accanto a sé, magari attirato dal suono del clacson. Forse quella parte era talmente presente nel suo inconscio che lo aveva portato involontariamente a lasciare lo sportello aperto, nella futile speranza di essere salvato.
Rise istericamente. Non c'era nessuno.
Ma dopotutto, in cosa stava sperando, ormai?
Passò una mano sul volto, accarezzandosi la barba che si era lasciato crescere, tirandola leggermente nella zona del mento. Si guardò nello specchietto, e pianse.
Silenziosamente, ma lo fece.
Tolse la giacca e la cravatta, poggiandole sul sedile, prese un pezzo di carta e la penna che teneva nella tasca dei pantaloni, e iniziò a scrivere, velocemente, di getto. Una lacrima cadde sul foglio, poi lo poggiò sul cruscotto. Ingranò la marcia e partì, senza una meta precisa, tanto ormai nulla aveva più senso. Il suo unico grande amore, che per giunta lo aveva ricambiato, un tempo, aveva trovato una persona speciale, era andato avanti, mentre lui era così debole che non ci era riuscito da ben cinque anni dal fidanzamento dell'altro.
Che idiota.·°·°·°·°·°·°·°·°·°·°·°·°·°°·°°·°·°·°·°·°·°·°·°·°
L'Omega spinse ancora una volta, urlando a squarciagola, incitato sia dai medici che dal marito. Si sentiva spaccato a metà, un dolore insopportabile, che non vedeva l'ora finisse. Ryota gli strinse la mano, e Kei per poco non gliela spappolò, stringedola, sfogando tutto il dolore che stava provando. Urlò ancora, e ancora, alternando dei versetti acuti.
-Un'ultima spinta!-
Lo incoraggiò, l'infermiera,che riusciva già a vedere la testolina del bambino. E così, con un'ultima, grande spinta, il dolore cessò quasi completamente. Kei si sentiva svuotato. Il dolore sparì totalmente quando la creaturina iniziò a piangere, provocando un grande sollievo nel petto di entrambi i genitori. L'Omega la prese subito in braccio dalle braccia del medico, che gliela stava porgendo.
-È un maschietto.-
Annunciò il dottore, sorridendo da sotto la mascherina, guardando il bambino nelle braccia della mamma.
-Ciao, Nishi.-
Lo salutò l'Alpha, accarezzando la piccola manina con l'indice, dando il benvenuto nel mondo al suo bambino, che cercava con la boccuccia la sua fonte di latte, che subito gli fu data. L'Omega spostò il camice, permettendo al bimbo di succhiare il latte dai suoi capezzoli duri, ora pieni e doloranti, pronti a fornire il cibo per il piccolo. Kei si sentiva felicissimo, una felicità che aveva provato solo il giorno del suo matrimonio, avvenuto ormai quasi due anni prima, all'età giovanissima di diciannove anni. Tanto a cosa sarebbe servito aspettare?
E ora, a ventuno, aveva avuto il suo primo bambino. Dall'esterno della sala parto entrarono Yoshi e Kira, che si tenevano per mano. Anche quei due stavano insieme, anche se non avevano ancora fatto il grande passo, ma si sa che Yoshi non è molto veloce quando si tratta di questo genere di cose, basta pensare che era stata Kira a chiedergli si stare insieme e non lui... I Beta corsero ad osservare il bambino, ora sistemato nella culla dopo aver fatto i controlli necessari dai dottori.
-È tutto sua madre!-
Urlò Kira, venendo zittita da Yoshi.
-Stai zitta o lo sveglierai!-
La rimproverò, il compagno, e la rossa subito alzò gli occhi al cielo.
Kei era sfinito, e il suo Alpha lo notò, così invitò i due amici ad uscire dalla sala mentre l'Omega riposava un po'.
Si sedettero sulle sedie di plastica rosse accanto ai distributori, nel corridoio dell'ospedale, mangiando un sandwich comprato dalle stesse macchinette.
-Allora, Ryota, come ci si sente ad essere genitori?-
Chiese, Kira, invadente come sempre, ricevendo uno sguardo di disappunto da Yoshi, che però fu bellamente ignorato.
-È una sensazione... strana... È meraviglioso, ma ho avuto tanta paura lì dentro... ma ora sono così felice...-
Spiegò l'Alpha, osservando il panino che aveva tra le mani. Kira allora cambiò argomento, notando il crescente senso di tristezza misto a sollievo che si sentiva nell'aria. Era davvero strana come sensazione.
Iniziò così a parlare della sua nuova promozione sul posto di lavoro, così, per sviare i brutti pensieri. Dopo qualche ora Ryota tornò nella stanza di suo marito, baciò sia lui che il suo bambino, felice come non mai. Dormivano entrambi.
I due Beta erano andati via, dato che dovevano tornare a lavoro. L'Alpha non li trattenne, capì benissimo che dovevano andare a lavoro.
In realtà, non gli dispiaceva restare solo con i suoi due piccoli angeli. Ora aveva una famiglia, e voleva godersela appieno. Gli dispiacque solo che i suoi genitori non ci fossero per viaggi di lavoro, e che la brava donna che era la madre di Kei li aveva lasciati qualche mese prima, quando Kei ancora era incinto. Ma ora non era importante, ora si sarebbe goduto quello che aveva, ed era sicuro che anche il suo compagno avrebbe fatto lo stesso.
STAI LEGGENDO
»Mate«
Romantik»Omegaverse« [Spiego cosa sono esattamente nel libro] Completa Inizio[27/02/2018] Fine[22/06/2018] Introduzione Alle Omegaverse + Spiegazione dell'Omegaverse nello specifico + 10 capitoli + Ask ai personaggi + Aesthetic ...