capitolo 2

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La nottata era stata passata con fatica. Alle tre della Domenica mattina Kei si era già svegliato dalle poche ore di sonno che aveva avuto. Si alzò e si diresse così com'era verso il bagno, entrò nella doccia e aprì l'acqua congelata. Sembrò che per un attimo tutti i dolori fossero scomparsi, lasciando spazio solo al freddo e alla piacevole sensazione dello sporco e del sudore che scivolavano nello scarico della doccia assieme all'acqua. Kei buttò un occhio verso le sue parti intime; non ne poteva più di avere sempre una costante erezione e il didietro bagnato. Si sedette sulle fredde piastrelle della doccia, a pensare.
Pensò che la soluzione più rapida fosse fare sesso. Lui non conosceva molte persone. Forse per questo il suo primo pensiero fu che forse Ryota lo avrebbe potuto aiutare. L'idea ebbe vita breve. Era il suo migliore amico, credeva anche nel vero amore ed era vergine, non c'era verso che accettasse di aiutare Kei a liberarsi di quel fastidio.
... Ryota; lui se ne era accorto.
Si era accorto che Kei era un Omega. Ma il corvino sapeva che non lo avrebbe detto a Miki. L'Alpha lo avrebbe tenuto per sé, si sarebbe fatto delle domande, ma non era certo il tipo da spifferare certe cose in giro, anche se era Miki a cui poteva dirlo e sapeva di potersi fidare. Il ragazzo si alzò.
Da quanto tempo era sotto la doccia ormai? Chiuse il getto dell'acqua. Andò in camera sua senza nemmeno mettere un accappatoio o un asciugamano e senza asciugarsi in alcun modo, voleva tenere ancora un po' sulla pelle la sensazione di fresco. Non ricominciò nemmeno a masturbarsi, aveva il braccio indolenzito e le dita gli facevano male. Guardò l'orologio.
Erano le quattro e mezza.
Fuori era ancora buio, i raggi di luna entravano nella stanza attraverso la finestra aperta. Kei era sdraiato a pancia all'aria, a riflettere. Aveva letto sul sito che l'heat poteva durare dai tre giorni alla settimana, e che per le prime volte poteva durare anche molto di più.
Ma non ce la faceva già più.
Gli sembravano passati mesi ormai, riusciva a sentire ogni singolo secondo che passava lento, in preda ad un dolore sempre più grande di ora in ora.
Come avrebbe fatto ad andare a scuola? Non poteva mancare per più di una settimana, ma non poteva nemmeno andare in quelle condizioni pietose. Doveva fare qualcosa. Mettere del profumo avrebbe aiutato a coprire i feromoni? Forse mettendosi del ghiaccio nelle mutande sarebbe andata meglio?
《Tsk... sono ridicolo.》
Chiuse nuovamente gli occhi sperando di addormentarsi, ignorando il fastidio insopportabile. Il bussare alla porta della madre lo svegliò. Era di nuovo sudato, accaldato e con quella solita sensazione di vuoto.
《Kei! C'è Ryota qui per te!》
Sentì la voce del suo amico da dietro la porta, che diceva qualcosa come "non si preoccupi, faccio io", e poi altro bussare.
《Kei.》
Era senza dubbio lui.
《Puoi aprire la porta? Sono venuto a vedere come stai! Miki non è potuta venire, ma dovrebbe raggiungerci stasera!》
Passarono lunghi ed interminabili secondi, dei rumori non identificati venivano dall'altro lato della porta.
《Ok. Tua madre se ne è andata. Ora dobbiamo parlare.》
Kei si avvicinò alla porta, accarezzando il legno ruvido con la punta delle dita, si poggiò con la fronte contro di essa, poi si girò posandosi con la schiena e scivolò piano verso terra, sfregando la pelle contro la superficie del legno.
《Non ho nulla di cui parlare.》
Era nudo seduto sul pavimento, ma il freddo lo faceva stare bene.
《Sí invece. So che sei un Omega.》
Kei sgranò gli occhi. Lo sapeva, sapeva che Ryota aveva scoperto il suo segreto, il segreto che anche lui sapeva da meno di un giorno. Pausa.
《Il tuo odore è... dolce.》
Nessuna risposta.
Dall'altro lato della porta c'era un Alpha e Kei stava per impazzire. L'odore era fortissimo, lo accendeva un sacco, aveva voglia di aprirgli e di saltargli addosso. Corse a prendere un paio di boxer e li indossò, oltre che ad una larga felpa rossa. Il tessuto delle mutande di bagnò quasi immediatamente, ma non ci fece caso. Ancora pausa.
《Kei, credo che tu sia il mio Mate.》
Il corvino era senza parole. Era tutta colpa dei feromoni, Ryota non lo credeva veramente. Era solo un povero Alpha sotto l'effetto di un Omega, nulla di più, nulla di meno. Anche se... il suo odore era dolce davvero. Non come quello del tizio che aveva incontrato poche ore prima in strada. Notò che ormai il tessuto era completamente zuppo, decise che era inutile tenerle addosso e se le sfilò. Ora la voglia di aprire la porta era alle stelle. La mano si era già posata sulla chiave. Stava per girarla, un solo movimento della mano e tutto il suo fastidio sarebbe scomparso, un solo movimento e l'heat sarebbe finito all'istante. Girò la chiave. Aprì la porta. Aveva indosso solo la felpa, l'Alpha annusò l'aria.
《È ancora più dolce...-》
Gli saltò al collo, annusandolo a lungo e mordicchiandolo lentamente.
Kei si lasciò trasportare dalla sensazione di piacere, iniziando ad ansimare. Trovò la forza di parlare.
《Credi davvero che io sia il tuo Mate?》
《Ne sono sicuro. Il tuo odore è...》
《Sono solo i feromoni! Sei solo attratto dai feromoni!》
Ryota si allontanò dal suo collo e  sorrise guardando gli occhi del minore con i suoi occhi smeraldo.
《Non è il tuo odore. Cioè sí... però...》
Pensò bene alle parole da usare.
《Il tuo odore. È speciale, è dolce e buono, è diverso da quello di tutti gli altri. Sento che tu sei il mio Mate. Lo sento e basta.》
L'Omega si allontanò come se si fosse scottato.
《È perché sono un Omega. Il mio odore è diverso per questo.》
Ryota rise come se avesse detto la cosa più divertente del mondo.
《Mia sorella è un Omega, e anche mia madre. Nella nostra famiglia sono quasi comuni.》
Kei non ne aveva idea, non ne avevano mai parlato.
《Anche loro vanno in heat ma, il loro odore non è dolce come il tuo.》
Kei arrossì leggermente. Sentiva il cuore battergli fortissimo, sentiva che si stava bagnando sempre di più.
《È... è perché loro sono tue parenti!》
《Non vuoi proprio convincerti?》
Kei aveva il respiro corto.
Pensò un attimo alle parole che aveva pronunciato Ryota. Era possibile che molti membri della sua famiglia fossero Omega? Sí, ma... era difficile da credere.
Non sapeva cosa pensare. Ma perché avrebbe dovuto mentire?
《Ti porterò dei soppressori.》
L'Omega sussultò.
《Ne ho una scorta a casa. Sono per la mia famiglia ma... sento che presto ne farai parte anche tu!》
Kei guardó le dita delle sue mani che giocavano nervosamente.
《Sbrigati... io... non ce la faccio più.》
Ryota sorrise come se Kei gli avesse fatto un favore, e corse verso chissà dove a prendere i soppressori.

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