capitolo 1

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Un nuovo giorno era appena incominciato. Solo il rumore fastidioso della sveglia si sentiva nella stanzetta buia dalle pareti chiare. Sottili raggi di luce entravano da attraverso la tapparella quasi totalmente chiusa, facendo vedere la danza del pulviscolo nell'aria. Da sotto il copriletto uscì una piccola mano, che provò in tutti i modi a spegnere quell'aggeggio infernale.
Dopo numerosi tentativi falliti, nei quali trovare il pulsante di spegnimento sembrava impossibile, da sotto il piumone candido sbucò una massa informe di capelli. Un castano scuro, quasi nero confuso nell'ombra della cameretta, che si muoveva a destra e sinistra sulla federa del cuscino. Un tentativo di cadere nuovamente tra le braccia di Morfeo.
Probabilmente fu inutile, poiché il ragazzo, adirato, abbassò con violenza il lenzuolo, che venne lanciato per terra con un calcio. Si mise a sedere controvoglia e guardò la fonte del suo fastidio con sguardo truce, per quanto fosse possibile con gli occhi che si ritrovava. Prese la sveglia con entrambe le mani e la scosse e la sbattè sul materasso per farla smettere di suonare, ma non ne voleva sapere!
Il ragazzo esasperato la lanciò contro al muro. L'oggetto si schiantò contro di esso e si ruppe smettendo finalmente di fargli sanguinare le orecchie.
Si sfregó gli occhi con le maniche del pigiama, e rimase seduto nel piacevole silenzio che in casa sua regnava al mattino. Si alzò controvoglia e camminò verso il bagno.
Si fece una doccia veloce e si vestì in fretta, indossando l'uniforme della sua scuola; da quando aveva iniziato le superiori due anni prima, non aveva mai avuto bisogno di cambiarla, poiché non era cresciuto nemmeno di un centimetro. Si pettinó con cura i folti capelli scuri e si fermò per un attimo a guardare la sua immagine allo specchio.
La stessa da quasi tre anni.
Occhi grandi, blu scurissimo; da bambino. Naso piccolo, quasi all'insù; da bambino. Bocca piccola, labbra rosa, mento piccolo e affusolato. Non gli piaceva il suo aspetto, tutti gli altri Beta si erano già sviluppati al compimento dei quattordici anni. E lui da due giorni a quella parte ne avrebbe fatti sedici, e sembrava ancora un bambino.
Tolse disgustato lo sguardo dallo specchio del piccolo bagno e guardò l'orario sull'orologio da polso. Aveva cinque minuti per fare colazione e poi sarebbe dovuto andare a scuola.
Scese le scale in silenzio per non svegliare la madre che ancora riposava. Andò in cucina e si fece un caffè-latte. Non gli piaceva mangiare al mattino.
Bevuto tutto d'un sorso, prese la cartella, si infilò la giacca e uscì di casa con le cuffiette nelle orecchie.

La strada era silenziosa.
Non c'era nessuno eccetto qualche altro studente, che in combriccola ridevano e sussurravano. Come si fa a parlare di prima mattina con altri esseri umani?
Casa sua distava circa dieci minuti a piedi dalla scuola. Lui li percorreva ogni mattina da solo, poi si incontrava con Ryota e Miki davanti al cancello della grande scuola, e tutti e tre entravano nelle rispettive aule. Il ragazzo era nei pressi del cancello dipinto di rosso, quando la voce squillante di Miki, una delle sue migliori amiche, nonché l'unica, lo chiamò da lontano, con Ryota che si copriva le orecchie alle sue spalle.《Kei!》
Nonostante Kei avesse le cuffiette a tutto volume riuscì a sentire lo stesso l'amica che lo chiamava. Spense la musica che stava ascoltando e salutò Miki con un cenno scocciato della testa. La ragazza era una Beta, ma a differenza del ragazzo, lei era già sviluppata; era molto più alta della media, e questo faceva apparire Kei ancora più minuto. Aveva una fisionomia più da adulta e le era cresciuto il seno, le gambe si erano allungate ed era anche dimagrita rispettoagli anni precedenti. Kei salutò Ryota, dandogli il buongiorno. Ryota era uno dei pochi Alpha della scuola, era altissimo, o almeno da come lo vedeva. Era bello, dai tratti forti ma con gli occhi dolci, e anche se non magari a primo impatto non sembrava, era anche molto intelligente. Aveva i capelli neri e bellissimi occhi verdi, oltre ad un sorriso smagliante,  i canini più allungati rispetto agli denti erano affascinanti. Era il classico alunno bravo sia negli sport che a scuola, e con tutti i Beta, sia maschi che femmine che gli andavano dietro. Non aveva mai avuto un Beta però, e nemmeno gli interessava trovarlo. Rifilava sempre a Kei e a Miki tutte le storielle sul quanto amare una persona sia unico e speciale, che la e che la prima volta la voleva col suo Mate, e che non avrebbe accettato nessun altro se non la persona fhe avrebbe sposato. Invece Kei non credeva in quella cazzata dell'anima gemella. Sua madre era stata convinta di averla trovata, e da giovane si era fatta marchiare da un Alpha che non era più tornato, lasciandola sola con un figlio di cui prendersi cura e un marchio che non le rendeva possibile trovare un nuovo compagno. Per colpa di uno stupido morso sua madre era infelice. Ma il piccolo Beta non voleva rovinare i sogni da innamorato del suo migliore amico, e decise che non avrebbe mai fatto quel discorso a Ryota  che continuava a sognare invonsapevole. Miki si accodó ai suoi due migliori amici che stavano già entrando a scuola, lasciandola indietro.
《Ryota!》
Urlò Miki ad un certo punto, mentre attraversavano il cortile in silenzio, facendo prendere un colpo a Kei.
《Miki, ti sento anche se non urli.》
Disse l'Alpha con tono calmo, ma che celava un evidente fastidio. Kei preferì tenere per sé gli insulti che aveva per l'amica.
《Ieri ho sentito delle chiacchiere in cortile, e pare che ci sia una Beta che ti voglia fare la dichiarazione!》
《Tsk... sai che novità!》
Sputò acido Kei, continuando a camminare. La verità era che era geloso che tutti i Beta guardassero sempre e solo i suoi amici. Lui era il piccoletto che li accompagnava, non aveva un'identità, non era nessuno. Era stufo di quello schifo; nonostante i suoi amici fossero tra i più popolari dell'istituto, lui continuava ad essere solo una presenza, un contenitore senza voce né personalità. Giunti nel corridoio, Ryota salutò gli amici e andò nella sua aula, mentre Miki e Kei si diressero verso la loro. Sinceramente Kei non si ricordava nemmeno come avessero fatto a diventare amici con l'Alpha più popolare della scuola, molto probabilmente era merito di Miki. Lei era una ragazza socievole e solare, l'esatto contrario di Kei, che era tutt'altro che espansivo e di carattere facile.

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