Cαρitσlσ 8

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-Lo sa che non è stato lui!-
Urlò rabbioso l'Alpha al Beta, che lo aveva convocato nel suo ufficio per fare una "chiaccherata".
-Non possiamo saperlo con certezza, Ryota. C'erano delle medicine per terra, medicine per Omega, non se ne vedono più di quelle e sai che lui è l'unico ad aver...-
Un ringhio da far accapponare la pelle si fece eco per tutta la stanza. Era stranamente buia per essere mattina, forse per le tapparelle abbassate delle finestre.
Ma perché chiuderle?
-Il suo zaino è stato rubato qualche giorno fa. Qualcuno sta provando ad incastrarlo!-
Sostenne il corvino, senza mai smettere di ringhiare, le sopracciglia vicine tra loro. Quel Beta grassottello poteva anche avere il potere di cacciarlo da scuola, ma non poteva accusare il suo piccolo Kei di aver fatto una qualsiasi cosa non vera.
Era davvero furente. Non diede la possibilità al preside di dire altro che si alzò violentemente dalla sedia e lascio l'ufficio, sbattendo la porta. Il Beta rimase con gli occhi castani sgranati al comportamento tanto aggressivo del ragazzo, ma decise che non gli avrebbe detto nulla. Poteva solo stare attento e cercare di capire i sentimenti di quell'Alpha alle prese con il suo primo compagno, e magari fare qualcosa per lui prima che fosse completamente accecato dalla rabbia e dalla paura di perderlo.

-Lo so che non sei stato tu.-
Disse dolcemente Ryota, all'orecchio del suo Omega. Erano in classe, prima dell'inizio della lezione di matematica. Kei si era seduto sulle gambe forti del suo Alpha, facendosi coccolare. Ormai non facevano più caso agli occhi indiscreti che li fissavano, ci avevano fatto l'abitudine.
Nessuno sapeva del ritrovo delle medicine, quindi nessuno sapeva che tutti i sospetti ricadevano su Kei in quel momento, di conseguenza, gli sguardi dei compagni di classe, erano solo alcuni gelosi altri inteneriti, non erano di certo accusatori. Sia Ryota che Kei, però, sapevano che in quella storia c'entrava qualcosa il furto dello zaino. I soppressori dovevano essere per forza quelli "smarriti", per così dire, da Kei. Qualcuno stava provando ad incastrarlo, ora il problema era capire chi. Forse un Beta che aveva una cotta per Ryota, forse solo qualcuno a cui l'Omega stava antipatico, forse un Alpha...
Forse proprio Rai, come "vendetta"? Ma no... perché si sarebbe dovuto vendicare?
Era già stato troppo gentile da parte della coppia non denunciarlo, anche se era stato espulso per chissà quanto; per ora non andava a scuola da due giorni. Ma era più che giusto, lo pensavano tutti. Allora chi poteva aver fatto quel brutto scherzo?
-Non fare cose stupide, però.-
Disse piano l'Omega, col viso nel petto del maggiore. Sentiva battere nervosamente il suo cuore. L'Alpha abbassò lo sguardo, confuso.
-So che vuoi solo proteggermi, ma sto bene. So che qualcuno ce l'ha con me, ma non mi interessa. A me basta averti accanto, e non voglio che tu faccia qualche cavolata che ti allontani da me, stupido.-
Terminò dandogli un casto bacio a fior di labbra, non permettendogli di ribattere. Gli occhi verdi dell'Alpha si spalancarono impercettibilmente; Kei sapeva quello che stava provando?
Sapeva di tutta la rabbia che stava covando dentro di sé, in attesa di essere liberata contro l'autore di quello scherzo di pessimo gusto?
La campanella suonò e la lezione incominciò, ma Ryota non prestò la minima attenzione, stava pensando a come trovare il colpevole e, cosa più importante, a come punirlo.

Aki non era entrato in classe quella mattina. Aveva preferito girare senza meta per i corridoi fino alla ricreazione, nascondendosi in infermeria per tutti i soliti dieci minuti di durata, per non essere visto da qualche compagno che avrebbe potuto fare qualche domanda invadente. La verità era che non aveva mai smesso di pensare a Rai, a come il suo migliore amico non si facesse vivo da due giorni, neanche un messaggio o una chiamata. Il biondo però non poteva farci nulla, aveva già provato a contattarlo per primo, ma era stato bellamente ignorato. Se le cose stavano così, che motivo aveva di provare tanta pena per quello stupido?
Forse perché non poteva far altro che pensare a lui?
Si diede dello stupido mentalmente almeno un milione di volte, ma non poteva farci davvero nulla. Provò a pensare ad altro, a come stesse andando bene il piano suo e di Miki, ma era del tutto effimero. Più ci pensava, più capiva di star facendo una cavolata. Stava rovinando, o meglio, stava provando a rovinare la vita di un ragazzo innocente. L'unica colpa di quel poverino era di aver trovato il suo Mate, e la sua sfortuna era stata di avere una "migliore amica" innamorata della stessa persona. Lui cosa c'entrava in tutta quella storia?
Un bel nulla. Era stato solo così ingenuo da cascare nella trappola di una Beta accecata dalla sete di vendetta. Ma la vera domanda era, perché se ne accorgeva solo in quel momento? Perché aveva aperto gli occhi dopo giorni e giorni di complotti?
Pochi giorni e Miki sarebbe tornata anche a scuola, quindi per Kei sarebbe solo peggiorata. Non voleva più far parte di quel casino. Tanto ormai Rai era andato, insomma, non rispondeva nemmeno ai suoi messaggi, a cosa avrebbe portato il continuo di quella pagliacciata?
Sentì l'ultima campanella delle lezioni che suonava, allora capì cosa fare. Scrisse un messaggio veloce alla Beta.

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