Capitolo 1 Sopravvissuti

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Una luce abbagliante mi svegliò di soprassalto. Dove mi trovavo? Che posto era quello?
Avevo così tante domande che mi venne il mal di testa.
Mi guardai intorno e vidi che mi trovavo in una stanza completamente bianca, senza arredi, e avevo un tubicino collegato al braccio destro e uno al naso come respiratore.
Decisi di alzarmi, fu una pessima idea. Sentì ogni muscolo del mio corpo andare in fiamme a causa del dolore.
Ora ricordavo.
Avevo appena salvato Thomas consegnandolo a Minho e Brenda sulla berga quando non feci in tempo a saltare su anche io che il tetto del palazzo su cui mi trovavo crollo sotto i miei piedi. L'ultimo ricordo che avevo era Thomas che urlava e mi guardava mentre cadevo tra le fiamme del palazzo.
Poi il buio più totale, fino ad ora.
Ero morta? Avrei dovuto essere morta dopo una caduta del genere!
Probabilmente lo ero.
Cercai ancora di muovermi e fortunatamente stavolta il dolore fu minore, riuscì a mettermi seduta sul letto bianco. Notai che alla mia destra c'era un corridoio illuminato da luci a neon anch'esso bianco candido. Vidi entrare di corsa una donna dalla pelle scura, i capelli raccolti in uno chignon con addosso un camice da medico. Mi si presentò davanti con un sorriso radioso e mi disse
"Sono così felice che ti sia svegliata. Sarai confusa probabilmente e forse non ti ricorderai di me"
"Marie" dissi debolmente guardando il vuoto. "Marie! " dissi di nuovo guardandola negli occhi. Mi ricordavo di lei.
Avevamo lavorato insieme per la WICKED a Denver.
Era diventata mia amica, mi aveva detto che mi conosceva da molto tempo e che io ero stata in sua custodia quando ero piccola.
"Oh Teresa"
E mi strinse in un caldo abbraccio che mi provocò fitte su tutto il corpo ma cercai di nasconderlo ai suoi occhi.
Mi lasciò andare e prendendomi per le spalle mi guardò leggermente commossa.
"Hai dormito per tanto tempo, ma ora sei viva. Si insomma c'è ancora qualcosa da guarire, però stai bene"
Si asciugò una lacrima di felicità che le era scesa sulla guancia e si allontanò da me consigliandomi di stendermi e non fare sforzi, non ero ancora del tutto guarita.
Prese una sedia che si trovava all'interno della stanza e cominciò a parlare.
"Ti sembrerà impossibile essere viva.
Ti abbiamo trovata io e qualche altro socio della WICKED che si era infiltrato nella rissa. Il palazzo non ti era crollato addosso fortunatamente, era solo sprofondato verso il basso. Ti trovavi in cima alle macerie, piena di fuliggine, bruciature e lividi.
Ti abbiamo portato qui, alla Base N°2, e ti abbiamo curato con tutto ciò che possedevamo. Ti abbiamo presa in tempo per fortuna. "
Rimasi ad elaborare la questione ascoltando in silenzio.
Non sapevo di una seconda base della WICKED.
" Ma, la Cancelliera? Ha di nuovo preso le redini della situazione? Credevo che la WICKED fosse morta?"
" La Paige non c'è più, è stata uccisa.
Esiste un'altra base, ma la WICKED è morta. Niente più esperimenti sui ragazzini. Ora abbiamo una cura, e dobbiamo capire come riprodurla. "
Rimasi perplessa da quella frase, l'unica cura che avessimo mai scoperto era... Thomas! Forse era lì, era tornato. Il mio viso si illuminò di speranza.
" Se stai pensando che Thomas sia qui, ti sbagli. Non abbiamo idea di dove si trovino. Abbiamo provato a cercarli, ma abbiamo deciso che è inutile. Abbiamo un campione della sua cura, anche se minimo, e dobbiamo capire come riprodurla."
Da come lo diceva sembrava piena di speranza, ma con scarsi risultati.
Quando sarei guarita l'avrei aiutata.
Le sorrisi cercando di consolarla.
" Ora riposati. Sei ancora molto debole. Quando starai bene, ci sarà una sorpresa per te. "
Mi fece l'occhiolino e uscì dalla stanza.
Che genere di sorpresa? Pensai.
Ero troppo stanca e debole per ragionarci su, così mi addormentai beatamente nel mio letto.

Urlai come non avevo mai fatto prima.
Mi ritrovai in una stanza completamente bianca e con una sola via d'uscita, una porta anch'essa bianca che in quel momento era chiusa. Ero incatenato con delle stringhe di pelle al letto d'ospedale su cui pochi minuti prima stavo dormendo. Avevo chiamato aiuto più volte prima di urlare.
Mi sembrava di diventare pazzo. Dove mi trovavo?
Avrei dovuto essere morto. Io io... Ricordo che avevo l'eruzione e... Tommy mi ha ucciso. Io gli ho chiesto di farlo. Come ho potuto?.
Stupido, stupido Newt!
Chissà come si sarà sentito. Sarà stato malissimo. Come ho potuto chiedere una cosa del genere al mio migliore amico?! Dovevo essere andato del tutto. Però non capisco perché ora mi trovo qui, non ha senso. È forse così il paradiso? Una tortura eterna in una stanza bianca incatenato ad un lettino?
Appena smisi di urlare una voce che proveniva da un piccolo altoparlante in un angolo della stanza annunciò.
"Ti preghiamo di stare calmo e non agitarti. Ti spiegheremo tutto a breve se ti calmerai."
Calmarmi? Scherziamo! Ero incatenato ad un lettino come un pazzo. E poi chi era quella voce. Iniziai a dimenarmi per cercare di liberarmi. Ovviamente non funzionò.
La voce parlò ancora
"Calmati o saremo costretti a sedarti"
Io non li ascoltai nemmeno di striscio e continuai nella mia opera di scioglimento delle cinghie. Dalla porta entrarono due medici con la mascherina e il camicie verde. Avevano uno stemma stampato nella spalla.
Lo riconoscevo: WICKED.
No, non ancora. Non poteva essere.
Mi dimenai ancora di più. Dovevo sembrare un pazzo privo di senno, e ciò era vero, ero uno spaccato dopotutto, anche se le visioni erano sparite, sapevo che lo ero.
Quando uno cercò di tenermi fermo un braccio così che l'altro mi iniettasse qualche sostanza nel polso, tirai una testata al primo che cadde a terra gemendo e imprecando contro di me.
"Senti ragazzino, vedi di calmarti! Ora sei al sicuro" mi intimò il secondo.
"Fammi indovinare? WICKED è buono" dissi sarcasticamente guardandolo con un espressione di puro disprezzo. Mi distraetti e il primo dottore mi infilò l'ago nel avanbraccio.
Un inebriante sensazione di calore e pace invase il mio corpo all'istante. Caddi in un sonno profondo prima di quanto mi aspettassi.
Non so quanto avessi dormito, so solo che quando mi svegliai mi trovavo ancora nella stanza bianca. Aprii gli occhi lentamente, probabilmente ancora stordito dalla sostanza che mi avevano somministrato e mi ritrovai davanti lo stesso dottore a cui avevo dato una testata. Mi sentivo debole per ribellarmi, così mi limitai a chiedere
"Dove mi trovo?"
L'uomo indossava ancora la mascherina. Aveva i capelli lunghi e brizzolati tirati all'indietro, gli occhi azzurri come due perle e delle rughe attorno agli occhi.
"Ti trovi alla Base N°2 figliolo, ed ora rilassati ti prego. Devi rimetterti in forze se vuoi tornare come una volta"
La sua voce era gentile ma autoritaria allo stesso tempo, come quella del classico insegnante perfetto che comprende tutti i tuoi problemi e cerca di risolverli in qualsiasi modo.
Decisi che non valeva la pena sprecare altre energie per cercare di liberarsi.
"Non tornerò mai più normale, io sono uno spaccato, e dovrei essere morto. Mi hanno ucciso! Mi spiega qual è il senso?"
Il mio tono di voce aumentava progressivamente.
"Direi che un senso apparentemente non c'è."
Finì di trafficare con siringhe e disinfettante sul mio braccio e se ne andò, lasciandomi li perplesso.
Aggrottai la fronte cercando di trovare una spiegazione a tutto ciò.
Che razza di risposta era scusa?!
I miei pensieri furono interrotti dal suono della porta che si apriva.
Un viso familiare entrò nella stanza fissandomi ad occhi sgranati.
"N-Newt?"

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