Capitolo 3

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Quella mattina mi sveglia a causa del dolore alla mano. Mi faceva ancora male. Ripensai a quella notte. Ricordando ogni singolo dettaglio. Chi poteva mai essere? E perché ce l'aveva con me? Sarei andata a chiederglielo ma non ce la facevo. Avevo paura ormai di quel ragazzo. Non sapevo il suo nome, niente. Non sapevo da dove venisse. Non l'ho mai visto in giro per il paese. Magari gli piace nascondersi. Ma la cosa che colpiva di più era il fatto che spariva in un secondo. Come se svanisse. Spariva senza neanche farsi sentire. Non era una persona comune questo è sicuro. Volevo più dettagli. Più informazioni per scoprire chi era. Ma avevo paura di tornare lì. Davvero tanta.

Ero ancora sotto le coperte e non avevo tanta voglio di uscirne fuori. Volevo rimanere un altro po'. Vidi che erano le 9:20 e fortunatamente era mercoledì ed il mio turno al lavoro lo facevo il pomeriggio.

Decisi di alzarmi dopo un po' e andai in bagno a cambiarmi la garza. Quando la tolsi decisi di passarci un po' d'acqua sopra. Vedendo la ferita ripensavo e ripensavo a quello che mi era successo. Cambiai la garza in modo da tenere tutto pulito.

Ad un certo punto qualcuno suonò il campanello. Chi era adesso a quest'ora? Mi feci una coda ai capelli veloce. Prima di scendere mi misi una canotta al posto della mia maglietta del pigiama. Scesi le scale velocemente e mi diressi verso la porta. Aprii tutte le serrature di sicurezza. I miei nonni erano molto protettivi nei miei confronti e li vedevo sempre, quando ero piccola, che dopo aver cenato chiudevano sempre le serrature e ormai anche io ho preso l'abitudine.

Aprii la porta e davanti a me mi ritrovai un ragazzo. Non lui. Ma il belloccio del paese che ovviamente veniva in classe con me. Si chiama Edoardo. Abbiamo la stessa età. I genitori lavorano nella posta del paese e qualche volta li aiuta. Tempo fa mi ero presa una cotta per lui ma non lo dissi a nessuno. Non mi fidavo. Qui,in questo paese, se dici qualcosa a qualcuno subito tutti lo sanno. Un segreto che mi è rimasto dentro.

<Ciao Siria. Senti visto che è da un po' che non vieni alla posta, ti sono arrivate un po' di cose. Credo le solite bollette per la casa. Scusa se ti ho disturbato.> disse leggermente imbarazzato.

Gli feci un sorrisetto.

<Tranquillo. Comunque grazie.> dissi sempre sorridente.

Quando abbassò lo sguardo vide subito la mia mano fasciata. Subito mi guardò negli occhi come se avesse tante domande da farmi su quella mano.

< Che ti è successo? > mi chiese lui.

Non sapevo che dirgli. Non potevo dirgli niente.

< Oh.Tranquillo non è successo niente> gli risposi io velocemente.

Lui continuava a fissarmi e io gli sorridevo come per dire che doveva farsi i cavoli suoi.

< Vabbene. Mi fido. Io vado. Ciao Siria.> mi salutò dandomi i soliti due baci sulle guance. 

Diventai rossa.

Perché quel gesto. Non era il tipo. Soprattutto con me.

Rimasi immobile mentre lo vedi andarsene.

Subito dopo rientrai in casa chiudendo la porta e e mi appoggiai sopra. Non potevo crederci.

Passai minuti  pensando a quello che era successo. Magari gli piacevo.

Subito dopo decisi di andare a fare colazione. Un semplice cornetto e una bicchiere di latte.

******

Il pomeriggio arrivò in fretta. Erano le 17:00 e dovetti prepararmi per andare a lavoro.

Quel giorno avevo il turno il pomeriggio.

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