Capitolo 8

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Corsi verso Jack per raggiungerlo.

Non potevo crederci che lo avevo fatto. Ero entrata nel portale ormai chiuso. Chissà se ritornerò a casa. Spero di si.

<Sei sicura di venire con me?> mi disse.

Beh. Ormai.

<Certo. Non lascerò  la mia collana nelle tue mani. È pur sempre di mia nonna.>  gli dissi strappandogli la collana di mano e me la misi nella tasca dei miei pantaloni.

<Okay, tienila tu.>

Punto per me.

<Continuiamo a camminare. Presto si farà notte. Qui l'orario è diverso.> disse incamminandosi.

Lo seguii standogli vicino. Non conoscevo il posto e cosa c'era lì. Dovevo fare affidamento a Jack.

Camminavamo veloce lungo il sentiero in mezzo ad una fitta foresta. Non parlammo per un po'. Intanto si faceva notte.

<Forse è meglio cercare un posto dove dormire.>

Aveva ragione. Faceva freddo. Tirava un forte vento. Era paurosa come notte.

<Dove ci mettiamo?> dissi io tremando.

Indossavo una giacca pesante ma il freddo che c'era in quel momento era indescrivibile.

Indicò l'albero vicino a sé e si sedette subito appoggiato al tronco.

<Tu dormi in piedi? Dai siediti!> mi ordinò.

Mi sedetti velocemente vicino a lui appoggiandomi anche io al tronco dell'albero. Era rilassante come momento ma allo stesso tempo inquietante.

<Dove si va domani?> chiesi incuriosita.

Rimase a fissare il vuoto. Non rispose.

<Ci sei?> gli dissi sventolandogli la mano davanti al viso.

Subito si riprese, confuso.

<Scusa, stavo pensando ad una cosa. Un ricordo.> disse a bassa voce.

Mi fece un piccolo sorrisetto. Era dolcissimo quando lo faceva.

<Che ricordo?>

Per un attimo rimase in silenzio.

<Mi ricordo quando ero arrivato al portale tanti anni fa. Ero stanchissimo. Non riuscivo a reggermi in piedi. Non avevo dormito per giorni e soprattutto avevo mangiato pochissimo. Non c'è quasi niente qui. Ma non ti spaventare tranquilla troveremo del cibo.> disse rassicurandomi.

<Wow... Senti, posso farti un'altra domanda?> Mannaggia alla curiosità

<Chiedimi qualsiasi cosa.>

Presi coraggio. Mi sembrava inopportuno fare quella domanda ma ho troppe cose da chiedergli.

<Come hai fatto a sopravvivere lì nel cimitero?> Santo cielo i sensi di colpa.

<Oh. Beh sono sempre stato abituato a mangiare poco quindi per un periodo ce l'ho fatta. Di solito uscivo la notte dal cimitero. Non era un posto per me.>

In effetti.

<Andavo nel bosco a cacciavo qualche animale qua e là. Certe volte mi sentivo in colpa ma mano a mano mi sono abituato a quella situazione. Pensavo ogni giorno che il mio destino era vivere lì per il resto della mia vita e non poter più tornare a casa. Nel mio villaggio. Poi sei sbucata tu. E credo che mi sarai di enorme aiuto. Poco ma sicuro.> finì.

Faceva troppo freddo. Non riuscivo a prendere sonno. Avevo bisogno di qualcosa di caldo.

<Vogliamo provare a riposarci? Scusa se non ho acceso un fuoco ma non trovo legna.>

Mi guardai intorno.

<Scusa, ma questi non sono alberi? Ce ne sono a centinaia.> domandai.

Mi guardò come se avessi sbagliato qualcosa.

<Questi?> disse indicandoli.

<Oh, non sono alberi normali. Questi alberi hanno qualcosa di speciale. E non devono essere abbattuti.> affermò

Qualcosa di speciale? Alberi? Che potevano avere? Poteri? Solo al pensiero mi veniva da ridere.

Queste cose le leggevo solo nelle storielle dove gli alberi camminavano e parlavano.

<Come fai a sapere tutte queste cose?> domandai io.

Mi fissò per un attimo e poi aprì bocca.

<Beh, io ci sono passato di qua. Credo di saperne qualcosa. Non credi?> disse fissandomi.

Mi sentivo imbarazzata. Non sapevo niente di quel luogo e non sapevo come comportarmi. Volevo solo che arrivasse il giorno.

<Te la posso fare io una domanda?> mi chiese con gentilezza.

Chissà che voleva chiedermi.

Annuii.

<Puoi scioglierti i capelli?> disse rimanendo con gli occhi fissi su di me.

Sciogliermi i capelli? Banale come domanda,però se ci teneva.

Portai la mano dietro la testa e tirai via il laccio. I miei capelli erano abbastanza ondulati. La gente mi ha sempre detto che ho dei bellissimi capelli. Lo stesso colore dei capelli di mio padre. Oddio quanto mi manca. Mi manca anche la mamma. I loro occhi. Le loro voci. Sono impresse nella mia mente. La sera,da piccola,mi cantavano la ninna nanna e io tenevo stretta a me il braccio sinistro di mia madre. Mi ricordo quando mio padre mi ha insegnato ad andare in bicicletta. Perché loro? Solo questo mi chiedo.

<Ehy, ci sei?> disse sventolandomi una mano davanti alla mia faccia.

Mi risvegliai dai miei pensieri ritornando alla realtà.

<Non hai risposto alla mia domanda? > Gentile il ragazzo.

<Scusa, non ti avevo sentito. Che mi avevi chiesto?> dissi io nella confusione.

<Qual è il tuo colore preferito?>

Che cosa? Il mio colore preferito? È tanto importante per lui?

<Il blu.> risposi io immediatamente.

Mi sorrise.

<Il mio è il verde. Quello dei tuoi occhi. Sì. Proprio quel colore, mi piace.>

Arrossii. Non ci potevo credere.

<Che tipo di blu ti piace?> mi chiese sorridendo.

<Beh, penso che mi piaccia tanto il blu scuro, blu notte.> sorrisi.

Lui annuì per dire di aver capito.

<Tu sei un tipo abbastanza "scuro"> affermai io.

Lui continuava a fissarmi. Ad un certo punto si avvicinò di piu e si mise ad un piccola distanza da me. Ero imbarazzatissima. Mi guardò fisso.

<Anche tu. Te lo si legge negli occhi.>

Vero. Occhi lucenti che nascondono l'oscuro.

Aveva ragione.

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