1.1 - La Verosimiglianza

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Vi chiedo ancora pazienza, e spero che possiate perdonarmi questo tergiversare. Prima di fare qualsiasi cosa, e sì, anche prima di iniziare a progettare, voglio introdurvi un concetto che vi sarà utile per tutto il lavoro, e che spero teniate a mente anche per qualsiasi progetto futuro. Io ho fatto di questo concetto la mia Dea, con la D maiuscola. Una Dea che si chiama verosimiglianza.

La verosimiglianza è la sorella gemella della chiarezza. Tutto quello che voi farete da qui in avanti, tutto quello che penserete, tutto quello che scriverete, deve sottostare alla legge della verosimiglianza. Ecco perché l'ho inserita qui, all'inizio del manuale: essenzialmente, non sapevo dove metterla, perché è un principio che serve sempre, in ogni situazione, qualsiasi sia il vostro dubbio del momento, qualsiasi passaggio stiate scrivendo. La verosimiglianza e la chiarezza devono avere per voi valore di legge: sono le vostre nuove muse, le vostre salvatrici.

Attenzione, però: la verosimiglianza non è da confondere con il realismo. Sono due concetti totalmente diversi.

Il realismo è l'adesione pura alla realtà, alla concretezza. Tradotto nel linguaggio della scrittura, significa scrivere e parlare solo di ciò che è reale: un articolo di cronaca deve essere realistico, un saggio deve essere realistico, un romanzo storico deve essere realistico. Il realismo è il contrario della fantasia, e io non voglio che voi tarpiate la vostra fantasia, perché è il motore che vi spinge a muovervi.

No, la verosimiglianza non è questo. La verosimiglianza è la capacità di spiegare anche la storia più bislacca in modo da renderla credibile. Un concetto, o una trama nel nostro caso, non deve per forza essere realistica, ma deve sempre, e sottolineo sempre, apparire plausibile.

Passando alle metafore più semplici, potete scrivere anche un fantasy in cui le mucche volano e le oche nitriscono. Ma dovete sempre avere un motivo, un perché le mucche volano e le oche nitriscono. Dovete saper spiegare il vostro mondo d'invenzione, renderlo credibile. Quando un lettore si immerge nel vostro libro, non deve sentirsene estraneo, o il libro perderebbe di senso, perché mancherebbe della sua principale funzione di intrattenimento. Un lettore che si immerge nel vostro libro deve perdersi in esso, come se fosse parte di quel mondo da sempre. In altri termini, non deve trovare buffo che le mucche volino e le oche nitriscono. Ricordatevelo: un libro scritto bene vi venderà le peggiori bugie facendovi credere che siano vere.

In fondo, è questa l'essenza della scrittura stessa. Com'è possibile che un lettore pianga di fronte a un capitolo triste di una storia completamente inventata? Sa che è tutto finto, sa che quello che legge non è mai avvenuto, però l'autore è riuscito comunque a carpire le sue emozioni, e questo grazie alla verosimiglianza: è riuscito, in qualche modo, a rendere quella scena triste, quella morte dolorosa, come una scena abbastanza verosimile da sembrare reale, plausibile. Il lettore che legge una scena verosimile, per quanto bizzarra, avrà la sensazione di assistere agli avvenimenti in prima persona, come se fosse qualcosa che avviene su un marciapiede, in strada, nella vita di tutti i giorni. Come state per imparare, mi piace usare esempi semplici per far capire meglio i concetti. Purtroppo, quando si parla di scrittura, e in generale di arte, i concetti possono sembrare troppo astratti spiegati a parole, senza un esempio pratico cui aggrapparsi. Ecco perché voglio sempre, alla fine di ogni nuovo passaggio, darvi gli elementi per meglio comprendere quanto ho cercato di dirvi.

Ora, nel caso della verosimiglianza, potete prendere ad esempio la morte di Boromir ne Il Signore degli Anelli. Come ben sapete, si tratta di un romanzo fantasy, che di realistico ha ben poco, ma che certamente non lesina sul verosimile. In particolare, Boromir è stato ucciso da degli Uruk-hai. Il personaggio è d'invenzione, gli antagonisti sono d'invenzione, la stessa modalità della morte, tramite infilzamento, è qualcosa che una persona del mondo moderno difficilmente vedrà nel corso della propria vita. Però molti in questa scena piangono, perché è verosimile. È verosimile la sofferenza di Boromir, il suo desiderio di riscatto, la sua nostalgia verso la città natale; è verosimile la morte in sé, in battaglia; sono verosimili i nemici che, per quanto inventati, hanno i loro punti di forza e le loro debolezze. In altri termini: è verosimile la scena. Rimane comunque una scena di fantasia, che non si è mai verificata e che non potrebbe mai verificarsi in nessun universo conosciuto, ma che nella mente del lettore funziona, e funziona a tal punto da permettergli di immedesimarsi, soffrire e piangere.

Al contrario, la scena non verosimile equivale all'assassinio dell'immedesimazione. Scrivere una scena non verosimile è come inciampare sulla buccia di una banana durante un balletto all'opera: ha la capacità di rendere la scena comica, in modo tragico perché tale comicità non è voluta, è solo una brutta gaffe.

Vogliamo un caso di scena non verosimile? Bene, vi introduco un tragicissimo esempio, tratto direttamente dall'incipit di Amore 14, di Federico Moccia. Questa, al contrario della morte di Boromir, è una scena realistica ma non verosimile. Realistica perché non introduce elementi di fantasia, bizzarri o fuori dal comune: abbiamo semplicemente una ragazzina come tante che sta seduta su una panchina e pensa, nella nostra epoca e addirittura nel nostro Paese, in Italia, a Roma. Tuttavia, non è una scena verosimile, perché la ragazzina usa un lessico fuori dalla sua età e fa ragionamenti che mal si prestano alla mentalità di una tredicenne: si parla di giornaletti porno, di spermacolazione (?), tutte cose che, essendo stata io una ragazzina di tredici anni, so che non sono verosimili per un personaggio di quel tipo, e che se anche avvenissero nella mente di qualcuna, non sarebbero salutari, richiederebbero un intervento psicologico serio e tempestivo, e sicuramente uscirebbero dal seminato e fallirebbero nell'intento di ritrarre una ragazzina comune, una come tante.

Riprenderò l'esempio di Amore 14 più avanti, quando parlerò appunto del lessico, della costruzione del protagonista, del target. Ma, per ora, limitiamoci a concentrarci sulla mancata verosimiglianza, a capire perché una scena all'apparenza tanto banale può far estraniare il lettore in modo così drastico, tanto da obbligarlo a un sentimento di disgusto, nel migliore dei casi, o addirittura a chiudere il libro, nel peggiore.

Quindi, da ora in avanti, tenete sempre presente questa legge: tutto ciò che scrivete deve essere plausibile; non deve aderire alla realtà, ma deve ispirarsi ad essa; scrivete come se quello di cui state parlando, per quanto bizzarro, potesse avvenire davanti ai vostri occhi. Questa è la prima e più importante regola dello scrittore, a mio avviso. E non vi mentirò: per riuscire a seguirla, è necessario pensare molto a quello che si ha in mente e essere in grado di uno sforzo di immedesimazione immenso. Dovete cercare di immedesimarvi nei personaggi, o anche in un osservatore esterno, e chiedervi: se tutto ciò avvenisse nel mondo reale, che sensazioni avrei? Se i sentimenti che provereste aderiscono ai sentimenti che volevate trasmettere con quella scena, bene, siete a cavallo: avete appena scritto una scena verosimile.


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