capitolo 7

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Stamattina mi sveglio presto, così ho tutto il tempo di sistemare casa prima di andare al parco. Mentre Josephine dorme tranquilla, io pulisco tutto e preparo i pancakes con lo sciroppo d'acero accompagnata da una salutare spremuta di arance, poi vado a svegliare Josephine.
Le accarezzo piano il viso sussurandole "sveglia mia piccola principessa", lei apre appena gli occhi poi se gli sfrega con la mano, sedendosi sul letto fa un enorme sbadiglio e riapre gli occhi. "Buongiorno, mmmh che buon odore che arriva zia, cosa mi hai preparato?". Le porgo la mano invitandola ad alzarsi dal letto "vieni che facciamo colazione cosi vedi", lei prende la mia mano e insieme ci dirigiamo verso la cucina.
Subito dopo aver fatto colazione, sistemo la cucina e nel frattempo Josephine si prepara per andare al parco.
Usciamo di casa ed entriamo in macchina per poi avviarci al parco, dove appena arrivati noleggio l'attrezzatura per Josephine e ci dirigiamo verso il muro da scalare.
Come volge lo sguardo verso il muro da salire a Josephine viene paura e non vuole salire da sola, cosi le dico di aspettarmi il tempo di andare anche io a noleggiare l'attrezzatura, lei annuisce e io mi incammino per lo stand.
Appena arrivo allo stand trovo una fila enorme, è incredibile come si sia riempito in soli dieci minuti. Dopo venti minuti di fila finalmente riesco a prendere l'imbracatura, e ritorno da Josephine mi guardo intorno per cercarla ma non la trovo, finché non mi volto verso il muro e la vedo con un ragazzo girato di spalle che la osserva e la aiuta mentre lei è intenta a salire. Mi avvicino lentamente senza farmi vedere voglio capire chi sia quel ragazzo e appena lo riconosco sgrano gli occhi, che ci fa Dylan insieme a Josephine? Lo vedo mentre la incoraggia e le trasmette fiducia, lei sale fino in cima e la vedo sorridere mentre lui le fa i complimenti perché ci è riuscita. Poi vedo un gruppo di bambini andare verso Dylan e fargli vedere come avevano fatto un nodo alla corda, e lui che li elogiava rendendoli fieri del loro operato. Sorrido davanti alla scena che ho davanti Dylan che gioca insieme ai quei ragazzini, non saprei dire chi sembra più piccolo tra loro se Dylan o quelli che effettivamente dovrebbero essere i piccoli. Raggiungo Josephine che nel frattempo è scesa dalla arrampicata.
"Sei stata bravissima Josephine", lei mi sorride e Dylan si accorge della mia presenza si ricompone e viene verso di me. Poi rivolte lo sguardo verso Josephine le poggia una mano sulla spalla e le dice "Josephine se continuerai ad allenarti diventerai una campionessa", ignorandomi completamente.
Mi sento infastidita e mi rivolgo a Josephine "comunque lo sai che non devi dare retta agli sconosciuti, come ti ha convinta a salire?", Dylan mi guarda male e subito controbatte puntandomi un dito contro.
"Tu come hai potuto lasciare una ragazza da sola? Non sai che in giro ci sono persone poco raccomandabili? Cos'è eri impegnata con il tuo ragazzo?".
Le sue parole sono come lame affilate che mi lacerano dentro "ma come ti permetti? Mi sono allontanata per prendere l'attrezzatura per scalare insieme a lei poiché aveva paura, e poi a te non devo nessuna spiegazione. Josephine è una ragazza intelligente e di solito non da retta agli estranei. Io e sua madre siamo colleghe e amiche e Louise la raccomanda sempre", mi sento furente mentre gli grido contro.
"Appunto visto che sei una detective chi meglio di te dovrebbe sapere che razza di persone ci sono in circolazione, potrà essere anche sveglia ma anche loro sanno come adescare le persone", sto per controbattere quando Josephine ci interrompe.
"Avete finito voi due? Luna io già lo conoscevo l'abbiamo conosciuto a Springfield, mi ha salvata una volta prima che io e mamma ci trasferissimo qui, lui era arrivato da poco con la sua ragazza. Mentre Dylan se non glielo avrei chiesto io Luna non si sarebbe mai allontanata! ok? adesso venite ho voglia di gelato".

Ci guardiamo un attimo e Dylan alza le spalle e inizia a camminare dietro Josephine seguito da me, gli lancio qualche occhiata mentre lui non mi guarda sembra immerso nei suoi pensieri, il fatto che sia fidanzato per qualche strana ragione mi turba sento come dei crampi allo stomaco, poi decido di iniziare a parlare.
"Allora la tua ragazza dov'è? Non l'hai portata oggi", lui sembra quasi risvegliarsi dal suo stato di trans. "ah cosa? Scusa non stavo ascoltando".
Chissà cosa stava pensando "ti chiedevo della tua ragazza, adesso dove l'hai lasciata, perché non è insieme a te"
Sospira poi risponde "Charlotte l'ho lasciata a Springfield, diciamo che ho voluto prendere una pausa per capire cosa realmente voglio".

Il fatto che adesso non stiano insieme mi mette di buon umore. Lui sta cercando di capire cosa vuole, lo vorrei sapere anche io, forse l'idea di una pausa di riflessione non è male. Anzi il contrario il fatto che adesso Taylor sia lontano e non stiamo insieme mi da sollievo.
Poi continuo ho bisogno di sapere di più "non andavate d'accordo? Da quanto state insieme?".
Mi guarda con un mezzo sorriso in faccia "cos'è detective, un interrogatorio?", faccio una smorfia davanti alla sua risposta "no ero semplicemente curiosa" distolgo lo sguardo da lui, ma lo sento fissarmi come se volesse leggermi dentro poi inizia a parlare "stiamo insieme da quattro anni, e ci siamo trasferiti a Springfield a causa del suo lavoro, ma negli ultimi mesi non so, non riuscivo più a darle ciò che lei voleva, sentivo come un vuoto dentro, così ho preferito allontanarmi per capire ciò che è giusto per me, se continuare a stare con lei oppure no".
Conosco la sensazione di cui parla ", è addirittura hai voluto mettere chilometri tra di voi", annuisce e continua "bhe sì, lei non sa neanche dove io sia, sono stato un po' un codardo ad andarmene così, le ho lasciato un biglietto non riuscivo ad affrontarla, ma veramente non so perché sono tornato qui ho seguito il mio istinto, forse perché ci sono cresciuto e ho lasciato tutto per lei".
Sgrano gli occhi alla sua affermazione "l'hai lasciata con un biglietto? Veramente? Sei spreggievole", lui mi guarda poi dice "Alt non l'ho lasciata, le ho scritto che avevo bisogno di un po'di tempo per me e che sarei tornato da lei e di perdonarmi se le sarà possibile, ma appena avrò le idee chiare tornerò da lei o per rimanerci o per lasciarla, in tanto non potevo vivere con lei, e capire ciò che voglio"
Scuoto la testa "io non ti perdonerei mai al posto suo, rimani sempre un codardo che non è riuscito ad allontanarsi parlandone faccia a faccia".
Lui ribatte "hai ragione per questo mi sento uno schifo".

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